La leggenda di Blancrouge

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La leggenda di Blancrouge

> Da "Le leggende di Cersia"- maestro storico Elouen Ducoin, archivio reale di Soleblanc, 4a era, data precisa incognita.

Sono tante le leggende che permeano questa nostra splendida cittá che prende il nome dal bianco e discreto sole invernale: quasi tutte descrivono, nei modi piú disparati, le sue presunte origini, che siano divine, frutto di una pura migrazione degli antenati dei Cersi in queste terre floride, catastrofici e imponenti eventi o guerre.

E proprio di una guerra narra la leggenda di Blancrouge, unica nel suo contenuto, che spiega la nascita del noto eroe nazionale, i motivi della misteriosa convivenza degli umani con i Raaksh, comunemente noti come Sanguefreddo, nella capitale di Cersia e anche, soprattutto, l' origine del suo nome: Soleblanc. In assenza di prove, sta a voi credere o meno alla storicitá di questi avvenimenti.

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》In tempi antichissimi, prima che il Pantocrate ascendesse ai cieli, la Cittá fu invasa dai Sanguefreddo, che approfittarono dell' assenza in estate del principe Gwilhou e dell' esercito reale, mandati a combattere una guerra di cui non si ha piú memoria, per strisciare da sud fino alle Sue Bianche Porte.
Raak dalle Squame di Ferro, il loro re,si diceva portatore di vendetta e di giustizia per il suo popolo, scacciato secoli prima nel deserto dagli umani quando gli inverni di Cersia cominciarono a portare il bianco della neve con loro.
Inutili furono i tentativi di re Gwion e di altri uomini saggi di spiegare che i Sanguefreddo erano giá andati via quando i primi umani sono arrivati in Cersia: la furia di re Raak riluceva rossa nei suoi occhi da rettile come le cruente strade della Cittá, dove sotto il giallo sole estivo i suoi soldati massacravano ogni persona che gli si opponesse.
La Cittá fu infine conquistata col sangue e col ferro dai Sanguefreddo, che imprigionarono re Gwion e schiavizzarono tutti gli altri affinché li servissero.

》4 lune passarono, e il giallo sole si avvolse nel suo bianco manto invernale, venendo presto imitato dalle lontane montagne ad est e, alla fine, da Cersia stessa e dalla Cittá, coperta dalla neve come una Dama Celebrante dal suo candido peplo; peplo, peró, non piú immacolato, ma insozzato da copioso sangue rosso della sua gente.
Il sole e il suo nuovo manto peró furono anche portatori di Speranza: Speranza di re Gwion, in catene nel suo palazzo, Speranza degli schiavi umani della Cittá, Speranza contro i Sanguefreddo, per i quali il gelo era il piú insormontabile dei nemici, che li consumava, li paralizzava e li uccideva.
Questa speranza la colse uno Straniero venuto da terre ignote, un mago che si faceva chiamare Blancrouge perché, sosteneva, nato dal bianco della neve invernale di Cersia e dal rosso del sangue versato dalla gente in catene. La Sua Parola di Libertá era inopponibile dai Sanguefreddo, il fuoco che ardeva nel Suo Cuore e che sgorgava dal Suo Corpo erano cosí forti, da far ribollire quel sangue, sangue di quei cittadini versato dai suoi aguzzini squamosi, e che ora si stava ritorcendo contro loro stessi.
Sotto la guida di Blancrouge la Cittá finalmente si ribelló alla tirannica dominazione dei rancorosi Sanguefreddo e mise sotto assedio il palazzo reale, dove re Raak teneva in ostaggio re Gwion.
Blancrouge, allora, escogitó un piano: per prima cosa incaricó un pettirosso di trovare il principe Gwilhou e di avvisarlo della situazione affinché tornasse alla cittá e vi si nascondesse vicino con l' esercito, poi finse di supplicare in ginocchio e tra le lacrime a re Raak la liberazione di re Gwion; per tutta risposta il rettile mozzó l' indice sinistro del re umano e, tra risa di scherno, e lo fece consegnare al furbo mago, ignaro di aver fatto il suo gioco: dal sangue spremuto da quel dito mozzato e da una sagoma di neve, infatti, Blancrouge fu in grado di creare un golem dalle sembianze di re Gwion, senza l' indice sinistro anch'esso, che riuscí a far sostituire col vero re ingannando i Sanguefreddo per altre 4 lune.

》Trascorse quelle 4 lune, Gwilhou e l' esercito reale erano ormai giunti a
destinazione e si erano nascosti nel Bosco del Cervo, vicino alle mura della Città.
L' assalto al palazzo reale fu improvviso, i Sanguefreddo avevano ripreso il loro vigore col ritorno del caldo e del manto giallo sul sole, ma non erano preparati: l' assedio cominció all' imbrunire e fu cosí intenso e sanguinoso che, si dice, il sangue di migliaia di umani e Sanguefreddo che quel giorno si era sprecato fu cosí tanto da colorare il cielo del tramonto.
Al termine della battaglia Gwinlhou e Blancrouge entrarono nella sala del trono, dove re Raak, le cui squame di ferro ormai erano ammaccate e arrugginite, teneva stretta la gola di ció che credeva essere re Gwion con le sue grinfie e sfoggiava un ghigno presuntuoso.
Blancrouge fece presto a mutarlo in un' espressione di terrore e rabbia con un singolo schiocco di dita che fece sciogliere il fantoccio tra i suoi artigli in una pozza di neve e sangue.
Il giorno dopo re Raak fu giustiziato nella piazza principale della Cittá, davanti agli increduli cittadini di quest' ultima e agli stessi Sanguefreddo prigionieri, in un turbine di fiamme creato dal potere del mago eroe stesso.

》L' esecuzione di re Raak colpí gli astanti a tal punto da far cadere in ginocchio, si dice, persino i superbi e indomiti Sanguefreddo, ma non era la sottomissione ció che re Gwion desiderava per gli invasori sconfitti: dimostrando pietá e lungimiranza, infatti, il re stupí tutti offrendo loro convivenza e collaborazione come pari in Cersia e nella Cittá, dove sarebbero vissuti sopravvivendo anche agli inverni piú freddi, riscaldati dal fuoco magico di Blancrouge.
I Sanguefreddo in tal modo poterono tornare a vivere nelle loro terre ancestrali, come voleva i loro defunto re, il cui nome mantennero vivo in segno di onore, rispetto e memoria dei suoi errori, chiamandosi Raaksh da quel giorno in poi, e poterono rimediare ai danni causati durante la loro dominazione alleandosi e cooperando con gli umani di Cersia.

》Dopo questi avvenimenti Blancrouge scomparve misteriosamente. Alcuni dicono che fosse un dono di commiato degli Déi, offerto agli uomini prima che svanissero pure loro per lasciare il posto al Pantocrate, e che abbia quindi seguito il loro stesso destino, altri dicono che sia partito in cerca di nuovi luoghi e persone che necessitassero del suo aiuto, ma la sua potente magia resta tuttora e permette che Cersia abbia un inverno mite. Il giorno, della liberazione dai Raaksh é oggi una festivitá in tutta Cersia nota come giorno del Bianco e del Rosso, mentre la Cittá, il cui antico nome é andato, come si é visto, perso, é stata ribattezzata Soleblanc, in onore del sole bianco invernale che ha portato la Speranza al popolo e ha segnato l' inizio della rivolta e il destino futuro di tutta Cersia.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 17, 2019 ⏰

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