Marta

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Marta ha poco più di 14 anni, è una ragazza minuta, anche troppo, tanto da sembrare più piccola della sua età e il suo carattere non aiuta:lei è fin troppo timida, è chiusa in se stessa, in una sorta di mutismo che le impedisce di entrare in contatto con il mondo esterno. 

Non ha molti amici...anzi a dire il vero non ne ha neanche uno, non sa come farseli. Da che punto si parte quando si cerca di fare amicizia con qualcuno? Ogni tanto ha anche provato a rivolgere una parola a qualche compagno, ma niente, la sua voce è troppo bassa e risulta inesistente alle orecchie degli altri ragazzi, che sembrano così sicuri quando aprono bocca e parlano.

Marta ha frequenti attacchi di panico: tutte le volte che teme il parere altrui il suo respiro si fa pesante, i suoi polmoni sembrano andare a fuoco -tanto se li sente bruciare nella disperata ricerca di ossigeno- le labbra si seccano, lo stomaco sembra attorcigliarsi su se stesso, la mente le si svuota totalmente e le lacrime scendono,senza alcun controllo, copiose e frenetiche.

Gli anni delle scuole medie per Marta non sono stati belli, anzi sono stati i tre anni peggiori della sua vita. Lei era al centro delle attenzioni dei bulli, che la prendevano in giro: all'inizio dicevano che era brutta, perché troppo magra, troppo timida, le compagne le tiravano la lunga treccia nera per poi schernirla e ridere di lei ogni volta che si lamentava per il dolore, ma era tutto sopportabile,almeno finché la cosa non è degenerata. All'alba del suo terzo e ultimo anno cominciarono a ghettizzarla, nessuno voleva sedersi vicino a lei perché, a detta loro, lei portava sfortuna e poi era troppo stupida e la sua stupidità poteva essere contagiosa; mano amano le cose peggiorarono: iniziarono a dire che lei non meritava d ivivere, doveva morire, perché era solo un inutile spreco di ossigeno.

Gli insulti, gli scherni e maltrattamenti andarono avanti fino alla fine del terzo anno, ma Marta non disse mai niente, mai una parola ai suoi genitori, men che meno agli insegnanti che liquidavano ogni avvenimento dicendo "dovresti essere meno timida" oppure "fai amicizia", fanno sembrare tutto semplice loro, ogni cosa per i grandi diventa "una ragazzata" se fatta da un adolescente, nessuno tiene conto di ciò che si prova, del fatto che a volte una parola di troppo può far più male di un cazzotto. Il dolore di un pugno può passare, puoi imparare a difenderti, ma come ci si difende dalle parole? Molti direbbero "rispondendo", la fanno facile loro che non si sono mai trovati da soli contro una classe, contro il mondo, contro se stessi.

Marta ci ha pensato, e lo pensa tuttora che, forse, per davvero, dovrebbe morire. Seduta sul bordo del cornicione della terrazza, all'ottavo piano del palazzo in cui vive, in quel caldo pomeriggio di maggio,ormai prossima alla fine del suo primo anno di liceo, Marta guarda in basso, verso la strada, e pensa che basterebbe un salto per farla finita, per trovare la pace, mettendo finalmente a tacere quelle voci che nella sua testa continuano a dirle che la sua vita è sprecata,che lei viva o muoia a chi importa? Il mondo continuerebbe a girare anche senza di lei.

Si fa un po' più vicina al bordo, le gambe penzolano nel vuoto, le guarda e le sembrano fatte di pezza, come quelle di una bambola,inermi davanti alla potenza del vento che le scuote da una parte all'altra, non sembrano fatte di carne, non sembrano sue, non sembrano vive.

Marta prende un respiro, poi un altro, profondi e regolari, come a voler assaporare per un'ultima volta cosa vuol dire avere ossigeno nei polmoni; si porta una mano tremante al petto, sente il ritmico battito del suo cuore...bum...bum...bum...se si butta quella musica smetterà di risuonare dentro di lei, e a quel pensiero sente il cuore battere più forte.

Ha tanta paura. Se si butta cosa l'aspetterà dall'altro lato? Qualcosa di meglio della sua vita o qualcosa di peggio? Merita il Paradiso una come lei?

Sente le guance inumidirsi, la vista sfocarsi, sta piangendo.

Perché sta piangendo?

Perché non vuole lanciarsi.

Lei merita di morire.

No,non lo merita.

Perché?Anche se si lanciasse, a chi importerebbe? Il mondo continuerebbe ad esistere anche senza di lei.

È vero, ma non per questo una vita non merita di essere vissuta. Se Marta vive o muore al mondo non importa, perché la sua vita è una delle tante che abita questa terra, ogni essere umano continuerebbe a nascere, a crescere e a morire anche se lei non ci fosse più, ma questo non significa che la sua esistenza vale meno di quella degli altri.

La sua vita merita di essere vissuta come quella di qualunque essere vivente, anche solo per il semplice fatto di essere nata.

Marta si gira, poggia i piedi a terra, le gambe tremano e le ginocchia non riescono a tenere il suo peso, si lascia andare e cade in ginocchio,piange, ma le sue sono lacrime di gioia perché lei non rinuncia a vivere.  

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