Prologo

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A 19 anni ti senti forte, ti senti pronta a tutto una volta usciti dal orale di quella sacrosanta Maturità, tanto temuta prima e un secondo dopo la fine sembra invece la cosa più facile del mondo.
"Bene Alessia, abbiamo finito, puoi andare" quando la professoressa di Scienze mi disse ciò non mi sembrò vero, rimasi ancora qualche istante seduta per cercare di capire se non fosse in realtà una fregatura, temendo l'arrivo di un'altra domanda all'improvviso.
E invece no, era veramente finita, ero diplomata e libera, finalmente aveva avuto fine un altro capitolo della mia vita, forse il capitolo più pesante e tosto della mia vita, fino a quel momento.

1 MESE PRIMA
"Claudio, così non possiamo andare avanti..".
In una bellissima giornata di giugno, calda, luminosa, io decisi di pronunciare delle fatidiche parole. Un paradosso probabilmente, che in una giornata così bella si debba piangere, però fu così.
Non era la prima volta che ci dicevamo addio, nei due anni di relazione quella parola era stata sulla punta delle labbra almeno da una decina di mesi dopo la nostra prima uscita. Però nessuno dei due era mai stato in grado di dirla veramente o crederci.
La prima relazione seria, le prime gelosie, poi il tradimento, probabilmente non ero minimamente in grado di sostenere una relazione e lui non era minimamente in grado di sopportare il mio gesto.
Fu così che a Gennaio decidemmo di lasciarci, forse comune accordo, forse lo voleva di più lui, non l'ho mai capito veramente, di sicuro fu il punto di rottura.
Ma il problema che sussiste quando stai con una persona da anni è sempre lo stesso, come può finire con un'addio e chi si è visto, si è visto?
Passai i quattro mesi più brutti della mia vita, provai a uscire con un altro ragazzo ma nessuno era come Claudio.
Bevvi, bevvi tanto e spesso, il sabato sera per me era diventato un "cosa bevo stasera?", Penso di non essere stata lucida per almeno cinque sabati sera di seguito.
Il tutto veniva coronato da mie chiamate a orari improponibili e messaggi minatori al mio ex-ragazzo. È che proprio non mi capacitavo della sua uscita dalla mia vita.
L'insistenza a questo punto paga o punisce.
Forse punisce.
Tornai con lui ad aprile, quando mi presentai a casa sua con il nostro album di foto, dicendo che glielo avrei lasciato perché non sopportavo di vedere nemmeno un'altra foto di me e lui (mentivo, il telefono rimaneva costellato di nostre foto). Fatto sta che non so per quale motivo, lui tornò con me.
Mi sentivo di nuovo un grado di affrontare la vita, ripresi in mano i libri, recuperai le materie insufficienti, mi sentivo carica, grazie a lui mi sentivo di poter affrontare la terrificante maturità, probabilmente l'unica preoccupazione fondata che può avere una liceale.
Bisogna sempre mettere in conto il fatto che la tua vita non la può scegliere nessuno, se ce la metti tutta, ce la fai da sola.
Io forse lo capii troppo tardi, rimasi con lui altri due mesi e dopo la sua ennesima scenata di gelosia, esasperata dal periodo stressante, decisi definitivamente di non volere altre preoccupazioni per la testa. Dovevo volere il mio bene, non volevo più passare le ore a piangere a letto per non aver ricevuto un messaggio in cui speravo, non volevo più che le mie giornate dipendessero da una persona che oramai sentivo tremendamente lontana.
Era arrivato il momento in cui dovevo riprendermi e andare avanti, rendermi conto che lui non era la persona adatta a me, che non era destino.
Forse non ne ero totalmente convinta, ma l'esasperazione fece la sua parte e trovai il modo, la forza, in quel parchetto dedicato all'amore, che in ogni mese dell'anno si riempie di baci rubati, risate, nuovi amori e nuovi ricordi, proprio lì, dove due anni prima mi chiese di vederci una seconda volta, decisi di chiudere definitivamente.
Qualche lacrima scese sia a me che a lui, sentivo di aver tradito terribilmente la sua fiducia, ma non mi importava, non mi importava di nessuno.
Ci alzammo dalla panchina su cui eravamo stati le ultime due ore.
"Non mi vedrai più Ale, dopo questa non tornare" volevo dirgli che effettivamente non ne avevo intenzione, amavo più me che lui ma decisi di rimanere in silenzio, fare un cenno con la testa di comprensione e lo salutai.
Lo salutai per sempre.


Mi trascinai per inerzia fuori dalla scuola, ancora incredula di avercela veramente fatta. I miei amici mi circondavano contenti.
In quel momento, non sentivo il bisogno di niente e nessuno, mi sentivo forte, coraggiosa e piena di me.
Andai a festeggiare con un paio di amici. Finestrino abbassato, busto mezzo fuori dall'auto, salutavo chiunque mi circondasse, noncurante di niente. Il vento mi soffiava tra i capelli ed era tutto quello che poteva bastarmi per sentirmi viva.
Da quel momento iniziava la mia estate.
La prima vera estate di libertà. Una libertà che non si può spiegare finché non la si vive.
Il mondo era mio, io ero del mondo e tutto quanto non faceva altro che scivolami sulla pelle come acqua.
Finalmente mi sentivo di nuovo me stessa.

SEMPREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora