Just Hold On

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" Contare i giorni è uno strazio lo sai? Sì beh, immagino tu stia ridendo in questo momento, perché è quello che ti ostinavi a dirmi anche tu, un tempo, quando io contavo i giorni che ci separavano e tu mi dicevi che dovevo smetterla perché era uno strazio. Sono cambiate tante cose, te ne sei accorto. Mamma dice che questa casa e questa piccola città hanno perso colore e suono da quando te ne sei andato. Non posso che darle ragione. In fondo senza i tuoi occhi blu anche il cielo sembra più spento. Senza la tua risata anche gli uccellini sembrano più tristi. E il parchetto davanti casa non mi è mai parso così tanto vuoto e tu sai quanto odiavo quel parchetto prima di conoscere te, sai quanto non sopportavo la sua vista ogni mattina, quanto detestavo le altalene che si muovevano da sole al vento. Poi sei arrivato tu. Ti ricordi la prima volta che sei venuto a casa mia? La prima cosa che hai visto di camera mia è stata la piccola finestra che dava sul cielo esterno, e posso sentire ancora la sensazione di stupore che mi ha pervaso quando ti sei immediatamente affacciato da lì. Nessuno lo aveva mai fatto prima. Hai guardato il cielo e poi le tue meravigliose iridi azzurre si sono spostate lentamente sul parchetto e la prima parola che hai detto è stata: «Angeli». C'era vento e le altalene si muovevano da sole, sospinte da soffi invisibili e alla mia domanda la tua risposta fu un sorriso.
«Sono angeli quelli che muovono quelle altalene. Sono i tuoi angeli custodi, che quando ti sanno al sicuro qui dentro si prendono del tempo per divertirsi.»
Mentre parlavi i tuoi occhi si sono accesi di una luce che probabilmente avrebbe dovuto farmi preoccupare, avrebbe dovuto spaventarmi, perché era tanto forte e luminosa che avrebbe potuto risucchiarmi. Eppure io volevo essere risucchiato dai tuoi occhi, volevo che quella luce mi avvolgesse e mi portasse nel suo calore. Mi sono affacciato anche io allora, e per la prima volta, il parco sotto casa mia, così dimesso e cupo, mi è sembrato vivo e quasi luminoso. Non c'erano solo due angeli sulle altalene, ma ce n'erano quattro, con quelli sui dondoli, sei se contavamo anche quelli sullo scivolo. Li notai grazie a te, che me li indicasti uno ad uno. Poi ti ho fatto quella domanda, chi erano i tuoi angeli custodi e tu mi hai guardato di nuovo negli occhi. Non ridevi più ora, eri così dannatamente serio che di colpo ogni minimo rumore mi sembrava un esplosione di suoni insopportabile. Avevo paura addirittura a chiederti di rispondere perché il silenzio che stavi portando avanti mi stava quasi spaventando, ma mi hai battuto sul tempo. Le tue mani sul mio viso e poi tra i miei capelli non mi sono mai sembrate così calde, così morbide. Lo ricordo ancora, anche se ormai è passato tanto tempo da quando ho sentito per l'ultima volta quella morbidezza e quel calore. I tuoi pollici sono passati simmetricamente su entrambi i miei zigomi mentre le tue labbra si sono dischiuse per potermi parlare, ma ancora nessun suono usciva da esse. Ci hai messo un po' a dirlo, ma quando lo hai fatto la tua voce, così sottile e dolce, è risultata bassa, morbida e calda come le mani che mi stavano accarezzando.
«Non sono due, ma uno solo. E non è lì in mezzo. È qui con me, in questa stanza, tra le mie mani.»
Capire che parlavi di me è stato inizialmente difficile, ma i tuoi occhi hanno parlato ai miei in quel momento, come avrebbero fatto ancora molte altre volte. Furono le parole, le stesse da te pronunciate, che passarono nelle tue iridi di ghiaccio che mi permisero di capire. E avrei voluto trattenermi ancora alcuni istanti, avrei voluto mantenere quell'atmosfera di calore mista a gelo che si era creata e che ci stava abbracciando stretti. Ma non ce l'ho fatta. Ti ho voluto lì, sotto quella finestra, nascosti ma visibili agli occhi degli angeli. Ti ho voluto lì, dopo quelle parole, dopo aver capito di essere io il tuo angelo custode. E il tuo angelo custode quella notte ti ha permesso ogni cosa, ti è appartenuto per la prima volta davvero, ti ha preso nello stesso modo in cui tu avevi preso lui, dolcemente, fino in fondo, in mezzo a baci umidi, parole che racchiudevano ogni significato possibile e sguardi che sapevano solo loro la storia che stavano raccontando.

Te lo ricordi come ci siamo conosciuti? Io penso non me lo dimenticherò mai. Non mi ero neanche mai reso conto del tuo profilo, non mi ero mai soffermato sui tuoi occhi nelle foto, né sul tuo sorriso. Ma quel messaggio mi ha lasciato spiazzato.
"Occhi verdi su capelli ricci. Labbra rosse su sorriso di stelle. Sei foresta, morbidezza, passione e notte. Mi sbaglio, forse?"
Penso di essere rimasto a fissare le tue parole per circa dieci minuti. Sono sempre stato abituato a ricevere complimenti per il mio aspetto, eppure tu hai racchiuso molto più del mio fisico in quelle poche parole, in quelle corte frasi. Tu mi hai aperto il petto e la testa e ci hai guardato dentro, solo attraverso i miei occhi nelle foto, attraverso le mie espressioni, i miei sorrisi catturati da uno stupido obiettivo, che stupido non è mai stato quando nascondeva le mie iridi per catturare le tue.
Dio che stupida che è stata la mia risposta.
"Sei così tanto sicuro di te stesso?"
Ora che ci ripenso vorrei aver risposto diversamente. Ma forse è stata la cosa giusta al momento giusto e in fin dei conti ci ha portati al dopo, che è stato il periodo più bello di tutta la mia vita e lo sarà credo per sempre. La tua risposta mi ha fatto ridere e lo sai.
"Affatto"
Credevo scherzassi, perché mi sei sembrato così sicuro di te che non potevo credere fosse il contrario. Ho imparato a capirlo dopo, quando ad ogni mossa mi chiedevi il permesso o ad ogni frase che scrivevi mi chiedevi di leggerla per sapere se andava bene, se aveva senso o se non era troppo stupida. Non ti sei mai dato l'importanza che meritavi, non ti sei mai visto per quella persona meravigliosa che eri ai miei occhi e che sei tutt'ora. Non ci sei mai riuscito, ma l'ho fatto io per te. Avrei solo voluto bastasse.

Just Hold On [ Larry AU/OS ]Where stories live. Discover now