<Porca di quella puttana.>
Queste sono le soavi parole che giungono alle mie orecchie. Subito poso lo strofinaccio che ho in mano per dirigermi in soggiorno, dove sento dei rumori.
<Jungkook?> lo osservo mentre cerca di togliersi il giubbotto in pelle nera. Lui sembra non avermi sentito, tanto è impegnato a fare su e giù con la cerniera, nel vano tentativo di sistemarla. Decido allora di avvicinarmi per dargli una mano.
<Eomma,ti prego, non è il momento>mi dice tenendo ancora lo sguardo basso e imprecando di tanto in tanto. <Kookie, lascia che ti aiuti...>dico avvicinando le mie mani alle sue, ma subito lui le spinge via alzando lo sguardo. Uno sguardo talmente affilato da trafiggerti l'anima.
<Ho detto che non è il momento. QUALE PARTE DELLA FOTTUTA FRASE NON TI È CHIARA?>mi urla contro per poi spingermi via, facendomi quasi cadere. <Vado nella mia stanza. Gradirei che almeno tu non venissi a rompere il cazzo, "eomma">.
Lo guardo salire le scale. L'ultima frase mi ha fatto più male della forte spinta che ho ricevuto. Abbasso lo sguardo e sospiro. <Oh, Kookie, vorrei tanto sapere che fine ha fatto il mio tenero ragazzo...>dico sentendo gli occhi bruciare e dirigendomi in cucina per continuare quanto interrotto.02:30 a.m.
Sono ancora in piedi, seduto in soggiorno. Aspetto. Aspetto che torni mio figlio. <Esco> tutto ciò che ha detto prima di sbattere la porta. Ha anche lasciato il telefono qui, come se non ci fosse nessuno che stesse in pensiero per lui. Posso risultare noioso, lo so, ma non posso fare a meno di preoccuparmi. Adesso non so cosa fare per aiutarlo, mi sento talmente inutile...seduto qui, in vestaglia, ad osservare inerme lo scorrere del tempo, con la paura che mi corrode le viscere. Chiudo appena gli occhi, esasperato, quando sento un rumore alla porta. Subito scatto in piedi, per poi vederla aprirsi. Lui entra, so già che è ubriaco. Lo vedo, lo percepisco.
Osservo come si appoggia alla superficie della porta, per poi sospirare. Decido di non dire nulla, lascerò che sia lui ad accorgersi della mia presenza.
<Che ci fai ancora sveglio?> biascica tenendo gli occhi chiusi. Io non rispondo, mi limito ad osservarlo. Vedo la sua maglia bianca stropicciata, la cintura slacciata e i capelli in totale disordine. Sospiro.
<Ti ho fatto una domanda. È buona educazione rispondere, mammina> dice con tono sprezzante, aprendo gli occhi per osservarmi di rimando. <Ti aspettavo.> dico, sentendolo ridere a volume abbastanza alto subito dopo. <E perché? Ho ventidue anni ormai, eomma. Non ho bisogno che tu mi faccia da balia, so cavarmela da solo. E poi, non importa a nessuno ciò che faccio.> si stacca dalla porta e si toglie le scarpe. <A me importa.> rispondo con tono fermo. Lui sposta le scarpe e si avvicina lentamente a me. <Ah, lo hyung si preoccupa per il suo piccolo Kookie, non è vero? Ma che cosa dolce.> fa la vocina per poi scoppiare in un'altra risata. <Jungkook, smettila di fare così, sai perfettamente che mi preoccupo per te. Vorrei tanto poterti aiutare, dimmi se c'è qualcosa che posso fare, ti prego> tengo gli occhi fissi in quelle bellissime iridi scure.
