II. Singto

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È andata avanti così per anni. Mi sento talmente stupido, so benissimo che non sarai mai mio ma non riesco a smettere di appartenerti. Tu mi rendi così stupido.

Ho sempre creduto di saper leggere gli altri con facilità, ma tu sei uno spartito in cui le note cambiano senza preavviso, tremolano, si alzano dal pentagramma. Quando cantiamo insieme durante gli spettacoli e cambi il testo delle canzoni non sai che cosa muovi dentro di me; mi rendo conto che lo fai per far perdere la testa ai fan ma lo stesso risultato ottieni con me – non capisco più una parola e i suoni si schiantano dentro di me. Tu mi fai blaterare, mi fai perdere. Io, sempre preciso, quasi marziale... non sai quanto mi è dolce perdermi per colpa tua, non sai neanche un po' quando vorrei che tu tendessi la mano per tirarmi contro di te quando non so più dove andare.

Non canto bene come te; la mia voce è insicura, camuffata e attutita nelle pieghe di me stesso, ma tu dici sempre: «No, P', la tua voce è così bella, è così tua, ti devi solo esercitare di più». Mi prendi per mano per darmi il ritmo, non sai che è anche un incantesimo che mi aiuta a non dimenticare le parole, e poi: «P', se qualcuno osa prenderti in giro per come canti, lo picchio!»... Come sei bello.

Come sei bello quando duettiamo e le nostre voci si fondono e mi aiuti a modulare la mia sulla tua finché le mie note entrano dentro le tue, e mi tieni la mano, oh, è così perfetto, non lo senti anche tu quant'è perfetto?

Tu lo sai. Lo sai cosa provo. Non lo sai? Mi tormento ogni giorno nel dubbio. È più facile pensare che tu sia a conoscenza di tutto ma fa anche più male, è più facile credere che tu sia ignaro di tutto ma così fa malissimo. Che tu mi stia ignorando consapevolmente perché non mi ricambi, che tu lo stia facendo perché davvero non mi vedrai mai come ti vedo io, il risultato non cambia.

Tu lo sai che mi piaci. Ma lo capisci quanto? Lo capisci cosa significa tanto? Lo senti che sei la metà di me che fa rumore, l'altra parte di me che il mio silenzio adora?

Sei così diverso da me, anche per questo è tanto bello tenerti tra le braccia e baciarti e vederti sciogliere sotto di me; quello che fai, i suoni che fai, tutto quello che mi dai, nessuna di queste cose me le aspetto perché sei così diverso da me e ogni tua reazione, ogni tuo respiro è un regalo e una sorpresa.

La prima volta che ci siamo baciati con la scusa di provare le nostre parti per non risultare in imbarazzo sullo schermo... mi ricordo ancora il suono dello schiocco delle tue labbra sulle mie. Alcool e panna montata, i tuoi occhi brillanti nella notte e il volto rosso, mi hai tappato la bocca quando ti ho detto che eri così bello. E la volta dopo e tutte le volte ancora, perché dobbiamo risultare convincenti, dobbiamo fare pratica, ho solo voglia che qualcuno mi baci, P', non ti va un bacio? Non ti va di baciare qualcuno stasera?

Sì, sì che mi va, mi va di baciare solo te per sempre... Non te l'ho mai detto. Non ti sarebbe piaciuto.

Per te era solo questo, solo un bacio e un altro e un altro, e un abbraccio e un altro e un gemito, e una carezza e un morso e una spinta e un grido, solo un attimo, veloci, va bene anche in piedi, soltanto un momento finché ti sentivi tanto solo...

Il dolore era perfetto e non riuscivo a farne a meno.

«Mi sento così solo. Per favore, P'... P', per favore...»

Lo dici con tanta facilità, per favore, perché sai che mi è impossibile negarti qualunque cosa, e perché sai che il pensiero che tu ti senta solo o che tu stia soffrendo mi annienta.

Anch'io vorrei chiederti per favore, per favore... Ma non lo faccio, il tuo rifiuto mi spezzerebbe. Preferisco quasi restare con la tortura di un margine minuscolo di speranza. Qualche volta vorrei solo riuscire a dimenticarti, ma tu non me lo permetti e io non lo permetto a me stesso perché, dopotutto, non mi hai ancora spezzato.

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⏰ Last updated: Feb 25, 2019 ⏰

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