Prologo

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Le luci nel cielo, sottili fili che illuminavano delicatamente quella buia sera. Chiudendo gli occhi riesco ancora a sentirlo. Sentire la gomma delle ruote usate e ormai consumate strisciare violentemente contro il duro asfalto,
l'acuto cigolio del sedile che persiste, l'odore abituale di chiuso quasi soffocante appena entri, il sapore di birra tra i denti, gli occhi macigni, e la sensazione di chi ricomincerà. "do you believe in me?", la voce della scatoletta di latta che mi accompagnó in mille di tante e indimenticabili destinazioni. mai quanto quella. ma lei non sapeva che nessuno aveva creduto, quando avrebbe dovuto credere. Ed io che rammendo ció non credevo di poter aver avuto così tanto in così poco. L'anima di chi vivace gioca, di chi vuole lottare per ciò che vuole essere e di chi della felicità l'abito vuole farne, l'anima di un bambino, di un ragazzo, di un vecchio, l'anima di una persona che stava per ricominciare a vivere. Gli oggetti negli scatoloni si scontravano senza smettere, mi ricordavano un po' gli intervalli di quella ormai lontana e dal ricordo annebbiato Università degli Studi di Milano. Mirai le case, dove le famiglie stettero riunite ad ascoltare qualche barzelletta di un nonno ormai anziano,  i parchi, dove i ragazzi cercavano un lato ribelle dentro se stessi per tentare di risorgere in alto nel loro gruppo di amici, le strade dove chissà  quali persone stavano rincorrendo o magari scappando dalla propria storia. I marciapiedi. Dove gli innamorati facevano combaciare le proprie mani in uno spontaneo sorriso. 
Svoltai a destra, staccai deciso le chiavi, aprii lo sportello, caricai sulle braccia il peso del primo scatolone, inserii le chiavi e spalancai con un calcio la porta con la poca forza che mi era rimasta. Feci in tempo a posare il primo scatolone sul tavolino acero che crollai sfinito e distrutto sul letto di quella che sarebbe dovuta essere la mia nuova e attesa camera. ma prima lui c'era. Dalla finestra azzurra, che dava sulla camera dalle pareti blu, sorgeva al vetro una sagoma fragile ed indifesa dai profondi e sinceri occhi  che solo poco dopo mi avrebbero rapito. Era lì, impegnato a indicare l'alto, il buio,le stelle, le luci nel cielo, sottili fili che illuminavano delicatamente quella buia sera.

I'm blind ~saschefano~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora