2. I Want To Be A Lifesaver

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Londra, 21 settembre 2012

Caro diario,

oggi ho dovuto affrontare la prima risonanza manietica di tutta la mia vita. Ho guardato l'immagine che raffigura l'interno di un volto di profilo in bianco e nero e mi sono soffermato su una palla -nel disegno bianca- di medie dimensioni proprio nel mezzo del mio cervello. Mi è stato detto che la situazione non è grave e che è solo un'innocua cistifellea impossibile, però, da rimuovere tramite un intervento «Si trova poco più sotto del centro esatto del cervello e ci sarebbe troppo da asportare» aveva detto il dottor Wilson. Per farmi guarire mi hanno dato delle pasticche di Telophax (da prendere dopo pranzo e cena ogni giorno) che -secondo ciò che mi è stato riferito- servirebbero a diminuire la massa della particella fastidiosa situata nella mia testa. Ne ho ingerita una dopo il pranzo di oggi e una ancora dopo cena e sappi solo, caro diario, che sei fortunato a non essere un umano con una cistifellea. Sono pasticche enormi e mentre le mandavo giù per il lungo tubo ho sentito un grandissimo fastidio. Sono rimasto sorpreso quando questo pomeriggio ho visto Zayn entrare nella mia stanza con un bicchiere contenente la mia medicina. Mi era sembrato strano perché dopo la sua affermazione non pensavo che sarebbe tornato ma forse lo ha mandato uno dei capo-infermieri. Dopo aver posato il bicchiere di vetro sul tavolino in acciaio che vi è di fianco al mio letto ha camminato fino al letto di Manny (che si trovava al gruppo di supporto in quell'orario) e si è seduto nello stesso punto in cui si è seduto ieri. «Niente gruppo di supporto?» mi ha chiesto sorridendo e giocherellando con il suo bracciale, che porta al polso destro, composto da perline che si alternano in verde chiaro, bianco e rosso e ogni tre perline vi è una più grande, scura e tonda e da questo ho dedotto che fosse fatto di proposito per formare una bandiera italiana. «Non ne ho bisogno, a breve tornerò a casa» ho spiegato con un sorriso debole mentre ho preso il bicchiere e ho ingerito un po' del liquido al suo interno e subito dopo il mio viso si è contratto in un'espressione di disgusto. Ha annuito e io ho lasciato il bicchiere mezzo pieno sul tavolino. Ora che ci penso, suppongo sia un bene che mi sia venuto spontaneo scrivere "mezzo pieno", penso stia a significare che sono ottimista o almeno è quello che mi ha spiegato Rose, una mia vecchia amica che studiava psicologia, anche se francamente non so cosa c'entri con la psicologia, forse era solo un suo ragionamento che avevo interpretato come frutto di uno studio. «Come mai qui?» ho chiesto poi curioso «Pensavo non volessi più portare bicchieri» ho continuato con tono ironico facendo ridere entrambi. «Vero ma ho spauto che sei spesso solo e ho pensato di venire a tenerti compagnia offrendomi per portarti la medicina» è stato strano sentire quelle parole, si è offerto volontario per venire a trovarmi e ne sono stato felice. Ho annuito in silenzio e ho guardato nuovamente il suo bracciale che, per ignoti motivi, mi stava procurando un'estrema curiosità. «Sei stato in Italia?» ho afferrato il bicchiere e ho portato ancora una volta il bordo alla bocca e ho alzato il fondo trasparente facendo arrivare il liquido tra le mie labbra e ho assaporato ancora il gusto dolciastro che comincia a stufarmi. Zayn ha guardato il suo bracciale e ha sorriso annuendo «Avevo dodici anni ed è lì che ho deciso di lavorare negli ospedali». sono rimasto in silenzio e gli ho fatto cenno con la testa di raccontarmi del suo viaggio in Italia. Ha detto di essere stato a Roma: lì è tutto diverso da Londra o dall'Inghilterra in generale, a partire dal clima; ha detto che per un inglese è alquanto complesso passare da un clima freddo e rigido come il nostro ad uno caldo e accogliente come quello italiano. Mi ha raccontato di come lì siano tutti più simpatici, più aperti e sorridenti (non che qui in Inghilterra -o nel Regno Unito in generale- non siamo simpatici, solo che siamo più musoni, per così dire, rispetto ad una civiltà che vive in modo diverso crisi e che prende i problemi riguatdanti campo lavorativo con un sorriso che "anche se finto, ti scalda il cuore" ha detto il moro). Mi ha raccontato del cibo che è cento miliardi di volte migliore rispetto al nostro: era andato a stare da una cugina di sua madre che cucina divinamente -secondo ciò che mi ha raccontato- «Ha cucinato gli spaghetti per farmi assaggiare una parte importante della nazione» ha raccontato e mi ha detto che la pizza non è per niente come la mangiamo qui e dice che gli italiani, autori della pizza, riescono ad amalgamare perfettamente il sapore della salsa, della mozzarella, dell'origano e di qualsiasi altro condimento tu voglia, poi dice che non è spessa tre centimetri come la nostra ma bensì sottile e leggera. Si è soffermato su un giorno in particolare del suo viaggio che mi ha detto essere stato l'ultimo intero prima della partenza «Camminavo con mia madre e mia nonna lungo Via Margutta, chiesi loro con insistenza di andarci dato che avevo sentito parlare di quella Via come la Via dell'Arte e ne ebbi la conferma quando lungo quella via incontrai molte gallerie e ciò che mi colpì molto furono i negozi di antiquariato, li adoravo da bambino. All'esterno di una delle gallerie era in corso una fiera, così mentre mia madre e mia nonna visitavano una mostra d'arte, io andai a guardare con meraviglia cosa stava accadendo; c'erano un sacco di ragazzi sui diciannove e vent'anni che dipingevano ritratti o paesaggi, anche su richiesta, oppure chiedevano a qualcuno tra la folla di posare per loro e quando arrivai io, sulla sedia era seduta una bambina che aveva il capo privo di capelli e sorrideva lievemente mentre notavo benissimo la tristezza nei suoi grandi occhioni verdi. Ero sensibile all'epoca e lo sono tutt'ora. Feci una camminata e notai che la fiera si prolungava per un chilometro e mezzo e quando arrivai alla fine, dove si trovavano musicisti e ballerini (che trovavo grandiosi) tornai indietro e quando arrivai al punto da cui ero partito vidi la stessa bambina accomodata su un marciapiede, sola, e teneva la testa tra le ginocchia che erano strette al petto. Senza esitare corsi da lei e mi sedetti accanto al suo pallido corpicino. Non sapevo come poter iniziare una conversazione, lei era italiana e io non parlavo benissimo la lingua ma rimasi sorpreso quando lei riconobbe l'accento inglese e cominciò a parlarmi, anche se sbagliando dei termini. Cominciammo a chiacchierare dopo che smise di piangere e scoprii che il suo nome era Rossella e che aveva otto anni. Era una malata terminale di cancro e non aveva capelli a causa della chemioterapia che però era stata inutile. Allora cercai di rassicurarla e le dissi che sarebbe andata in un posto che non conosce cattiveria; sono cristiano e penso che non si possa morire senza aver prima sentito parlare di Gesù, così le raccontati delle parabole che mi furono insegnate da mia nonna e lei ne sembrò affascinata. Qualcuno la chiamò da lontano e ci alzammo in piedi per stringerci in un abbraccio che fu più forte del previsto da parte mia, forse perché sapevo che anche se avessi voluto cercare questa bambina non avrei potuto, non più. Prima di andare via tolse il suo bracciale e me lo infilò al polso dicendo "tra un mese o forse meno non ci sarò più, tu ricordati di me" mi lasciò un bacio sulla guancia e andò via. Allora decisi che volevo diventare un dottore e salvare le vite di chi veramente merita di vivere e io sono dell'idea che tutti meritino una vita, una seconda possibilità.» è uno dei racconti che più amo e mentre me lo ha raccontato ho pianto e ho maledetto la mia improvvisa sensibilità. Mi sono sentito così colpito che ho deciso che quando uscito di qui potrei iscriverci ad una scuola per diventare dottore o fare domanda alla caserma dei vigili del fuoco, fatto sta che voglio essere un salvatore di vite anche io. In questo momento la mia mente è ferma sul pensiero di Zayn che è quello della vita eterna dopo la morte; io non sono cristiano, non mi sono mai chiesto cosa ci sia dopo la morte e penso sia ora di farsi delle domande: dove si trova adesso Rossella?

Dear Journal... || Louis TomlinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora