Prologo

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Benvenuti nella mia nuova avventura. Voglio lanciarmi nella pubblicazione di questa storia nonostante con Together with You sia praticamente agli inizi. Mi sento di volerla condividere con voi perché è stato il mio primo bozzetto carta e penna. Forse la continuerò subito, forse prima porterò a termine TWY, chi lo sa? Ciò che conta è #nonsmetteremaidicrederci

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Iris, messaggera degli dei, dea dell'arcobaleno.

Non so di preciso se i miei genitori sapessero il vero significato del mio nome il giorno in cui l'ebbero scelto, so solo che nonna Agnes curava con particolare attenzione l'angolo di giardino più bagnato dal sole, perché li vi erano piantati un gran numero di Iris, i suoi fiori preferiti. I lunghi steli di un verde intenso torreggiavano su tutti gli altri fiori presenti in quella porzione di terreno. Il viola dei loro petali era ed è tuttora un colore significativo per me così come per la nonna.

Ho sempre apprezzato il profumo che ogni primavera si diffondeva nel retro della nostra piccola casa; mi sono sempre immaginata che anche io, in un qual modo profumassi di quei fiori.

Amavo correre a piedi scalzi sul suolo umido, calpestare i fili d'erba e poi lasciarmi cadere all'ombra del grosso salice a osservare tutti gli insetti che si annidavano sopra ad ogni germoglio.

Sembra passato un tempo inesorabilmente lungo, quasi mi ero dimenticata del profumo di quei fiori, dell'odore della terra innaffiata da nonna Agnes ad ogni tramonto e della fragranza di thé al bergamotto che ogni sera preparava prima di coricarsi a letto.

Invece quasi 10 anni dopo, sotto il portico dalle assi in lego martoriate dalle termiti, osservando il mio riflesso nella porta a vetri, sono piacevolmente sorpresa di ricordarmi di nuovo tutto! esattamente come allora ogni sensazione torna a farsi viva sotto la mia pelle pallida, tra i nervi e i tessuti del mio corpo accompagnata da un emozione unica, malinconica, mista alla felicità, vecchi e nuovi ricordi e amore puro e incondizionato per la donna che al di là di queste quattro mura riserva a sua volta per me dal giorno in cui venne a sapere della mia esistenza.

Busso trepidante sulla porzione di vetro lasciata scoperta da un buco nella zanzariera della porta che non capisco perché sia stata chiusa viste le condizioni in cui si ritrova.

Sono passati davvero 10 anni?

Aver lasciato questo posto è stato il trauma peggiore della mia vita.

Un fruscio al di là della porta mi mette sull'attenti e la faccia paffuta di mia nonna fa subito capolino dietro il buco della zanzariera.

I suoi occhi colmi di lacrime, così come i miei.

Lei sapeva quanto agognassi di tornare qui, nell'unico posto al mondo che io possa chiamare veramente casa e seppur le sue visite nella città di Dallas, dove papà aveva accettato di trasferirsi per la preziosa offerta di lavoro, sono sempre state frequenti, a me non era stato concesso il contrario.

Trovarla spettinata e ancora in camicia da notte, con il sorriso carico di comprensione per ciò che sto provando irradia in me una gioia immensa.

«Oh cara, sei qui finalmente! non mi aspettavo di vederti così presto, com'è andato il viaggio?»

Chiusa in un aereo a 10.000 metri di altezza con accanto un neonato che non ha fatto altro che piangere per tutta la durata del viaggio «Uno schifo» mi lascio fuggire esausta.

«Forza forza, entra, c'è ancora la rugiada del mattino sulle foglie del sempreverde, fa ancora freschino, il sole sorgerà a breve.»

I cardini arrugginiti della zanzariera cigolano in un eco che si diffonde per tutto il vicinato.

Muovo un leggero passo e poi un altro ancora e finalmente sono tornata a casa.

⭐️

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