Amor Vincit Omnia

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"Omnia vincit amor et nos cedamus amori"


Una piccola immagine, troppo piccola per poter essere studiata attentamente, impressa su una carta lucida che - a parer suo - dovrebbe essere bandita da qualunque libro d'arte: fastidiosa al tatto, inadatta ad appuntare note, e dall'odore acre e sgradevole, se si è abituati ad una grammatura più corposa. La luce riflessa, poi, rende ancora più difficile riuscire a cogliere quei particolari già scampati al massacro compiuto dalla stampa.

Per quanto si sforzi, Jooheon, non riesce proprio a ricordare il titolo di quel dipinto.

Non è mai stato bravo con i nomi, in particolare quelli degli artisti e delle opere, sembrano tutti troppo simili - dice. Non studia arte per memorizzare numeri e lettere, si tratta di un percorso totalmente diverso, fatto di le sensazioni trasmesse e messaggi da veicolare. Cose che normalmente, in una discussione faccia a faccia, non riuscirebbe mai ad esprimere.

In realtà gli capita anche di dimenticare affreschi, sculture, interi periodi storici e movimenti artistici. In quel caso da la colpa a spiegazioni frettolose o all'incapacità dei professori di coinvolgerlo. Non è però il caso di questa opera - ci tiene a chiarire con se stesso - a cui non è proprio in grado di restituire il nome, ma è tanto impressa nella sua memoria da poterne ridipingere ogni minimo particolare, se solo ne avesse le capacità.

La realtà dei fatti è che Jooheon si era scordato anche di questo dipinto, sepolto tra la quantità di informazioni acquisite fino alla fine del corso, e di quello dopo ancora, e di tutti gli esami preparati a seguire. Un tizzone rimasto nascosto tra la cenere, fino al momento in cui Minhyuk è entrato nella sua vita. La fiammella era tornata allora ad ardere. Illuminato, in un gioco di luci e ombre - al tempo solo eco di un ricordo - che rendendo oscuro tutto ciò che lo circonda, fa di lui l'unica figura degna di attenzioni e dalla quale gli occhi di Jooheon non sono in grado di allontanarsi.

Se quelli iniziali furono solo sprazzi con cui le immagini gli si riproponevano alla memoria, ad ogni loro incontro, quel quadro rimasto nascosto tra i suoi ricordi, si è riappropriato di ogni suo particolare. Perché il ragazzetto alato di quel dipinto è Minhyuk.

Ha colto la stessa furbizia sulle sue labbra, negli sguardi nascosti dalla timidezza dei loro primi incontri. La stessa aria giocosa nei piccoli gesti, nelle battute amichevoli con cui lo ha avvicinato, nel modo con cui ha fatto capire a Jooheon che gli sarebbe stato impossibile liberarsi di lui.

È proprio lui, con l'aria innocente e il sorriso beffardo. Non in senso letterale, Minhyuk non ha le guance così piene e neanche l'aspetto di un bambino, ma quella posa confidente, una scandalosa manifestazione del suo potere e del suo desiderio, è sua.

Minhyuk è così. Con la stessa energia con cui la figura si staglia sulla scena, è entrato nella vita di Jooheon, creando disordine in un mondo che prima sembrava fatto di monotone ciclicità e continue delusioni: l'università, il lavoro, le relazioni sociali e quelle amorose. Con l'avvicinarsi dell'età adulta era cambiato anche il modo con cui Jooheon percepiva gli eventi che lo circondavano. Una sorta di ansia si era depositata sulla sua esistenza. La paura dello scorrere del tempo, di non avere mai abbastanza, o di non riuscire lui stesso ad essere abbastanza.

Jooheon non era particolarmente soddisfatto della sua vita, ma non era neanche scontento; in un certo senso quella ripetitività gli faceva comodo. Non richiedeva troppi sforzi, nessuna particolare capacità. Era semplice e correva così veloce che non si era neppure accorto di aver superato i vent'anni. Era abituato alla regolarità con cui le sue giornate si susseguivano, le settimane e i mesi, fino a completamento dell'orbita terrestre, per poi ricominciare da capo.

Ad un certo punto però è arrivato Minhyuk, e ha sconvolto ogni sua sicurezza - e ancora di più le sue incertezze. Lo ha scosso dalla mediocrità su cui si era adagiato, lo ha rianimato di una passione, una focosità, che non credeva gli fosse mai appartenuta.

Jooheon riesce a leggere sul volto dell'altro lo stesso compiacimento con cui quel giovane angelo calpesta vittorioso il suo bottino. Tutte le volte che gli volteggia intorno e lo sbatacchia, come fosse una sua proprietà, ma allo stesso tempo lo celebra come il più raro dei trofei. Più prezioso di una corona d'oro o della stessa volta celeste, le quali giacciono dimenticate tra rottami e oggettucoli di poco conto.

Da quanto non si sentiva tanto apprezzato? Nessuno gli dava più del carino o dell'adorabile da quando si era auto-proclamato troppo grande per tali smancerie. Minhyuk invece non si era fermato ai suoi primi rifiuti, aveva letto qualcosa nei suoi occhi lucidi e le guance arrosate. Continuava quindi imperterrito a riempirlo di complimenti e nomignoli che lo facevano imbarazzare se urlati per richiamare la sua attenzione, e divampare quando sussurrati nell'intimità delle loro stanze.

Jooheon è vinto da quell'energia inarrestabile, in apparenza celata da fattezze delicate e fragili, come le piume che rischiano di spezzarsi sotto un tocco mal calibrato; Minhyuk invece gli svolazza attorno senza sosta, forte come le ali di un'aquila. Non è affatto delicato, parla a voce eccessivamente alta, conosce il tempismo perfetto e il modo infallibile per rendersi fastidioso, trova divertente tediare le sue vittime ed è sempre il primo ad alzare le mani, a lasciare segni. Poi restano loro due da soli e quelle sue mani possono farsi sia la cosa più bramosa e irruente, che aggraziata e dolce, con cui la sua pelle sia mai venuta a contatto.

Con lui non può esserci una via di mezzo, poiché fatto di estremi. Intenso, in grado di distruggere e creare. Pura vitalità. E Jooheon non può far altro che abbandonarsi alla sua forza, perché Minhyuk è l'Amore che vince su tutto.

Amor Vincit OmniaWhere stories live. Discover now