Prologo

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"Charlotte, no. Charlotte ti prego ascoltami. Non è quel che sembra, ti prego fidati. "

Charlotte sentiva questo lamento ogni volta che camminava lungo la cinquantunesima strada, nel Queens. Nei suoi sogni vedeva un ragazzo avvolto in una nuvola nera che le porgeva la mano mentre pronunciava quelle parole. Lo immaginava ovunque: seduto sulla scrivania della sua camera quando si svegliava, in cucina con una tazza di caffè in mano, mentre camminava per andare all' università, persino in aula era sempre al suo fianco. Lei, però, non era in grado di descriverlo. Nonostante la sua costante presenza, quel ragazzo era avvolto da una foschia che non le permetteva di distinguere le sue sembianze. Charlotte d'altro canto aveva pensato al suo aspetto molte volte. L'aveva immaginato castano con gli occhi color miele, forse perché nella sua solitudine aveva sempre sperato che un ragazzo così si presentasse davanti casa sua. Non aveva mai pensato al suo nome, e anche volendo non avrebbe saputo da dove iniziare. La prima volta che le era apparso si trovava nella biblioteca dell'università. Aveva alzato lo sguardo per controllare l'orario sul cellulare e se lo trovò davanti. Non diceva nulla. Non si muoveva. Non sembrava neanche respirare. Charlotte rimase immobile fino a quando quella presenza svanì. Le sembrò come se l'aria le stesse impedendo di muoversi. La cosa che l'aveva spaventata di più era l'assenza di un volto, o di qualsiasi aspetto umano su quella figura. Si ricordò poi dell'orario. Era sera, e lei non aveva ancora mangiato nulla. Diede quindi la colpa ad una probabile carenza di zuccheri e tornò a casa. Da allora la sagoma diventava sempre più nitida. Di volta in volta le si aggiungeva un dettaglio. Come se un pittore dipingesse  piccoli particolari su quella figura, fingendo che essa fosse una tela spoglia. Charlotte ancora non sapeva cosa significasse. Aveva dubitato della sua sanità mentale innumerevoli volte. Pensava fosse l'unica spiegazione plausibile, oltre ad essere la più semplice. Aveva escluso la possibilità di presenze sovrannaturali, poiché era convinta che la sua noiosa vita non sarebbe mai potuta diventare protagonista di un film di fantasia. Sperava che quel che si era dimostrato essere un ragazzo, le rivelasse la sua identità per riuscire a risolvere quel rompicapo insidiato nella sua mente. Cominciò ad abituarsi a quella situazione dopo la terza apparizione. Per quanto inquietante le potesse sembrare, era diventato parte della sua routine. Un giorno, mentre camminava lungo la cinquantunesima, le parlò. Sembrò quasi supplicarla. La sua voce era intrappolata nella testa di Charlotte, e quando parlava sembrava quasi solleticarle le orecchie. Le aveva chiesto di ascoltarlo, e di fidarsi di lui perché qualcosa non era come le sembrava. Non aveva idea di cosa volesse dire, non sapeva perché  le avesse chiesto di ascoltarlo, ne tantomeno perché avrebbe dovuto fidarsi. Dal giorno in cui l'aveva visto le sembrava di vivere nella nebbia che circondava sempre il suo corpo. Vedeva tutto nero, e percepiva la sua idendità perdersi lentamente  in quell'oscurità.


# Ciao, sono Sara e questo è un esperimento personale. E' da un po' penso di scrivere una mia storia,e mi sono finalmente decisa a farlo. 

Spero che vi sia piaciuto o che perlomeno vi abbia incuriosito.

- Sara

Listen to meWhere stories live. Discover now