Capitolo uno

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"Anxiety is love's greatest killer. It makes others feel as you might when a drowning man holds on to you. You want to save him, but you know he will strangle you with his panic."

- Anais Nin












Mercoledì 27 Marzo, ore 21:07.

Charlotte era sdraiata sul letto da un'ora. Aveva passato tutto il giorno sui libri, e dopo aver cenato era corsa in camera sua per sprofondare nel suo morbido materasso. Non le dispiaceva studiare, ma, da quando aveva iniziato l'università, concentrasi non le risultava facile. Aprire i manuali equivaleva a dare sfogo alla sua ansia, oltre che alle mille domande prigioniere della sua mente. L'apertura di quei libri sembrava essere la chiave necessaria per dare inizio ai suoi attacchi d'ansia. Spesso riusciva a controllarli, ma molte volte si ritrovava a terra senza respiro. Vista sfocata dalle lacrime incollate sui suoi occhi, polmoni che sembrano non fornirle più aria, respiri che diventano sempre più forti, cuore che batte talmente forte da sentire i battiti lungo la nuca, mani che tremano e braccia che allungandosi cercano di afferrare qualcosa per evitare di cadere a terra. Lentamente il respiro torna, si fa più regolare, il cuore rallenta, il tremolio delle mani sparisce, le braccia si calmano, e la vista torna ad essere nitida.

Secondo Charlotte gli attacchi di panico facevano schifo. Non riusciva mai a parlarne con qualcuno per paura di essere presa in giro. Sua sorella l'aveva fatto durante una delle prime volte  che le capitava, quindi credeva fosse stupido cercare di esternarlo. Inoltre non pensava fossero pericolosi. Erano semplicemente momenti in cui tutto attorno a lei si bloccava. I suoi respiri affannosi sembravano man mano sciogliere il ghiaccio che aveva congelato tutto quello che la circondava. Non sentiva altro che l'aria che usciva rumorosamente dalle sue labbra. Gli attacchi erano questo per lei: silenzio e confusione. Due cose talmente diverse da riuscire a completarsi.

Caos. Il panico crea anche quello. Crea il movimento delle sue braccia, che scoordinate ruotano nell'aria alla ricerca di un appiglio a cui reggersi per impedire alle gambe di lasciar cadere il suo corpo a terra. Caos sono le lacrime che scivolando sulle ciglia assorbono l'inchiostro nero del mascara, e lo accompagnano lungo il viso. La faccia segnata da uno sguardo spaventato, accentuato dai segni neri sotto gli occhi. Tutto questo avveniva nell'arco di pochi istanti, alcuni più intensi di altri. Per questo Charlotte era indietro con lo studio. Preferiva evitare anche la più remota possibilità di provare ansia. Sapeva che avrebbe solo complicato la sua vita universitaria, ma non le importava. Voleva respirare, vedere, sentire, vivere. E non semplicemente tentare di farlo.

Era ancora sdraiata sul letto, ma aveva chiuso gli occhi. Sentiva i suoi genitori urlare al piano di sotto. Il padre gridava qualcosa riguardo ai soldi, e la madre cercava di fargli capire che stava esagerando. La sorella era invece nella stanza affianco a parlare con le sue amiche, la sentiva ridere. Tutto ad un tratto Charlotte si sentì oppressa da una forza ormai familiare. Aprì gli occhi e lo vide. Sembrava stesse volando su quella nebbia scura.

" Ciao" lo salutò lei.

Lui come al solito non parlò. Fluttuava in aria sopra la ragazza, agendo come se fosse tutto normale.

" Sai che sei veramente maleducato? Ogni volta vieni da me, e non mi parli neanche. "

Charlotte sperava di ottenere un qualche tipo di reazione, ma la presenza non si mosse di un millimetro.

Quel giorno le pareva diverso. La nebbia era ancora li, la sua pelle ancora cadaverica, le sopracciglia sempre appena visibili e le dita delle mani ossute.

" Ecco cos'hai di diverso" capì lei " I tuoi capelli. Sono mossi"

Lo disse con più entusiasmo di quello che desiderasse. Aveva passato diversi giorni ad immaginarli, e adesso che aveva scoperto come fossero non era certo delusa.

" Sai, ho sempre avuto un debole per i ragazzi con i capelli mossi. Certo non avrei mai immaginato che una sottospecie di spirito dai capelli perfetti mi venisse a trovare da chissà dove, ma a questo punto tutto può succedere, no?"

Ancora niente risposta.

" Non parli mai, ne tantomeno ti muovi" lo guardò in cerca di una conferma, che non ottenne. Quindi continuò.

" Hai sempre una nuvola nera attorno" la indicò con le mani " che tra l'altro non riesco a toccare " affermò delusa.

" So che hai un bel naso e che a quanto pare hai i capelli mossi. Non potresti dirmi di più? Ah no è vero, non hai le labbra!" alzò inaspettatamente la voce durante
quest'ultima affermazione.

Era stanca di sentirsi frustrata per lui, quando non sapeva neanche chi o cosa fosse, o se fosse vero.

" Attenta alle tue richieste. Se qualcosa scoprirai, nell'ombra ti troverai"  disse lui nella mente della ragazza.

" Mi hai parlato. Mi hai- "

Venne interrotta da un sonno improvviso. Si era addormentata.

Listen to meWhere stories live. Discover now