Au Hunger Games

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Quest'anno Theo Raeken parteciperà agli Hunger Games. Eh già, domani mi devo offrire volontari per entrare nell'arena a combattere fino alla morte, degli altri si spera.

Nel distretto 2 funziona così: si fanno delle prove e chi le supera con punteggio più alto si deve offrire volontario alla mietitura. Dubito sia legale, ma non passa mai nessuno a controllare. In questo modo mandiamo agli Hunger Games i migliori del distretto. Una possibilità in più di vincere. Inutile dire che ho, letteralmente, battuto tutti di una cinquantina di punti. La ragazza che verrà con me si chiama Quinn, l'ho vista un paio di volte a scuola, ma non ci ho mai parlato. Meglio così, niente rimpianti quando dovrò infilargli una lancia nel petto.

È tardi, dovrei dormire, ma non ci riesco. Non dovrei avere paura, tutti dicono che ho la vittoria in mano, ma per la prima volta da tre mesi non ne sono più tanto sicuro.

***

-Theodore, vestiti bene! Ti dovranno guardare tutti!- -Mamma, mi guarderanno comunque tutti- io non odio mia madre, ma quando fa così posso dire, se non altro, che mi sembra stupida, si sanno già i risultati delle prove, sanno tutti che dovrò andare agli Hunger Games, tutti mi guarderanno anche se mi presento con un sacco della spazzatura addosso. Ma a lei questo sembra non interessare.

Dopo essermi vestito "come Dio comanda" scendiamo in piazza, la nostra accompagnatrice, Patricia Andrews, sorride raggiante. D' altronde non è lei che dovrà essere portata in un arena a combattere per la sopravvivenza. Viene chiamato il nome di un tredicenne. La mia mano scatta in alto -mi offro volontario.- dico, senza entusiasmo nella voce, mi avvicino al palco e dopo poco mi raggiunge anche Quinn, ci stringiamo le mani, lei mi fa un sorriso accomodante io rimango serio ed inizio a scrutarla.

I capelli nerissimi le cadono sulle spalle, gli occhi castani mi fissano. Ha già iniziato a studiarmi, cerca il mio punto debole, cerca di capire qual è il modo migliore per uccidermi. Non devo far trasparire nulla perché dopo un po' mi lascia la mano. Sono sempre stato bravo a nascondere le mie emozioni. In questo momento ho paura. La realizzazione di dove mi stanno portando mi colpisce in pieno. Un "onore", così vengono descritti gli Hunger Games nel distretto 2. ma quale onore... Se essere buttato in un arena con altri ventitre ragazzi a combattere fino alla morte di tutti, eccetto quella di uno, per il divertimento di quelli di Capitol City dovrebbe essere un onore, festeggiare il proprio compleanno cos' è? Una festa nazionale?

Fino a qualche mese fa ne ero convinto anche io. Solo ora, però, ho capito. È un onore se li vinci. Se rimani in vita. Se sei quella persona su ventiquattro che ce la fa. Ma se muori come gli altri ventitre non sei, e mai sarai, nessuno.

Un gruppo di pacificatori ci accompagna a salutare le nostre famiglie. L' ora di tempo che abbiamo trascorre veloce e ci portano verso il treno per Capitol. Il mio staff di preparatori mi lava i capelli e me li sistema, mi taglia la barba e mi accompagna al vagone-ristorante. Quinn e Brutus, il nostro mentore. Il mentore è un vincitore delle edizioni passate degli hunger games che ci insegnerà qualche trucchetto che ci darà delle possibilità in più di vincere. -Allora ragazzi, esigo che vinciate questa edizione. I due dell' anno scorso si sono fatti bettere da un quattordicenne! Un quattordicenne!!- Iniziò Brutus. -Bhe, direi che dato che il "quattordicenne" aveva trovato l'arma che sapeva usare meglio, il tridente,non sono andati troppo male. La ragazza del nostro distretto era arrivata in finale.- contestai io. Brutus mi lanciò un occhiataccia, la conversazione morì lì.

***

Non ero mai stato a Capitol City, la città è semplicemente fantastica. Peccato che non me la godrò troppo.

***

La sfilata è andata bene, al passaggio del carro mio e di Quinn la gente ha iniziato ad applaudire e fischiare. Il mio vestito, se così si può definire, è stato deciso all'ultimo minuto. Appena il mio stilista mi ha visto ha strappato la bozza del primo disegno e ne ha fatto un altro dove si vede più pelle che stoffa. Ma non importa, più gente mi nota più sponsor per me quindi, di conseguenza, più possibilità di tornare a casa. E se tornare a casa vuol dire girare praticamente in mutande nell' anfiteatro di Capitol lo farò.

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