✧ Ash and sunrise ✧

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"Mancate solo voi, non vi lascerò morire."


Ma nemmeno questo riuscì a fermare le copiose lacrime della donna dal volto contorto e sofferente.
Ogni trave dell'appartamento, ogni singolo centimetro di stoffa all'interno di esso, sta ardendo per via di un incendio apparentemente inarrestabile.
L'aria è densa di pulviscolo grigio e cenere nera, ogni cosa perde forma e tangibilità sotto le biforcute lingue di fuoco: anche il corpo della madre implorante.
La sua pelle, probabilmente rosea e morbida, ora si smembra riducendosi ad un masticato e sanguinio boccone risputato da quel insaziabile rogo.
I suoi capelli, forse lunghi o forse corti, ora sono solo cenere: come tutto in quel palazzo.

La pelle di Midoriya brucia, ustiona in più punti, le lenzuola candide sembrano rimanere attaccate ad essa tirandola con strattoni violenti.
Si agita nel suo letto sfatto con gli occhi serrati e gli arti contratti, inarca la schiena mugolando in preda a sofferenze immaginarie.
La sua memoria, ogni notte dopo il fatidico cinque settembre dell'anno scorso, gli fa rivivere incubi vividi ed atroci costringendolo a risentire voci urlanti, imploranti, facendo sì che il suo corpo provi sensazioni, vecchie ed estinte, in maniera talmente tangibile da far paura.

"Salva mio figlio, salva il mio bambino!"

Grida la donna a pieni polmoni prima che l'incendio si chiuda su di lei, divampando con violenza ancora maggiore.
Le sue urla di disperato strazio sono lancinanti, acute e dolorose come lo strappo di una stoffa.
Izuku resta immobilizzato per qualche attimo, incapace di muoversi, poiché il disgusto e l'angoscia hanno il preso possesso del suo cervello.
L'odore dolciastro della carne bruciata gli solletica il naso, imprimendosi nella sua testa, gli morde la bocca dello stomaco facendogli salire acida bile lungo la trachea.
Izuku si piega in due portandosi una mano alla bocca per non rigettare,
respira affannosamente e sbarra gli occhi, che piangono lacrime testimoni del suo fallimento.
Scuote un poco la testa nel tentativo di riprendere il controllo della situazione, si dello stupido e si ripete che deve svolgere il proprio lavoro, deve salvare il figlio di quella donna.
La maglietta di cotone che indossa è strappata e bruciata in più punti; il suo volto è sporco di fuliggine, che crea un impasto appiccicoso con il sudore che gli imperla la fronte; sente le proprie dita spaccarsi e bruciare come se gli stessero mettendo del sale su una ferita infetta ed aperta.
Grandi porzioni di stoffa nera si sono appiccicate alla carne ustionata e viva della schiena, ogni volta che si muove sente le vesciche rompersi perché strappate via da i suoi indumenti.
Non indossa nemmeno il costume da eroe, difatti lui non dovrebbe trovarsi lì: questo è il suo giorno libero, o meglio, lo è stato fino alle 15:40 quando ha ricevuto una chiamata dalla propria agenzia.
Il suo intervento è stato richiesto con così tanta urgenza che non ha fatto in tempo nemmeno a cambiarsi.
Non sa bene i dettagli della situazione, l'incendio sembra essere d'origine dolosa ma ancora non hanno avuto conferme, l'unica cosa certa è che ha appena perso uno dei trenta condomini tra le fiamme.
Izuku zoppica a fatica nell'appartamento incendiato, per quanto non gli importi d'ustionarsi e per quanto l'adrenalina non gli faccia provare dolore, non riesce ad essere più celere nel raggiungere la piccola stanza che affaccia sulla piazza.
Vorrebbe correre ma le fiamme si alzano, troneggiano sulla sua figura, imponendongli un percorso lungo e particolarmente tortuoso costellato di travi che cedono e bruciature.
Dopo immani fatiche sente dei flebili mugolii in mezzo al crepitare selvaggio ed assordante del fuoco, il quale divora ogni cosa intorno a lui con voracità esagerata.
Li segue sino ad arrivare in una stanza dal soffitto di legno con all'interno un bambino dall'espressione terrorizzata: il suo volto, nero di cenere, è rigato da copiose lacrime.
È grottesca la figura angelica del disperato pargolo in mezzo a muri ardenti e brucianti, vivi per quanto rabbiosi.
Tra le esili braccia stringe un mal ridotto pupazzo di pezza, un bottone sul suo faccino è saltato ed in parte è stato bruciato.
Nel vedere l'eroe un barlume di speranza rischiara l'espressione cupa del bambino, la sua fronte si distende e la bocca si spalanca:

― 𝐌𝐢𝐥𝐤 𝐚𝐧𝐝 𝐦𝐢𝐧𝐭 *̥˚ 𝐭𝐨𝐝𝐨𝐝𝐞𝐤𝐮 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora