Capitolo 1

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Ho detto tantissime volte ti odio a qualcuno, ma non ho mai saputo che significasse fino a quando non lo provai davvero. Mi dispiace che sia andata a finire così, mi dispiace che la prima persona che ho odiato davvero sia stata mia madre, davvero, ma non l'ho scelto io. Non parlo mai se non so, non parlo mai se non sono convinto, non mi piace rimpiangere ciò che dico, non mi piace mangiarmi le parole. Io ti odio, ne sono sicuro e quello che sento è vero. Sono sul punto di morire, o sono già morto, almeno potrei farlo, non mi fa più paura. Credo che tutto si basi sulla libertà, c'è vita quando si è liberi, ma questa libertà me la sono vista strappare, ed ora mi ritrovo a lottare per essa. Eppure io prima ero una persona felice, mi sentivo libero e mi bastava davvero poco per stare bene, i soldi non erano la mia felicità, non avevo nulla, vivevo solo di attimi, istanti che mi sarei goduto al volo perché sapevo che non sarebbero tornati più. 

Ricordo che passavo giornate stupende, cavolo quanto ero felice ed io ora ci soffro a vedermi così, perché tutto gira, lo so, ma è brutto. Tendo sempre a farmi scivolare tutto di dosso, ma quel giorno ero felice, quel giorno volevo raccontare a mamma con entusiasmo la mia giornata, la mia migliore amica Annalisa, che ho sempre chiamato Luna per il suo fascino di essere così misteriosa mi venne a bussare nel pieno della notte dalla finestra, aveva preparato un cerchio con le candele, e nel mezzo c'era lei con una chitarra in mano e suonarmi un pezzo che aveva inventato, ecco, questa era la mia felicità e io vedevo tutto positivo, perché so che crescendo diventa tutto più cupo e ho sempre avuto timore di spegnermi e diventare come gli altri, le mie in quel momento erano emozioni vere.

Mamma mi fece una merda, lei non capì

"Marco, tu vivi nel mondo delle favole, non puoi vivere sempre in questo modo, sembra che non t'importi del tuo futuro, pensi solo a divertirti, ora devi trovarti un lavoro"

Ma queste erano cose che già avevo sentito, è da quando quest'anno ho finito la scuola che tutte queste frasi mi venivano ripetute di continuo a lavaggio del cervello, dette giorno per giorno, ma io non volevo sentirle, non volevo, io stavo bene così, non avevo bisogno di soldi, vivevo di poco, di niente, la mia felicità era altro.
Personalmente non andavo a buttare le mie giornate in mezzo un campo di calcio come i miei coetanei, non andavo al bar a prendermi il caffè, non guardavo la televisione con la bocca aperta senza sapere come me la fossi ritrovata tale, io pensavo che potevo essere di più, io restavo a casa a studiare, andavo a scuola di canto, tutto questo per migliorare mente e corpo, il tutto..
Non so perché ma questo non mi è mai stato apprezzato, mamma non sapeva più che dire, parlava a sproposito, una volta il mio insegnante di canto era buono, una volta era un nulla facente, una volta era più importante il lavoro, una volta il canto dove a breve avrei dovuto fare uno spettacolo.
I miei giorni diventarono sempre più cupi, mi ero auto-convinto che forse davvero avrei dovuto trovare un lavoro.
Mi stavo rassegnando che forse questo ero, un fallito.
Come posso aspirare al meglio se sono costretto a fare un qualcosa che non merito.
Forse lo merito davvero?
Merito davvero di lavorare 12 ore al giorno per una paga di merda?
Perchè mi state abituando a questo, se io voglio di più?
Sono come gli altri?
Allora perché ho fatto tanti sforzi, se devo finire come gli altri?
Io non ho bisogno di quei soldi...

Adesso è già un mese che lavoro, è da poco iniziata la stagione, ho detto già addio al mare, fortunatamente insieme a Luna già avevamo fatto qualche bagno durante il mese di maggio ed ormai dopo una giornata di lavoro penso proprio che la mia vita sia finita, perchè ogni giorno devo fare sempre le stesse cose, per poi tornare la sera, con quelle poche ore che mi restano a fingere di essere felice, ma la vera felicità non è questa
La vera felicità non è andare in un bar a spendere dei soldi per credermi felice, tutto questo non resta.
Mi capitò quando andai alla Torretta a bermi qualche birra, forse nel mio inconscio cercavo solo la felicità, mi sento male a pensare di poter essere felice bevendo.
Alla fine ognuno sfoga in un modo, come il resto dei ragazzi che si va a drogare, e ammetto di aver provato anche questo, dopo lavoro andavo ad atrofizzarmi il cervello con quella merda di roba chimica per sentirmi meglio, meglio, e la cosa più brutta e che ne ero consapevole.
Tutto per tirare avanti, ma più andavo avanti e più capivo che era tutto finito, la mia vita è finita.
Non volevo essere come gli altri, volevo essere libero, libero non sono, e se mi rassegnerò a questo posso anche morire, perché mi sento una merda, un fallito.

Perchè se prima ero felice ora devo essere triste, perchè?
Perché avete deciso per me, io avrei rinunciato a tutto, alla macchina, ai soldi, alla fine non ho mai chiesto niente.
Perché?
Perché ora ti odio?
Perché ho la forza di dare un pugno nel muro?
Perché ora ti domandi come mai faccio così?

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⏰ Last updated: Mar 25, 2019 ⏰

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Mi volevano com'erano diventati ma forse ero io quello sbagliatoWhere stories live. Discover now