capitolo 2

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Benvenuti/e in questo secondo capitolo!

                              Dire che mi sto divertendo a scrivere questa storia è dire poco.

Iniziare questa fic è stata letteralmente una delle idee migliori che abbia mai avuto.

Fatemi sapere se apprezzerete!



Capitolo 2


« Mi mancava. »

« Cosa, Joong? »

« La terraferma. »

Quanti anni erano passati, ormai? Da quando, preso dalla noia e dalla voglia di scappare, si era comprato una nave con soldi non propri; da quando, insieme a Mingi, era salito sul ponte, aveva issato le vele, si era messo al timone ed era partito, così, su due piedi, senza dire niente a nessuno.

Non che avesse mai avuto qualcuno a cui dirlo.

Chi aveva mai avuto, Hongjoong, se non Mingi? A chi mai aveva dovuto dire qualcosa? A chi aveva mai dovuto chiedere permessi?

Era nato e cresciuto da solo. Non sapeva neanche cosa significasse, lui, il termine "famiglia". La strada era stata la sua famiglia, la sua casa, colei che gli aveva insegnato tutto ciò che gli era servito sapere. Non con la teoria, no: direttamente con la pratica.

Ricordava ancora i primi passi con il coltello per potersi difendere nella notte, ricordava il giorno in cui aveva rubato la sua prima spada, dalla bottega di un artigiano in una città di cui non aveva mai saputo il nome. Ricordava la prima volta che aveva sparato un colpo di pistola; un colpo partito per sbaglio, contro un albero, così, per provare, ma quell'adrenalina...

Per un ragazzino di dodici anni, sentire una pistola scaldarsi tra le deboli mani era stata una sensazione unica.

Almeno, così fu per breve tempo.

Perché l'adrenalina, quella vera, il piccolo Hongjoong non l'avrebbe scoperta fino all'anno successivo.

Usare un coltellino per rubare una mela era un conto.

Sparare un colpo contro una quercia, anche quello era un conto.

Ma percepire la lama del pugnale squarciare la gola di un essere umano, prendersi una vita, un'anima, cancellare dal mondo la stessa esistenza di qualcuno... Quello era un altro conto.


Lo ricordava così bene, quel giorno.

Pioveva, nel paesino di mare dove era andato a finire insieme agli altri ragazzini come sé, di cui non aveva mai neppure saputo il nome. Il cielo era coperto da spesse, scure nuvole, e il terreno era stato reso scivoloso dalla pioggia incessante, fitta, fredda.

E quanto aveva corso, quanto aveva cercato di scappare... Fino a sentirsi male, fino a sentire il sapore ferreo di sangue nella gola esile, fino a sentirsi i polmoni stretti alle dimensioni di un paio di noci.

L'aveva fatto per difendersi, e per nessun altro motivo.

Aveva solo rubato all'uomo sbagliato. Un uomo che, anziché arrendersi, aveva continuato a correre, ad inseguirlo, a gridargli addosso di fermarsi, a gridargli addosso che l'avrebbe ucciso.

"Meglio lui che io": questo aveva pensato il ragazzino, prima di fermarsi, di fare finta di arrendersi. Prima di lasciarsi guidare da ciò che, forse, era sempre rimasto celato dentro di sé, da quell'istinto, da quel desiderio.

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⏰ Last updated: Mar 29, 2019 ⏰

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