e le Pleiadi a mezzo della notte;
anche giovinezza già dilegua,
e ora nel mio letto resto sola...
Saffo
Pat, pat, pat.
Anni dopo la morte dei Proci, Penelope trovava ancora curioso il silenzio delle notti, non più disturbate dal telaio.
Così le sue orecchie affamate di rumore si aggrappavano ai suoni più fievoli, come i suoi passi, che allora sembravano appartenere a Ciclopi.
Come Polifemo.
Penelope pensava a lui con il disgusto di una civilizzata verso un barbaro, ma anche con lieve curiosità.
Vivere in un modo totalmente estraneo al suo...
Come sarebbe stato?
Sul mostro non aveva potuto porre tutte le domande che desiderava: Euriclea scordava molte cose, o non aveva voglia di dirle; Telemaco, invece, era rimasto con lei fino al momento in cui le era uscito dalla pancia, poi tra loro era calato il silenzio.
Al marito, ovviamente, non aveva potuto chiedere.
Se a lei non aveva raccontato niente, doveva essere per una sua precisa volontà.
Odisseo... Il sussurro uscì spontaneo dalle sue labbra.
Di quali sfumature era intessuto il suo tono?
A Penelope sembrò la voce di una persona; per un attimo ebbe paura.
Atena? No...
Era lei sola, sotto la Luna e le Pleiadi, troppo distanti per essere davvero presenti.
Per abitudine recitò una breve preghiera e rimase in attesa, in silenzio.
Si alzava il vento.
Sentirlo contro le braccia nude le ricordò le mattine in cui si recava al fiume a sciacquare la lana grezza e al ritorno angoli fradici pendevano dalla cesta sulla sua pelle, dandole i brividi.
Rabbrividì anche in quel momento: la coperta che possedeva era troppo leggera.
Avrebbe dovuto chiederne un'altra a...
... a Telemaco, a suo figlio.
Odisseo... Odisseo non era più lì.
Come era ritornato, lui era ripartito e lei era rimasta un'altra volta in attesa, che ormai per lei era la normalità.
Poi un giorno -non avrebbe saputo dire dopo quanto- iniziarono a mormorare che fosse morto.
Telemaco non disse mai nulla, ma rimase in silenzio anche quando iniziarono a chiamarlo re.
Era un uomo segretamente ferito dall'aver sempre avuto bisogno degli altri per realizzare qualcosa.
Penelope non avrebbe saputo dire che genere di governante fosse; nel suo petto di madre pregava che avesse gloria: il suo compito terminava lì.
Rabbrividì di nuovo.
Vista l'impossibilità di riprendere sonno decise di andare a bere un sorso d'acqua.
La caviglia sinistra la costringeva a camminare con lentezza, ma il tragitto non era lungo, e permetteva a Penelope di osservare più di quanto avesse visto in tutti gli anni con Odisseo.
Avrebbe potuto mandare un inserviente la mattina seguente, ma raggiungere il pozzo le interessava perché le permetteva di osservare ancora la sua immagine.
Ne era già consapevole, ma rilevò con rinnovato interesse come i suoi capelli fossero ormai diventati grigi, dopo la tonalità argentea che l'aveva accompagnata durante la maturità.
Ancora una volta le sue dita cercarono di seguire la ragnatela impressa sul suo volto.
Non era naturale che una donna raggiungesse una tale età.
Il ruolo di sacerdotessa che Telemaco le aveva affidato era solo una giustificazione parziale.
Una donna incapace di procreare era un peso inutile, a cui il figlio doveva badare solo per non commettere un'empietà.
Con l'acqua fredda che scendeva lungo lo stomaco, Penelope s'incamminò indietro con calma, ma fu ugualmente costretta ad appoggiarsi a una colonna del peristilio. Sotto le dita percepiva il colore scrostato.
Quel tempio non era più importante, come lei.
Però aveva imparato ad apprezzarlo, come d'altronde bisogna fare con tutto ciò che non si è scelto.
Riprese a guardare il cielo: i marinai e i pastori sapevano capire molte cose dalla sola posizione delle stelle, ma lei era una donna ignorante e non riusciva neppure a comprendere quante parti della notte fossero passate.
Era pur sempre vero, tuttavia, che il tempo per lei perdeva sempre più importanza.
A cominciare da quello da dedicare ai doveri, che si assottigliava vertiginosamente.
Penelope non se ne capacitava, ma neppure si vergognava della sua incomprensibile immobilità.
Da un certo punto di vista, poi, il tempo si stava distendendo, come si allunga la lana quando viene raffinata e trasformata in fili.
Forse lo faceva per prepararla meglio a morire: così un giorno non avrebbe fatto distinzione tra il giaciglio su cui si addormentava e le braccia di Ermes, che l'avrebbe accompagnata nell'Ade, convinta di aver vissuto secoli invece che pochi anni.
Allora avrebbe cercato di ricordare ogni cosa: la prima tela nella casa paterna, quella tessuta per i Proci e infine quella che pendeva dalle sue spalle.
Il viso di Odisseo, invece, non appena lo richiamava a sé, spariva dietro una tela, una delle tante che aveva tessuto per lui o per Telemaco.
Come poteva non ricordare il suo tutore?
Una donna senza uomo era inconcepibile.
Lei, però, da tempo vegliava il tempio sola, tesseva le ultime tele per sé o per la statua rovinata della Dea.
Le prime volte gestirsi da sola le aveva dato i brividi, poi aveva imparato che il suo corpo e le sue mani sapevano perfettamente cosa fare e quando.
Poiché gli Dei avevano stabilito che non avesse anima, lei aveva imparato a convivere con loro e non aveva rimpianti.
Era... era... come se fosse stata libera, quasi.
Però, però...
Lei era una donna.
L'uomo ha ragione e voce, la donna solo la seconda.
Come può un essere senz'anima essere libero?
Perplessa e turbata da questi pensieri, Penelope si avvolse alla meglio nella sua coperta e si addormentò, nonostante il freddo.
PRECISAZIONI:
il mondo di Omero era una commistione di epoche vicine tra loro, ma anche molto diverse: in nessuna di queste la vedova di un re si sarebbe potuta trovare sola a custodia di un tempio.
E' una finzione che ho pensato di creare per cercare di immedesimarmi nella donna greca, votata al telaio e alla maternità.
A chi interessasse l'argomento consiglio di leggere 'L'ambiguo malanno' di Eva Cantarella, che mi ha ispirato per questo racconto.
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Tramontata è la luna
Historical FictionOdisseo torna ad Itaca, ma non rimane per molto. Dante racconta la sua morte e caduta all'Inferno. E Penelope? Conflitto incarnato tra la donna ideale e la concezione che i Greci avevano della donna, Penelope è chi potrebbe emanciparsi, ma non riesc...