<< Dottoressa Calvan >> a quella voce mi giro tenendo in mano il bicchiere di plastica con il vino che mio fratello mi ha portato poco fa:<< Edward Rackham >> sorrido poi maligna:<< Chissà perché non sono sorpresa >> aspetto la sua solita battuta sconcia ma non arriva, anzi lui continua a restare in silenzio e con in mano il suo bicchiere si avvicina al balconcino della scala antincendio dove mi sono rifugiata guardando il panorama della città:<< Che ti succede? Niente battute? Niente palesi allusioni a quanto sarebbe fantastico venire a letto con te? >> si gira a guardarmi con quegli occhi grigi così brillanti da sembrare vivi:<< Cosa c'è dottoressa ti mancano le nostre scaramucce? >> sbuffo bevendo un po' di vino:<< Nei tuoi sogni forse >> lui sorride mentre sulle guance gli compaiono quelle sue favolose fossette:<< È Natale Doc, non ti romperò anche durante le feste tranquilla >> poi mandando giù tutto il suo drink aggiunge fissandomi negli occhi:<< Credo che magari proverò con qualcosa di nuovo >> lo guardo perplessa:<< Qualcosa di nuovo? >> annuisce convinto:<< Hai ragione in fondo, sei una donna sposata e una brava persona, non dovevo importunarti >> poi senza preoccuparsi di quello che ha appena detto si gira e rientra alla festa.
Per un minuto buono lo guardo ridere e scherzare con i suoi colleghi e il resto degli invitati: era quello che volevo no? Che il detective Rackham la smettesse di girarmi intorno e mi lasciasse in pace, ma se è davvero questo ciò che voglio, perché mi sembra di aver perso la mia occasione?
Sto ancora rimuginando su quanto successo quando una voce astiosa mi riporta alla realtà:<< Ah bene, sei qui >> mi giro verso di lui:<< Ciao Alex, sei venuto >> mormoro cercando di imprimere alla mia voce un moto di gioia che non provo realmente, che non provo più da molti anni ormai:<< Sono venuto a prenderti, non intendo stare in questa topaia più del necessario, andiamo a casa >> chino la testa, non mi va di discutere ancora, non voglio urlare o finire di nuovo con i principi di un'ulcera: Alex è un tipo difficile ma è mio marito e davanti al rabbino tredici anni fa ho giurato di amarlo nel bene e nel male e non intendo fare diversamente.
Quando rientriamo nella sala un profumo di vino, dolci e vari odori diversi mi avvolge e, se per alcuni potrebbe sembrare disgustoso, a me fa tornare in mente casa, quei bei pomeriggi sotto le feste quando mamma e io cucinavamo mentre Solomon, Noah e papà decoravano la casa, eravamo così felici allora...
<< Vado a prenderti il cappotto >> mi informa pratico Alex dirigendosi verso il guardaroba e, complice quest'aria nostalgica, io chiudo gli occhi assaporando quel mix di malinconia e ricordi d'infanzia che mi fa sempre sorridere, sono persa nei miei pensieri quando un forte profumo di caffè misto a qualcosa di più speziato mi arriva alle narici:<< Buon Natale Doc >> ma aveva detto...spalanco gli occhi e mi giro ma dietro di me non c'è nessuno, faccio per cercare Edward per la sala ma le mani di Alex che mi poggiano il cappotto sulle spalle mi riportano bruscamente alla realtà:<< Andiamo >> e salutando con un cenno del capo Noah e i suoi colleghi io e mio marito ci avviamo all'ascensore.
In macchina come sempre il silenzio regna sovrano, Alex non è uno che ama la musica o altre distrazioni mentre guida quindi quei venti minuti verso casa passano nel più totale silenzio.
Per una volta però tutto questo non mi dispiace, per una volta ho tempo di lasciarmi andare ai miei pensieri e di riflettere su ciò che mi sta succedendo.
Immediatamente il mio pensiero corre a Edward Rackham, alla prima volta in cui l'ho conosciuto e a quando ho scoperto che era il collega di mio fratello.
<< Che cos'hai da sorridere tanto? >> e la voce di Alex mi riporta alla realtà, siamo fermi ad un semaforo e lui si è girato a guardarmi:<< Niente >> gli rispondo in automatico, sono anni ormai che non abbiamo più una vera conversazione e non mi sembra proprio il caso adesso di aprirmi in uno di quei discorsi cuore a cuore:<< Scommetto che stavi ripensando a quella stupida festa, ti sei divertita immagino >> commenta lui senza alcuna inflessione nella voce, non è una critica o altro, solo una constatazione come tutto quello che esce dalla sua bocca:<< Sì, mi sono divertita molto, mi piacciono queste feste intime e tra amici >> << Intime? Vino da supermercato e aperitivi surgelati lo chiami festa? È molto meglio il gala dell'ospedale o la festa del mio ufficio, quelli sì che sono eventi che meritano la tua presenza Myriam >> riesco a malapena a trattenere una smorfia: amo il mio nome, lo amo da morire ma non come lo pronuncia Alex, lo fa sembrare quasi un insulto e mi sento sempre un'insopportabile snob quando lo dice e non mi va, io non sono così e non lo sarò mai anche se il mio cognome è Calvan e se il mio conto in banca potrebbe tranquillamente permettermi di non lavorare un solo giorno in vita mia!
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Ci credi alle favole? - the Calvan series
ChickLitMyriam è un medico, una sorella, una nipote e una moglie praticametne perfetta, tutto quello che le è stato insegnato dalla nonna è che lei è una Calvan e come tale deve comportarsi; la vita da ricca moglie della MIlwaukee bene però non è così splen...