Oltre il velo

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Harry piangeva. Ormai da otto anni aveva sconfitto definitivamente il Signore Oscuro: Lord Voldemort, e da dieci anni Harry aveva perso il suo padrino: Sirius Black. Molti avevano detto che per Harry, Sirius era un misto tra un padre e un fratello, ma la verità era un'altra. Lui era innamorato del suo padrino. La sua perdita era stata più che devastante, ma non ne aveva mai parlato con nessuno. Cosa avrebbe pensato la gente? Harry però si odiava. Si odiava per non aver rivelato i suoi sentimenti a Sirius quando era vivo. Vivo. Dopo tutti quegli anni non riusciva ancora a capacitarsi del fatto che fosse morto.

Certo, aveva provato a rifarsi una vita, a pensare ad altre persone. Per un po' di anni era stato con Ginny, la sorella del suo migliore amico, ma aveva dovuto troncare perché pensava che fosse un insulto alla memoria di Sirius. Ora abitava a Grimmauld Place, da solo. A fargli compagnia non c'era neanche Kreacher, perché il vecchio elfo domestico era morto 3 anni prima, per cause naturali. Ogni tanto, però, venivano a trovarlo Ron ed Hermione, ormai sposati e con una figlia, la piccola Rose, che era sempre affettuosa con Harry. Quando c'erano lui si sentiva sinceramente meglio, ma appena uscivano da casa tornava ad affliggerlo la depressione. Da molti anni lavorava come Auror al Ministero della Magia, e condivideva l'ufficio con Ron. Il rosso sulla sua scrivania teneva una foto che raffigurava la sua famiglia, Harry sulla sua non aveva niente. La sveglia di Harry era puntata alle 8, ma lui era già sveglio da mezz'ora, aveva fatto un incubo, in effetti era lo stesso incubo di sempre: Lui, Harry, che immobile e impotente vedeva Sirius cadere dietro ad un arco e scomparire, per sempre. Quando finalmente alzò il volto dal cuscino bagnato dalle lacrime, senza volerlo si guardò allo specchio e vide un ragazzo magro, dagli occhi verdi e coi capelli neri, con una barba non rasata bene e una bizzarra cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Prese gli occhiali e se li infilò. Si alzò dal letto e vestito solo di boxer, dormiva così, si diresse al bagno, si sfilò anche quell'ultimo indumento ed entrò nella doccia, aprendo solo l'acqua calda. Gli piaceva quella sensazione di tepore addosso, prese la spugna e iniziò a passarla sul corpo, ignorando l'erezione che aveva. Quando ebbe finito prese due asciugamani appoggiati dietro la porta, uno se lo avvolse attorno alla vita e l'altro lo usò per asciugarsi, camminò fino alla camera da letto e si chinò verso un cassetto dove trovò un paio di boxer neri che si infilò poi andò all'armadio e si mise la divisa da lavoro e girandosi, controllò il Calendario. Gli venne una fitta al cuore. Era il 26 Giugno, l'anniversario della scomparsa di Sirius. Cercò di ignorare il fatto, scese le scale fino alla cucina dove si preparò un uovo al tegamino e qualche striscia di bacon. Si sedette al tavolo e iniziò a mangiare, si erano già fatte le 8:30, quindi si sbrigò a finire il piatto e ad uscire di casa. Il suo turno iniziava alle 10:00, lui avrebbe potuto Materializzarsi, ma quello era il mezzo di trasporto che odiava di più, così, uscito di casa, iniziò a camminare finché non trovò una cabina, entrò e dopo una breve conversazione con una fredda voce metallica, si ritrovò nell'Atrium del Ministero della Magia, dove i maghi stavano arrivando per iniziare il turno di lavoro. Si diresse all'ascensore e dopo averlo preso, si fermò al secondo piano, e finalmente entrò nel suo ufficio. Ad aspettarlo c'era un sorridente Ron con in mano due tazze di caffè fumante

"Ecco il tuo caffè, Harry"

"Grazie, Ron"

Rispose lui, cercando di sorridere, ma con scarsi risultati dato che anche nell'ufficio c'era un Calendario. Si sedette e iniziò a lavorare a delle scartoffie fino alla fine del turno. Alle 14:00 Ron lo salutò e lo invitò anche a pranzo, come quasi ogni giorno, ma lui rifiutò perché gli era venuta una folle idea in mente. Prese il mantello dell'Invisibilità (quel giorno lo aveva messo in tasca senza neanche accorgersene) e se lo buttò addosso, dato che non voleva farsi scoprire non prese l'ascensore, ma le scale. Scese di qualche piano e si ritrovò davanti ad una porta nera, che all'età di 15 anni aveva occupato un posto fisso nei suoi sogni, non c'era nessun altro, il turno era finito per tutti. Cercando di non fare troppo rumore, si avvicinò alla porta e la spinse, si ritrovò in una sala circolare nera, piena di porte. Harry spinse quella che aveva davanti e con sua grande fortuna trovò la stanza giusta. C'era una piattaforma di pietra e sopra di essa uno strano arco con un velo nero, svolazzante, i ricordi del giorno orribile in cui perse Sirius si insinuarono di nuovo nella mente di Harry. Si avvicinò cauto alla piattaforma e si sedette proprio davanti all'arco, la pietra era fredda, ma lui non ci badò. Restò a fissare l'arco per un po', proprio come aveva fatto ad 11 anni davanti allo Specchio delle Brame. Senza che se ne accorgesse, le lacrime cominciarono a rigargli il viso. Sapeva che nessuno gli avrebbe risposto, ma non riuscì a trattenersi dal singhiozzare

"Sirius, p-perché mi hai lasciato?"

Nessuna risposta.

Asciugandosi le lacrime si rialzò e si voltò, e poi lo sentì. Uno strano rumore, come di una tenda che viene scostata, si girò di nuovo e dovette fare ricorso a tutto il suo autocontrollo per non mettersi ad urlare. Un braccio sbucava dall'arco e si agitava come se chiedesse di essere liberato, Harry non sapeva proprio cosa fare, seguì l'istinto. Prese il braccio e lo tirò, ma facendolo inciampò e cadde all'indietro. Si rialzò e questa volta urlò a gran voce

"Aaaargh...c-cosa?"

Davanti a lui c'era...Sirius Black, il suo padrino. Harry aveva visto degli spettri o echi di anime, ma quello davanti a lui era un umano in carne ed ossa, ma la cosa più strana non era questa. Infatti il padrino di Harry era identico a come lo aveva lasciato, non era per niente invecchiato e sembrava avesse gli stessi vestiti di quando era morto. Morto. Harry aveva a lungo sperato che Sirius non fosse morto, ma ritrovarselo lì era più che strabiliante. Indietreggiò e quasi cadde dalla piattaforma

"S-sirius, s-sei t-tu?"

Anche l'altro sembrava sorpreso, ma quando parlò lo fece con la solita voce profonda e sicura che mancava così tanto ad Harry

"Io credo di sì"

Iniziò a toccarsi le braccia, come per essere sicuro di essere vivo

"Io...ho sentito la tua voce, Harry, mi stavi chiamando, ed è stato come svegliarsi da un sogn..."

Ma Sirius non finì la frase, perché Harry, superato lo spavento e preso da un moto di felicità incontrollato, aveva gettato le braccia al collo del padrino e lo aveva baciato sulla bocca. Sirius non si ritrasse, ma, sorprendendo Harry, rispose al bacio.

Fifty Shades of Black (Harry Potter x Sirius Black)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora