«Jeongguk?».
«Taehyung».
«Se ti mostro la mia confusione tu mi dai una mano per comprenderla meglio, giusto?».
«Sbagliato. La tua confusione è qualcosa più grande di me».
«Non era questa la risposta che contavo di ricevere».
«Dai, bambino. Dimmi, non ti imbronciare».
«Mi fai sempre contento, Gukkie».
«Taehyung, dimmi. Non abbiamo tutta la notte».
«E chi lo dice?».
«Cosa?».
«Che non abbiamo tutta la notte».
«Nessuno, Tae. Era solo un modo di dire».
«È un modo di dire orrendo».
«Hai ragione. Di cosa mi volevi parlare?».
«Non sorridermi in quel modo, prima diʼ che abbiamo tutta la notte».
«Sì, sì; abbiamo tutta la notte».
«Sii più convincente».
«Taehyung».
«Mh?».
«Abbiamo tutta la notte».
«Grazie».
«Possiamo tornare alla tua confusione?».
«Non credo di esserne più sicuro, non riesco... a capire».
«Stai parlando con me, non hai motivo di far tremare la tua voce, lo sai?».
«La mia voce sta tremando? Non me ne rendo conto. È che più mi stai vicino e più la mia confusione persiste».
«Ah, quindi cʼentro io?».
«Diciamo. È una cosa che sento io, non essere troppo egocentrico».
«Dunque riguarda te ma la mia presenza non ti è dʼaiuto. Non pensi di star chiedendo alla persona sbagliata?».
«No, non penso. Se non fossi presente, lo saresti ugualmente; hai sicuramente qualche superpotere capace di alimentare la mia confusione anche da lontano. Io... io ti penso sempre, non capisco. Ci sono così tante cose da pensare nel mondo e per qualche bizzarra ragione la mia mente sceglie di pensare sempre e solo a te. E ti vedo ovunque, anche dove non cʼentri assolutamente niente. Jeongguk, io–...».
«È questa la tua confusione?».
«Non guardarmi in questo modo».
«Come ti sto guardando?».
«Ti potresti allontanare un poʼ? Non vorrei che la mia voce ricominciasse a tremare».
«Così va bene?».
«Guk?».
«Taehyung».
«Sono malato?».
«Malato, dici?».
«Non ridere».
«Non rido. Mi dica con esattezza i sintomi che sente e le saprò dire, paziente».
«Non la stai prendendo sul serio!».
«Va bene, va bene. Dai, ti lascio continuare».
«Io... quando sono con te... mi batte il cuore».
«Vuoi dire che quando non sei con me non ti batte?».
«Quanto sei stupido? La rendi difficile».
«Difficile, mh? Cosa sto rendendo difficile, Taehyung?».
«Adesso!».
«Adesso?».
«Il mio stomaco! È appena successo! Lo hai appena fatto succedere».
«Taehyung, di cosa stai parlando?».
«Ho capito! È la tua voce! Non parlare. E cosa continui a ridere? Mi sta venendo da vomitare».
«Vomitare? Non saranno mica farfalle, quelle che senti? E nonostante sia notte riesco a scorgere le tue guance diventare sempre più rosse, come un pomodoro. Sì, sembri proprio un pomodoro. Ti posso mangiare?».
«S–smettila, non ti avvicinare! Mi stai facendo ammalare».
«Taehyung, vuoi sapere cosa senti?».
«No».
«Un minimo di ciò che sento io quando i miei occhi sono su di te. Ed un niente di ciò che sento quando i miei occhi non sono su di te».
«Non ho capito».
«La cosa non mi sorprende, sai?».
«Non ridere di me! Fammi capire, Gukkie».
«Come posso dirti di no quando usi quel tono di voce?».
«Che tono di voce?».
«Sei il museo dʼarte del mio vedere, Taehyung. Ed il buio totale del mio non vedere».
«Ciò vuol dire?».
«Non ci arrivi veramente?».
«Forse ho capito... ma mi piace ascoltarti parlare».
«Ti piace quando dico che nel bene e nel male i miei occhi vedono solo te, Taehyung? Che ti guarderei fino a perdere il sonno, che la musica è di poco conto sé paragonata alla tua voce tremante? Che sento le mie dita bruciare ancora prima che io ti possa toccare?».
«Jeongguk?».
«Taehyung».
«Siamo malati?».
«Ancora? E perché mai, poi?».
«Sei un maschio... ed io sono un maschio. E quando ci guardiamo ci batte il cuore».
«Tu ti senti malato?».
«Penso che ciò che sento per te sia la cosa più bella e grande che abbia mai provato in vita mia, Gukkie».
«Allora perché hai gli occhi lucidi?».
«Adesso starai sicuramente pensando che reputo sbagliato quel che siamo».
«Persone, siamo persone. Prima di essere maschi siamo persone che provano e sentono come tutte le altre e qui, non esistono differenze alcune. Sono sentimenti e i miei sono tutti della persona che sei tu, Kim Taehyung. Niente sarà mai capace di cambiare questo. E come posso essere malato quando sei tu a curarmi?».
«Jeongguk?».
«Taehyung?».
«Penso di aver compreso la mia confusione. In questo esatto istante tutto è chiaro».
«Cosʼè chiaro, Tae?».
«L'andare del mio cuore. Non lʼho sentito mai, Gukkie. Non ho sentito mai il mio cuore battere e spingere per unʼemozione, il petto bruciare e palpitare come una porta che potrebbe cedere da un momento allʼaltro. Sei arrivato tu e lʼhai fatta cadere».
«Taehyung–...».«Quando non cʼeri il mio cuore batteva per sopravvivere. La tua presenza ha insegnato al mio cuore a vivere, a battere per qualcosa. Io credo proprio che stia battendo per te. E... non dire niente, mi sentirei in imbarazzo. Adesso vorrei solo urlare».
«Urlare, mh?».
«Sì. In modo da farlo sapere».
«Siamo da soli in una spiaggia ed è passata la mezzanotte, chi ci può sentire?».
«Le stelle, no? C'è un cielo immortale sopra di noi, perché farlo sapere ad un mondo mortale?».
«Non è poi così mortale se i nostri cuori battono quando ci guardiamo, Taehyung».
«Dottore!».
«Taehyung, non urlar–...».
«No, dottore, mi serve un dottore! Sono malato di cuore, di stomaco e di guance!».
«Ne hai ancora per molto?».
«Fuoco, signore! Sono proprio malato! Sono malato e cocente dʼamore».
«Cosʼhai detto?».
«Oh no, mi stai per baciare?».
«Ti sto per baciare».
«Il mio cuore è appena uscito dal petto, un dottore!».
«Zitto, silenzio. Vieni più vicino a me».
«Quello era il mio sedere!».
«Basta urlare, Taehyung».
«Tanto urlo dentro ogni bacio che mi dai».