I : Il risveglio

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"A volte capita di fare dei sogni talmente realistici da non riuscire a distinguere bene la fantasia dalla realtà; la povera Chiara si trovava proprio in quella situazione e quando aprì gli occhi iniziò a vivere un sogno molto particolare..."

Impiegai un po' di tempo ad aprire gli occhi perché la luce del sole mi abbagliò senza pietà, fui costretta a coprirmi il viso con il braccio mentre lentamente cercavo di sedermi sul terreno che però emanava un tepore molto rassicurante. Mi alzai, non ancora in piedi, e davanti a me vidi un'immensa prateria tinta di un verde accesissimo decorata con fiorellini di campo dai colori vivaci; riuscii a riconoscere dei gerani, dei narcisi e delle margherite. Improvvisamente una folata di vento freddo mi fece rabbrividire, proveniva dalle mie spalle, io mi voltai e vidi un fitto bosco di betulle. A quel punto il vento iniziò a soffiarmi in faccia abbastanza violentemente e quasi non riuscivo ad aprire gli occhi, decisi di girarmi nuovamente verso la prateria soleggiata che però non riuscivo più a trovare. Guardai un paio di volte intorno a me, poi mi alzai di scatto in piedi presa dall'agitazione e infreddolita a causa della corrente. Indossavo una t-shirt azzurra ed un paio di jeans, i miei piedi erano nudi ma fortunatamente, sebbene fossi in un bosco, il terreno era erboso ed emanava ancora il calore di prima. Il bosco mi circondava, il candore delle betulle e l'ombra generata da esse mi dava una strana percezione dello spazio intorno a me: mi sentivo piccolissima e mi sembrava di essere in un film di una volta poiché non riuscivo più a vedere il mondo a colori, ma solo in bianco e nero. Il fruscio dei rami si confondeva con le gocce d'acqua che stavano iniziando a cadere dall'alto: erano molto veloci e quando si scagliavano sul terreno producevano un rumore molto forte. In poco tempo la pioggerella divenne un acquazzone, e la somma di tutte le gocce generava un baccano insopportabile; portai le mani alle orecchie per proteggerle dal fracasso e iniziai a correre disperatamente in linea retta, sperando di trovare un riparo. Il terreno, prima liscio ed erboso, iniziò a generare imperfezioni come pietre, buche e arbusti che rendevano difficile il mio avanzare obbligandomi a rallentare contro la mia volontà. Inciampai su un masso e caddi a terra, le gocce mi si schiantavano addosso rendendomi obbligata a rimanere ferma: "È solo un temporale..." pensai tra me e me, e nella speranza che finisse in fretta restai lì, in balìa della natura. Tutto a un tratto però, sentii qualcuno pronunciare il mio nome, sembravano tante voci sovrapposte che si avvicinavano sempre di più a me; mi si gelò il sangue nelle vene quando vidi arrivarmi con violenza di fronte una grande sagoma scura. Non provai neanche a chiedere aiuto perché ero certa che non mi avrebbe sentito nessuno, decisi allora di chiudere gli occhi e di attendere che il destino procedesse per la sua strada senza ostacolo alcuno.

Aspettai, in un rumore molto simile al silenzio.

Nero corvinoWhere stories live. Discover now