Nero corvino

II : Noci e ghiande

»La fantasia ci rende umani: le più grandi scoperte della storia sono state realizzate grazie a un tentativo di applicare la fantasia alla realtà. La povera Chiara, ancora scossa, deve fare i conti con un qualcosa di molto strano, quasi magico... »
Era tutto così caotico: mille rumori e mille sensazioni mi inquietavano sempre di più. Le voci che mi chiamavano erano sempre più vicine, praticamente sembrava che fossero nella mia testa. Improvvisamente non sentii più nulla: ci volle qualche attimo perché mi accorgessi del silenzio attonito, sospeso nel tempo, che riuscì a provocarmi dei brividi allucinanti che iniziarono a corrermi lungo tutta la schiena. Il vento gelido non c'era più, la pioggia si arrestò improvvisamente (anche se non me ne accorsi subito) ma il terreno continuava imperterrito ad emanare quel tepore avvolgente. Le mille voci non c'erano più e io, più tranquilla ma ancora molto scossa, mi feci coraggio ed aprii gli occhi. Davanti a me vidi nuovamente quel tetro bosco di betulle che stranamente non mi inquietava più di tanto. Il suolo era tornato regolare, senza imperfezioni, e dai rami più alti si riusciva ad intravedere qualche raggio di sole che lentamente iniziava ad asciugare ciò che rimaneva del temporale.
«KRAA! », sentii alle mie spalle: sobbalzai e urlai dallo spavento e dal timore che dietro di me ci fosse un qualche tipo di mostro pronto ad uccidermi. Le mie grida echeggiarono nel bosco, quando mi voltai sorrisi poiché vidi un grosso corvo nero guardarmi con aria incuriosita: « Ciao! » gli dissi mentre con lo sguardo scrutavo il terreno cercando una ghianda o una noce (in un bosco di betulle, ero veramente furba) da lanciargli per scherzo.
« Ho già mangiato. » disse una voce gracchiante e metallica.
Dopo questa frase i miei occhi si spalancarono e le braccia caddero a peso morto per terra, mi voltai verso il corvide, che continuava a guardarmi come se non fosse successo nulla di strano.