Nel cuore di un bosco di querce, laddove gli alberi erano più radi e il sole riusciva a riscaldare l'erba, viveva una creatura metà donna e metà bestia: una centaura. I suoi capelli erano rossi e i suoi occhi verdi come l'erba. Ogni giorno girovagava da sola in cerca di animali e piante, spinta dalla curiosità e dalla sete di conoscenza.
Un mattino udì uno splendido canto. Si nascose dietro un grosso arbusto e vide il giovane uomo a cui apparteneva la voce. Aveva i capelli neri e la pelle bianca ed era vestito di seta e di velluto. D'improvviso, un cinghiale sbucò da dietro un albero e tentò di attaccare il giovane. La centaura fu pronta a incoccare una freccia e a scagliarla vicino al cinghiale, costringendolo a fuggire.
«Chi siete voi, che mi salvate la vita e mi guardate con quegli occhi tanto belli?» domandò lui, voltandosi verso di lei. «Siete forse una dea?»
«Il mio nome è Primula» disse la centaura. «Non sono una dea, sono solo un'arciera.»
«Che voi siate benedetta, arciera. Vi prego, lasciate che baci la vostra mano!» supplicò il giovane, inginocchiandosi per terra. La centaura, arrossendo in viso, allungò la mano verso di lui e accettò il suo bacio.
«Vorrei tanto vedervi» disse lui, con un sorriso. «Potreste uscire da dietro quel cespuglio?»
«Oh, non posso!» mentì la centaura. «Stavo facendo il bagno e sono completamente nuda!»
«Perdonatemi!» disse il ragazzo, distogliendo lo sguardo. «Grazie ancora per avermi salvato!»
«Non mi avete detto il vostro nome» aggiunse lei.
«Mi chiamo Febo, come il dio del sole» rispose lui, con gli occhi bassi. «Potrò mai rivedervi, se adesso me ne andrò?»
«Mi rivedrete solo se lo vorrete» rispose Primula.
«Lo vorrò di certo. Addio, mia signora!»
La centaura tornò verso la sua casa scavata nel legno di un'enorme quercia. Non riusciva a smettere di pensare al bel giovane ed escogitò un modo per poterlo rivedere. I centauri erano da sempre i depositari dell'ultimo residuo di magia rimasto sulla Terra. In mezzo ai mille libri che aveva sullo scaffale, Primula trovò un incantesimo che le avrebbe concesso la forma umana, almeno per un giorno. Preparò un filtro e lo bevve, provando un dolore atroce: in pochi istanti le sue zampe equine svanirono per lasciare il posto a due esili gambe umane. Era ancora instabile e malferma, ma si mise in marcia e all'alba finalmente raggiunse la strada dove aveva visto sparire il giovane. Si coprì il seno con i capelli e iniziò a chiamare aiuto, fingendo di essere stata derubata. Alcune lavandaie la soccorsero e le diedero un vestito e dei sandali. Quando fece il nome di Febo, tutte la riconobbero.
«Tu devi essere Primula!» esclamò una comare.
«Il signor Febo ha parlato di te tutto il giorno!» affermò un'altra donna. «Ha dichiarato che ti avrebbe cercata per sposarti!»
«Vi prego, portatemi da lui!» disse Primula, con gli occhi pieni di speranza.
«Io sono la sua governante!» asserì la comare più vecchia. «Vieni con me.»
La donna prese a braccetto Primula e la condusse in una bella villa con le pareti bianche. Febo sedeva alla scrivania, intento a esaminare alcune carte.
«Signore, guardate chi vi ho portato!» disse la governante.
«Primula!» esclamò lui, con un gran sorriso. «Mia salvatrice! Mi avete ritrovato! Debbo dunque tener fede alla mia parola e prendervi in moglie!»
«Vi prego, cantate per me» chiese Primula, arrossendo. Febo fece cenno alla governante di uscire e iniziò a intonare una melodia struggente, narrando la storia di una principessa chiusa in un castello in attesa del vero amore.
STAI LEGGENDO
LA CENTAURA INNAMORATA - Fiaba
RomanceUna centaura si innamora di un essere umano, e rinuncia alla sua natura per poter stare con lui. L'amore sembra ricompensarla di tale sforzo, ma qualcosa si intromette...