5 novembre 1813
Egregio Messier Luigi,
non so che cosa io abbia fatto di male per meritarmi tutto questo.
Avevi ragione quando mi parlavi di lei, e mi scuso molto per averti riso in faccia.
Detto sinceramente, non so come sia possibile e non conosco bene questa storia, per cui non so cosa fare e come comportarmi. Non so se ho sbagliato, ma ho agito d'impulso. Ho raccontato ciò che avevo visto, però tranquillo, non ho parlato di te.
Scusa se ho riso quando me ne hai parlato ma sembrava ancora più buffo dell'amore come medicina, agli occhi di mia madre.
Ora sono nei guai, perché nessuno in Reggia riesce a credere alle mie parole e mi credono una pazza. Sono diventata la nuova matta, pure la signora delle pulizie che passa per i corridoi segreti mi ha soprannominata così, a momenti.
Uno spiraglio di luce c'è.
Rachel, una governante, mi aveva vista piangere dalla disperazione ieri notte, così me ne ha chiesto il motivo e io mi sono sfogata. Mi ha rilassata, dicendomi che anche lei sa di questa storia, e che bisogna essere prudenti, in quanto è pericolosa.
Luigi, ti aspetto di ritorno, se tieni alla mia vita, altrimenti sappi che ti ho sempre amato.
Sai che io non ci tengo alla mia vita.
Non farò niente per fermarla.
Ti amo.
Evelyn