Prologo

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Leonie

Facevo sempre scacco matto quando giocavo contro la vita.

Programmavo quanto studiare, a che ora uscire.

Ogni anno scrivevo una lista dei libri che avrei dovuto comprare.

Mettevo i vestiti in ordine di colore e i CD in ordine alfabetico rigorosamente divisi per autore.

Per ogni nuova amicizia facevo uno schema dei pro e dei contro per decidere se prendere in considerazione l'eventualità di un nuovo amico nella mia vita.

La domenica ci si ritrovava con la famiglia e si beveva vino rosso, non mi truccavo e mi svegliavo alle dieci del mattino.

Ogni anno, nel secondo quadrimestre alzavo di almeno un voto la media del quadrimestre precedente.

Se prendevo un insufficienza rimanevo in casa per una settimana per poi farmi interrogare.

La mia sveglia era impostata sullo stesso orario da ormai sei anni.

Sapevo che università avrei scelto e anche a quale società presentare il mio primo curriculum.

Avevo solo due amiche a cui poter dire tutto.

Poi ovviamente c'era lui.

Di certo non ero una persona che si poteva cogliere di sorpresa.

Il problema?

Una volta la vita vinse.

E si vendicò per i diciassette anni di sconfitte.

Avevo faticato tanto per raggiungere un'equilibrio e in un attimo il mondo crollò su di me e sulle persone che mi circondavano.

Non mettevo più in ordine la stanza.

Non mi hanno bocciata per miracolo.

Tutti i giorni erano "il giorno della famiglia" infatti mi svegliavo alle dieci, non mi truccavo e bevevo vino.

Ma questa volta brindavo da sola.

Non avevo più le mie amiche e neanche i conoscenti.

Non avevo più lui.

Ho aspettato la luce in fondo al tunnel.

Ma non arrivò mai.

Allora mi dissi:

"Qualsiasi posto purché sia altrove, no?"

Una voce mi richiama alla realtà:

"Prego allacciate le cinture di sicurezza, l'aereo sta per decollare"

AltroveWhere stories live. Discover now