La lotta per la sopravvivenza

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La storia che vi sto per narrare è accaduta in un passato anche troppo lontano per la quale l'uomo possa averne memoria. E forse sarebbe meglio che lui non ne venga a conoscenza.

Ci fu un tempo in cui le vite erano tenute unite da un filo invisibile ad occhio nudo. Veniva chiamato "Hearinos" ed era considerato al pari delle divinità, dettava legge su ogni singolo essere. Sebbene non creasse la vita era lui a tenere in equilibrio tutte loro, e poteva scegliere le sorti di una battaglia fra la vita e la morte. Lui non preferiva nessuno, sebbene corteggiato dagli animi più deboli non si faceva commuovere, così alla pari sceglieva se essi possedevano il diritto di continuare a vivere oppure la loro morte sarebbe stata più utile.

Si compirono gesti eroici e sanguinose battaglie, ma tutti morivano invocandolo di lasciargli altra vita o altro tempo per rivendicarla. Non era misericordioso, sceglieva sempre la cosa giusta da fare in maniera imparziale, ma stava all'individuo dimostrargli che poteva meritare di restare ancora su quel delicato filo, sempre in bilico sul dirupo della morte.

Ed anche Trent crescette con questa ispirazione. Per lui Hearinos era come un padre, una via da seguire, l'ombra da imitare, era tutto. Così fu che crescette nobile e fiero. Non perse mai un incontro, e in breve divenne capobranco dei Daxtor. La sua fama si sparse per tutte le vallate calpestate dai lupi, ogni cucciolo conosceva il suo nome, e in alcune cucciolate erano le madri a raccontarne le gesta.

Ma ora lui ben sapeva che iniziava ad avere un età avanzata rispetto alla vita media di un lupo. Giungeva il tempo in cui si sarebbe dovuto fare in dietro, così che divenne sempre più solitario di quanto non fosse già. Trent però sentiva che la sua vita non era stata vissuta come voleva, ed il terrore di una morte imminenete lo terrorizzava, ed il terrore non faceva che peggiorare il suo stato d'animo. Questo tormento passava sempre più spesso nella sua mente, e nelle fredde notti ululava alla sorella luna di non abbandonarlo.

Passarono diverse lune ma lui non ebbe risposta. Il sole iniziava a scaldare le vallate che pian piano si coloravano di verde, e freschi fiori di primavera sbocciavano al bacio dei caldi raggi del fratello sole. Uccellini multi colore spuntavano da dietro le braccia dei rami, e mentre la neve si scioglieva, petti gialli e rossi si gonfiavano e sgonfiavano al ritmo dei cinguettii. Anche le volpi tiravano fuori il muso dalle tane, incuriosite.

Con tutti questi cambiamenti anche il branco di Trent sentiva aria di novità, così accadde l'inevitabile. Il gruppo delle lupe accolse un nuovo maschio fra di loro, che come lecito mirava a spodestare il capobranco. Lui era giovane, privo di cicatrici, il suo pelo era ancora morbido e i suoi occhi non avevano visto tante volte il periodo delle piogge come quelli di Trent.

Lo scontro avvenne quasi improvviso.

Il giovanotto gli passò di fianco con passo leggero e fiero, Trent, che era appena tornato da una battuta di caccia, si sentiva stanco, ma non voleva lasciarlo a vedere, non poteva mostrare punti deboli, ma forse qualcosa lo tradì perchè il lupo si girò di sacatto e lo morse sulla zampa posteriore. Trent contrattaccò di scatto, così si susseguirono zampate e guaiti. Dopo un po' il capobranco rizzò nuovamente il pelo ed il contendente mostrò segni di stanchezza. Trent lo sfidava a farsi di nuovo avanti, sicuro di avere dalla sua l'esperienza delle innumerevoli battaglie, così se lo ritrovò addosso. Altri graffi e ringhi di avvertimento. Seguirono diverse scene di intesa che si conclusero sempre con Trent che poggiava la schiena a terra sotto le zampe del novellino. E questo non era un bene.

L'anziano lupo inflisse un poderoso colpo al giovane, che si ritrasse con qualche guaito. Presto tornò all'attacco, restituendogli il colpo con la stessa moneta. In quel momento Trent si rese conto che il giovane non aveva ancora fatto sul serio, si era limitato a colpirlo con le zampe ed ad atterrarlo per fargli calare l'autostima, invece lui aveva già giocato i suoi assi nella manica e non sapeva più cosa inventarsi.

Ritrovatosi per l'ennesima volta con la pancia scoperta e sul collo il morso dell'avversario Trent capì che era giunta la sua ora. Guardò il cielo stellato e gli parve che le stelle cadevano come pioggia su di lui quella sera. Si dimenò per l'ultima volta, inducendo l'aggressore a spezzargli il collo.

Non aveva mai cercato di dare forma ad Hearinos, ma quella notte sognò un lupo bianco. Fra i più bianchi e grandi che avesse mai visto; probabilmente emanava luce.

Quel lupo gli ringhiò e lui si sentì impaurito sin dentro le ossa. Non gli era mai successo ma quella volta tremava sul serio!

A quel punto il grande lupo sembrò soddisfatto, così si sedette fissandolo negli occhi. Trent lo imitò.

Poco dopo ulularono assieme. E lo fece con tutta l'aria che possedeva nei polmoni, sentì la sua anima scivolare via, assieme al sui fiato, e probabilmente faceva freddo perchè l'alito di entrambi si espanteva in nuvolette di aria calda che si condenzava, eppure non lo sentiva.

E giunse la pace.

Ma durò come un ululato di speranza rivolto ad un cielo buio senza stelle. Perchè da dove finisce una storia ne comincia un'altra.

La forza dello spiritoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora