Until it's over.

Who do you love?

"Ti prometto che ti aspetterò tutta la vita, ti prometto che ti penserò tutta la vita, ti prometto che ti sentirò tutta la vita, ti prometto che per lasciarti andare non basterà una vita, ti prometto che mi ritroverai tutta la vita."

Ero nella nostra stanza a guardare vecchie foto che mi ritraevano con Harry.
Ricordavo che dal primo momento in cui mi aveva conosciuta si era avvicinato e mostrato spavaldo pur di avermi come modella, dicendomi di essere il soggetto perfetto per ogni sua fantasia.
E da lì era iniziato il nostro rapporto, con la fotografia sempre presente nelle nostre vite, tanto da arrivare a ritrarci sia in momenti intimi prima di fare l'amore con me a cavalcioni addosso a lui, poggiata sul suo petto mentre lo bacio che semplicemente persi uno negli occhi dell'altra al mare.
All'epoca delle foto eravamo innamoratissimi, nulla avrebbe potuto separarci, ci eravamo fatti tante promesse che col senno di poi ci siamo resi conto di non aver mantenuto e questo ci ha portati ad iniziare costantemente a litigare, anche per le questioni più insignificanti.
Da tempo mi ero resa conto di aver smesso di essere quella stessa persona, probabilmente da quando era arrivato lui e tutti i miei ricordi con Harry avevano iniziato a diventare sfocati nella mia memoria lasciando spazio a ciò che di nuovo vi si era radicato.

«Leyla scendi, dobbiamo parlare!» lo sentii dire accompagnato dallo sbattere della porta.

Sapevo fosse arrivata la resa dei conti quindi feci un respiro profondo e scesi in salotto.
Lui si muoveva avanti e indietro tirandosi i capelli che da poco aveva tagliato sapendo quanto io lo considerassi sexy con un taglio corto.
Fu in quel momento che si rese conto di come qualcosa non andasse: quando lo vidi con i capelli corti non feci una piega e da tempo avevo smesso di provare piacere quando facevamo l'amore.

«Diamine piccola che sta succedendo? Ho trovato un pacchetto di sigarette nel tuo cappotto anche se tu non fumi e mi sono accorto del fatto che continui a cambiare password del telefono, come a volermi nascondere qualcosa.
Voglio sapere cosa succede, voglio che quelle parole escano dalle tue labbra vedendoti avere il coraggio di pronunciarle.»

«H-Harry io non so di cosa parli.» dissi staccando lo sguardo dal suo, non riuscendo a reggere il verde dei suoi occhi mescolato ai miei.

Codarda.
Solo questo ero stata nei suoi confronti tentando di nascondergli ancora la verità che già in parte aveva scoperto.

D'istinto si avvicinò a me per spingermi contro il muro ed alzare sue braccia ai lati della mia testa.
Si avvicinò per baciarmi ma io mi voltai di scatto lasciando che le sue labbra si poggiassero sulla mia guancia.
Cercai di fare una lieve pressione sul suo petto per allontanarlo «ti prego Harry, non essere ridicolo.»
Lui tirò un pugno al muro per poi staccarsi da me ed iniziare a respirare a fatica, tenendosi la testa tra le mani per placare l'attacco di panico che stava per avere.

Lo guardai senza avere il coraggio di sfiorarlo come se in quel momento fosse un estraneo e non la persona che per tre anni avevo amato, condividendo momenti intimi con lui e momenti nei quali mi aveva confidato le sue passioni, come la fotografia, ma anche le sue debolezze, come gli attacchi di panico che lo turbavano quando si rendeva conto di qualcosa che si stava sgretolando attorno a lui.

«Leyla ti stai comportando in modo così palese da un po' di tempo.
Hai cercato di darmi la colpa, dici che
penso troppo e che sono io che sbaglio, ma mi sono reso conto del fatto che ti muovi in modo diverso quando facciamo l’amore.
Questa situazione mi tiene sveglio la notte, ammettilo chi ami adesso? Voglio sapere la verità.»

Io deglutii non riuscendo ad aprire bocca.
Era come se fossi bloccata sentendo, forse troppo tardi, il senso di colpa nascere nei suoi confronti.
Non facevo altro che rivolgere lo sguardo ad ogni dettaglio del salotto senza riuscire a guardare nemmeno la sua ombra.
Mi sembrava ridicolo quando fino a qualche tempo prima tremavo in fibrillazione all'idea di averlo accanto e poterlo sentire profondamente mio.