LIBER XI

LIBER XI

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.


MENTRE CON QUESTO canto il poeta di Tracia ammaliava le selve,
l'animo delle fiere, e a sé attirava le pietre,
ecco che le donne dei Cìconi in delirio, col petto coperto
di pelli selvatiche, scorgono Orfeo, dall'alto di un colle,
che accompagnava il suo canto col suono delle corde.
E una di loro, scuotendo i capelli alla brezza leggera,
gridò: «Eccolo, eccolo, colui che ci disprezza!» e scagliò il tirso
contro la bocca melodiosa del cantore di Apollo, ma il tirso,
fasciato di frasche, gli fece appena un livido, senza ferirlo.
Un'altra lancia una pietra, ma questa, mentre ancora vola,
è vinta dall'armonia della voce e della lira,
e gli cade davanti ai piedi, quasi a implorare perdono
per quel suo forsennato ardire. Ma ormai la guerra si fa furibonda,
divampa sfrenata e su tutto regna una furia insensata.
Il canto avrebbe potuto ammansire le armi, ma il clamore
smisurato, i flauti di Frigia uniti al corno grave,
i timpani, gli strepiti e l'urlo delle Baccanti
sommersero il suono della cetra. E così alla fine i sassi
si arrossarono del sangue del poeta, che non si udiva più.
Per prima cosa le Mènadi fecero strage di tutti
gli innumerevoli uccelli, ancora incantati dal canto di Orfeo,
e dei serpenti, delle fiere che erano vanto del suo trionfo.
Poi con le mani grondanti di sangue, contro lui si volsero,
accalcandosi come uccelli che avvistano un rapace notturno
disorientato dalla luce; e il poeta pareva il cervo
condannato a morire all'alba nell'arena, preda
dei cani che l'assediano sul campo. Nel loro assalto gli scagliano
contro i tirsi, virgulti di foglie non certo creati per questo.
Alcune lanciano zolle, altre rami divelti dagli alberi,
altre ancora pietre. E perché armi al loro furore non mancassero,
alcuni buoi, col vomere affondato, aravano lì quella terra,
e non lontano, preparandosi con molto sudore il raccolto,
muscolosi contadini vangavano le dure zolle;
alla vista di quell'orda, costoro fuggirono abbandonando
i loro attrezzi: disseminati sui campi deserti rimasero
così sarchielli, rastrelli pesanti e lunghe zappe.
Quelle forsennate se ne impossessarono e, fatti a pezzi i buoi,
che le minacciavano con le corna, si gettarono a finire
il poeta che, tendendo le braccia, per la prima volta
parlava al vento e nulla, nulla più ammaliava con la sua voce:

𝐌𝐄𝐓𝐀𝐌𝐎𝐑𝐅𝐎𝐒𝐈 ━ 𝐎𝐯𝐢𝐝𝐢𝐨Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora