Sono nata il 16 marzo dell'anno 1999, fin dai tempi delle scuole elementari sono stata presa di mira per il mio insolito nome, ha pure un significato carino, ma a quell'età è troppo superfluo, inizi a pensare che sia interessante solo quando entri nel mondo degli adulti, perché loro riflettono su tutto.
Significa "emozione".
Il periodo che ha preceduto la mia adozione, mia mamma ha fatto una mostra molto importante che l'ha resa un artista rinomata e conosciuta in tutto il Canton Ticino e che nel giro di pochi mesi è stato reso noto in tutta la Svizzera, ancora adesso continua a crescere.
Il nome di quella mostra d'arte era proprio Hanin, una svariata quantità di quadri di diverse dimensioni e differenti tecniche di pittura, stavano su uno sfondo bianco ad esprimere qualcosa che le sole parole non erano in grado di trasmettere.
Una persona che mi vede dall'esterno mi descriverebbe all'incirca con questi termini.
Capelli lunghi e scuri con riflessi d'orati, occhi grandi e ramati, labbra piccole ma leggermente carnose e costantemente arrossate. Carnagione davvero troppo chiara se non pallida, alta quanto basta per essere definita bassa e con curve accentuate. Ho un fisico normale con un po' più di carne là dove serve, un corpo femminile che purtroppo non riesco ad apprezzare appieno.
Ma in fondo, sono un po' i problemi di tutti.
Se dobbiamo parlare della vita sociale purtroppo non ho molto da dire, ho pochi amici e non necessito di vederli spesso, sono un po' quei compagni di percorso con i quali instauri un bel rapporto ma che non diventa un legame forte. Quindi possiamo dire che sono sola con me stessa. E mi va bene così.
La mia espressione di genere è molto variata proprio come la musica che ascolto, ho uno stile mio, ci sono giorni in cui preferisco indossare tute, altri in cui invece prediligo abiti più infantili e femminili.
Va a momenti. Come il mio umore.
Ed ogni volta mi ripeto che è normale, che tutti si sentono così, che non sono speciale. Mi piacerebbe se fosse vero, o forse in realtà sarebbe una cosa davvero triste, ma almeno non mi sentirei più strana, forse, sarei capita.
Solo, non penso che il mio compagno di classe seduto vicino a me all'ora d'arte o la signora che incontro ogni mattina per strada vicino la fermata del bus, abbiano il medesimo chiodo fisso che mi aiuta ad arrivare a fine giornata, il modo migliore per togliersi la vita.
