Capitolo 2

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La carrozza sobbalzò all'ennesima buca presente sulla strada sterrata, provocandomi un fastidioso dolore alla colonna vertebrale.

Gord era seduto di fronte a me e indossava gli abiti più appariscenti e di cattivo gusto che avessi mai visto. La sua tunica giallo canarino aveva le maniche corte e arrivava sino a metà coscia, fermata in vita da una spessa cintura di cuoio. Portava delle braghe rosse piuttosto ampie e un mantello leggero arancione, fissato sulla spalla sinistra mediante una fibula dorata. Tutta quell'ostentazione esagerata riusciva solo a darmi la nausea.

«Sei pronto per incontrare il Re?» mi domandò.

«Credo di sì...»

Avevo passato la mattinata a rendermi presentabile. Ero passato nelle mani esperte di un servitore che aveva apportato le ultime modifiche al mio abito, mi aveva sistemato i capelli e infine mi aveva persino truccato!

Quando aveva terminato il suo lavoro e mi ero guardato allo specchio, ero rimasto senza parole. Stentavo a riconoscermi nel riflesso di quel ragazzo così curato e carino.

I miei capelli color cioccolato erano stati tagliati, lisciati e pettinati all'indietro, usando una soluzione di acqua e gesso per fissarli. I miei occhi d'ossidiana erano stati contornati da una riga nera di kohl, che ne risaltava maggiormente la grandezza e i miei abiti erano stati realizzati su misura.

Non avevo mai indossato una tunica così bella e colorata in vita mia, avevo paura di rovinarla.

«Ripetimi quello che ti ho detto» mi ordinò, incrociando le braccia sul petto.

Mentre venivo strapazzato e rimesso a nuovo, Gord mi aveva istruito a dovere su cosa avrei dovuto raccontare al sovrano, quando lo avessi incontrato.

Per fortuna lo zio non si era inventato una storia di sana pianta, ma si era limitato ad abbellire la realtà, aggiungendo qualche particolare per nascondere il mio stile di vita troppo umile.

«Sono Kaj del Clan dei Webb, cugino di Luiza. Ho vissuto con mia madre e mia sorella ai confini del Regno e mi sono preso cura di loro, gestendo la piccola bottega di vestiti.» Lo zio aveva pensato che quella fosse una bugia plausibile, dato che lui commerciava in stoffe pregiate. «Sono venuto a casa vostra per farvi visita.»

«Se vedesse le tue mani?» mi incalzò.

«Amo cavalcare e intagliare il legno.»

«Se ti chiedesse perché ti sei fatto avanti?»

Mi umettai le labbra. «Il giorno del grande mercato ho accompagnato Luiza e, dalla carrozza, ho visto Thorpe, rimanendone affascinato.»

Quella sì che era una cazzata colossale! E glielo avevo anche fatto notare! Ma lui, invece, sosteneva che era un ottimo raggiro.

Annuì compiaciuto. «D'ora in poi chiamami zio e non essere formale con me. Dobbiamo sembrare una famiglia.»

«Sì, zio.»

«C'è ancora una cosa che devi sapere» affermò, muovendosi a disagio sul sedile. «Dopo che avrai parlato con il Re, incontrerai ilSenza Cuore e... lui ti metterà alla prova.»

Sgranai gli occhi a quelle parole. «I-in che senso?»

«Vedi, lui ha una posizione prestigiosa nella scala gerarchica. È il preferito del Re, il miglior guerriero di tutti i regni: può avere qualunque cosa desideri» spiegò. «Qualche stupido ragazzo ha tentato di abbindolarlo in passato» disse, ridacchiando. «Non è andata a finire molto bene...»

Perché stavo già immaginando di finire cadavere?

«Li ha u-uccisi?»

«Oh, no! Stranamente non è capitato nulla a quegli sciocchi!» rispose. «Li ha spaventati talmente tanto, al loro primo incontro, che sono fuggiti tutti a gambe levate!» continuò, ridendo di gusto.

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