Capitolo Uno.

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La fama e i soldi non hanno cambiato Louis: gli piace pensare che sia stata la vita a cambiarlo, ma non vuole apparire pretenzioso.

È uno scrittore, uno di quelli che fanno inaspettato successo con un romanzo commerciale e danno il via ad una carriera di best seller da esposizione, amati dal pubblico ed elogiati dalla critica.

Louis non è mediocre.

Qualcuna delle cose che ha scritto lo è, ma non lui.

Lui è sincero, eclettico, versatile.

È capace di scandagliare gli animi dei lettori e scavare nelle viscere della realtà.

Glielo diceva sempre: "Ho incontrato tante persone nella mia vita, ma ti assicuro Lou, nessuno è stato in grado di raccontarmi il mondo nel modo in cui lo fai tu".

Lo chiamava Lou e lo baciava sulle labbra, e ogni volta aveva la tentazione di dirgli che lui, il mondo, era capace di raccontarlo, ma solo grazie ai suoi occhi verde brillanti aveva imparato a viverlo.

Era così innamorato che non si vergognava nemmeno di pensare a ridicolaggini smielate come quella.

Era innamorato. Perché ora non lo è più. Non di lui.

Certe volte si aspetta ancora di sentirlo armeggiare con le chiavi di casa, al rientro dalla sala di registrazione o da una delle sue corse mattutine— alle quali lui si è sempre rifiutato categoricamente di partecipare-, vederlo sgusciare nel soggiorno ed avvicinarsi al divano sul quale sta lavorando, per salutarlo con un bacio.

Una routine di piccoli momenti e tocchi delicati che conservavano gelosamente.

Prima di rendersi conto che quella non è più casa sua, e il mazzo di chiavi che gli apparteneva e che ha tenuto nelle tasche dei jeans per quattro anni, è ancora accantonato sul mobile all'ingresso, dove lo ha posato prima di uscire per sempre.

I primi mesi, Louis lo ha lasciato lì sperando che tornasse a riprenderselo, ed ora non ha più un motivo per trovargli un posto alternativo.

È consapevole del fatto che sia piuttosto ridicolo rifiutarsi di chiudere sul fondo di un cassetto un mazzo di chiavi inutilizzate da mesi, ma è uno scrittore che è stato deluso dall'amore, spera sia giustificato.

Non ha smesso di credere nell'anima gemella, ha smesso di... aspettare Harry.

I più importanti mutamenti della sua vita sono scanditi dalla pubblicazione di romanzi di successo, che si sono modellati nella sua mente in seguito a novità che hanno caratterizzato la sua esistenza sulla terra.

Scrive perché è l'unico modo che ha di raccontarsi.

Louis, ha iniziato a scribacchiare sin da quando ha imparato come mettere in ordine le parole di una frase, prima sui diari rosa glitterati che rubava dalle stanze delle sorelle, e poi su ogni superficie che potesse accogliere i suoi pensieri: pezzi di carta, libri universitari, Moleskine dalla copertina consunta, file sul suo portatile, note sull'Iphone dagli angoli sbeccati per tutte le volte che lo ha fatto cadere.

La sua mano corre inconsapevolmente alla tasca della giacca in cui tiene il cellulare, o ad una delle penne mangiucchiate che dissemina ovunque lungo il suo passaggio, per imprimere nero su bianco qualsiasi cosa gli passi per la mente.

Parola dopo parola, riga dopo riga e paragrafo dopo paragrafo, finché da tutto quel caos di pensieri, riesce a trarne un'idea da dare in pasto alla sua casa editrice.

Le opere migliori le ha create nel 'periodo Harry' – si sente un po' Picasso quando scompone la sua vita in periodi, ma non resiste alla tentazione– perché il riccio era diventato la sua musa ispiratrice e, con le sue mani grandi a massaggiargli i muscoli della schiena, era così facile riordinare i pensieri.

I Love You But I Don't Know What To DoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora