Roxanne

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Chi lo avrebbe mai detto che la storia potesse prendere una simile piega: Julia l'aveva desiderata tanto, con quelle sue camicette sempre o nere o bianche, gli stivaletti rigorosamente slacciati e le ciocche castane tenute immobili da un fermaglio.
Ora Julia poteva vantare a sé stessa di aver raggiunto il suo obiettivo, un obiettivo a cui mirava da ben cinque anni.
A ripensarci le spunta ancora un ghigno sul volto.
Roxanne era una bella, bellissima donna sulla quarantina, sempre in forma, attenta e delicata, era impossibile non amarla. Impossibile solo per Julia, difatti era molto odiata dalla maggior parte degli alunni e temuta da tutti. La sua preparazione scolastica era indiscutibile, ma , dio, era così rigorosa e glaciale. In pochi riuscivano a farsi andare bene quel carattere. E solo Julia poteva invaghirsi di lei.

Tutto ebbe inizio in una giornata di fine settembre, quando Julia entrò al liceo. All'epoca era soltanto una ragazzina di quattordici anni che amava divertirsi con le amiche , ochette superficiali, le avrebbe definite adesso. Quel giorno, il primo giorno di scuola, quello per cui non si dorme e la notte la si passa a fantasticare sul futuro, Julia si sedette vicino alla sua inseparabile amica, Marie Turner, un'arpia con gli occhi più grandi del viso, che avrebbe scaricato qualche mese più tardi.
Le due chiaccheravano a voce bassa, unendosi ai bisbigli dei compagni, quando, improvvisamente, dalla porta principale dell'aula, fece la sua entrata la loro nuova professoressa di lettere: Roxanne Le Rouge.
Era giovane e bella, camuffava la sua statura bassina con un paio di scarpe alte, indossava una camicetta bianca, dei pantaloni neri e un foulard allentato al collo - Roxanne perdeva spesso la voce, così ne faceva uso di frequente - ai tempi aveva ancora i capelli corti, li aveva persi in seguito alla chemio, ma le stavano crescendo nuovamente, ora che tutto era finito.
Tutti gli alunni la ascoltavano attentamente, stava introducendo il programma e parlando in generale del percorso di studi.
I suoi discorsi non erano mai banali o superficiali e se apriva bocca non era per riempirla d'aria.  Furono i suoi racconti sulla Magna Grecia e sul potente Impero Romano, che, ben presto, finirono per far sì che Julia perdesse irrimediabilmente la testa per lei. Per lei , che aveva quella luce ipnotica negli occhi quando spiegava qualcosa, qualunque cosa. E Julia avrebbe voluto prendere quella luce avrebbe voluto averla o , perfino, essere quella scintilla negli occhi di lei.

Quel giorno c'era un'afa insostenibile. Roxanne stava sventolando il ventaglio blu davanti al volto, energicamente , e  le corte ciocche castane svolazzavano di qua e di là. Julia era seduta a primo banco a  bearsi di quella visione estatica.

Questo fu il loro primo incontro e Julia non lo dimenticò mai, così come quando la fece ridere animatamente, o quando ricevette il primo complimento da parte della più grande, ma anche quelli successivi; il giorno in cui il loro percorso scolastico giunse al termine, Julia le scrisse una lettera dove esprimeva la sua gratitudine per averla aiutata nella crescita personale e a  formarsi come individuo pensante.
Certo, Julia avrebbe voluto scrivere molto di più, aprirle il suo cuore, ma la sua coscienza razionale la frenò prima che fosse tardi. Era sempre così drammatica, Julia...
Ricevette anche una risposta affettuosa da parte della più grande, e quello sembrò bastarle.
Se non che gli anni passarono e Julia non ricevette sue notizie per quasi due anni.
E nonostante la ragazza ebbe relazioni serie, avventure sia con donne sia con uomini,  non dimenticò mai la sua professoressa.

Gli anni passarono e  Julia si ritrovò in un batter d'occhio quasi ventenne a dover affrontare il suo ultimo anno di liceo, per poi andare al college.

Quella mattina il cielo non splendeva e le nubi, cariche di lacrime, aspettavano, impazienti, un pretesto per scoppiare in un lungo pianto.
Julia stava seduta sul suo banco, ricurva, con i gomiti sulle ginocchia e il viso affondato su un foglio, intenta a ripassare una delle tante materie per l'esame orale, che si sarebbe svolto a distanza di poche ore; in classe, i suoi compagni, stavano anche loro ripassando, o pregando, altri  facevano a pugni per allentare la tensione.
A spezzare quel clima teso fu il picchiettìo di qualcuno che bussò alla porta.
Un ragazzo a caso si avviò e fece per aprirla, ma tutti rimasero sorpresi dalla persona che si celava dietro il legno.
-Salve a tutti! Siete cresciuti, vedo! -
la sua voce era inconfondibile, il sorriso sempre quello di cinque anni fa. 
Julie dava le spalle alla porta, ma si voltò di scatto, incredula, quando ebbe udito quella voce cantilenante.
La ragazza credeva fosse uno scherzo e rimase a guardarla, impassibile.
-Mi è stato ordinato di badare a voi perché il professor Duchamp è stato chiamato urgentemente dal dirigente-
spiegò lei, scrutandoci uno per uno.
Era sempre la stessa, non era cambiata di una virgola, tranne per il fatto che adesso indossava un maglioncino nero con sotto una camicetta azzurra, ma il foulard  era sempre presente, notò.
I capelli erano più lunghi, le arrivavano alle spalle, alle ciocche castane facevano contrasto alcune bianche.
Il viso squadrato e ricoperto di lentiggini visibili solo da vicino. Da molto vicino.
Le mani sempre le stesse: belle e di carnagione chiara, delicate. Le sue vene erano più evidenti e questo faceva impazzire l'alunna.

Terminata quella piacevole ora, i ragazzi si dileguarono frettolosamente fuori dall'aula, tranne Julia, che temporeggiò ad uscire.

-La trovo bene, prof-, Julia fece allusione alla malattia,

-Sì, ormai è acqua passata- rispose alludendo anche lei a quello. E Julia sorrise, avvicinandosi in direzione della porta, al cui stipite Roxanne era appoggiata.

-Julia- disse, e Julia si voltò, 
- promettimi una cosa, - disse con tono di voce basso.
Roxanne si avvicinò maggiormente alla più piccola, che aveva il viso a pochi centimetri dal suo,
- Non sprecarti mai per qualcuno che non ti comprende- continuò,
- Me la ricordo ancora la tua lettera, sai?-,
Julia abbassò lo sguardo, imbarazzata.
-L'ho capito subito che eri diversa, hai un grande animo-

Julia stava in silenzio, incredula ed eccitata. Alzò lo sguardo e si immerse nei suoi occhi blu, con attorno le lentiggini.
Si guardarono per un lasso di tempo che a Julia parve un'eternità, quando Roxanne esalò un respiro, inclinò lentamente la testa. La ragazza non ebbe neanche il tempo di realizzarlo che la professoressa le afferrò il collo con la mano destra , la fece scontrare alla parete e... la baciò .

Le due si divorarono in uno, infiniti baci.
Julia la afferrò per il colletto e la sbattè violentemente al pilastro della porta, lo desiderava da tanto.
Roxanne si lasciò scappare un gemito dalle sua labbra sottili e rosee.
Questo esortò Julia a continuare. Le sbottonò la camicetta e la lasciò cadere a terra, poi anche i pantaloni . Nuda. Finalmente. I suoi occhi vedevano la Venere di Milo.

Roxanne stava per farle lo stesso, ma Julia la girò inaspettatamente di spalle, e Roxanne si ritrovò con la guancia sinistra sulla cattedra.
Il suo sedere era davanti alla faccia di Julia.
Quante volte lo aveva desiderato...

La ragazza leccò la sua intimità da dietro e la penetrò con due dita, piano piano, ma Roxanne voleva di più.
Julia mosse le dita più velocemente fin quando ne aggiunse altre due, e lì Roxanne vide le porte del Paradiso. Urlò così forte che la ragazza le tappò la bocca con la mano. E Roxanne la leccò delicatamente, eccitando Julia.
Mai, neanche suo marito l'aveva mai fatta venire così .

Prima che potesse fare altro, Roxanne si voltò con tutte le sue forze e ribaltò la situazione, adesso Julia aveva le spalle a muro .
La donna le sussurrò: - Non sai da quanto volevo farlo-.

Julia era in estasi, sentiva un formicolio alla sua intimità, abbandonata totalmente all'eccitazione.

Roxanne le sfilò via i vestiti. Si inginocchiò a lei e le aprì le gambe.  La guardò. Gli occhi neri assetati.
Con le mani le stringeva le cosce , ma con la lingua baciava il clitoride, lo stuzzicava.

Poi Roxanne si fermò . Si alzò in piedi. Si sedette sulla sedia e le fece cenno di sedersi su di lei.
La più piccola si mise a pancia in giù sulle sue gambe. Aveva solo le mutandine . Gliele tolse.
La professoressa passò la mano sul sedere di lei, liscio, curvo.
-Sei stata cattiva- disse.
Roxanne le diede uno schiaffo .
La più piccola soffocò un falsetto e ansimò.
-Tr*ia-  un altro schiaffo.
Quando Julia si sentì chiamare in quel modo non poté più trattenersi e urlò di piacere.

A questo punto Roxanne la prese e la posizionò sulla cattedra, dov'era lei poco prima, ma a pancia in su, le gambe rivolte verso l'esterno.
La più grande iniziò a baciarla in modo passionale , la stringeva a sé in un abbraccio.
Julia voleva essere posseduta dalla sua professoressa, subito, su quel tavolo . Ma Roxanne la fece sudare.
Le baciò i capezzoli, prima il sinistro, poi il destro , a uno ad uno e piano piano. Li leccò lentamente. 
Julia era bagnatissima.
La mano della più grande si abbassò verso la sua intimità e la tastò.
Senza preavviso la penetrò con un dito.
-Ti piace essere la mia tr*ia-  sussurrò al suo orecchio .
Julia urlò fortissimo.
-Stai zitta. - e Roxanne spingeva più forte infilando due dita
-Sei solo una lurida schiava- tre dita
-Oh, professoressa la prego, più forte, sì,  così.  Più forte, professoressa-
Così  Julia venne sulle dita della donna.

- Prof-, disse Julia, continuando a baciarla senza fiato.
Non lo avrebbe dimenticato mai e sigillò questo loro segreto in un ultimo filo di voce
e disse:
- Roxanne-.

Roxanne (One Shot) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora