Namae Wo Yobu Yo

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sorezore ni ima o aruiteru
bokura ga waraeru ni

La città di Yokohama era invasa da un fresco venticello primaverile, quella sera. La brezza piacevole riportava in superficie ricordi sepolti da tempo, non altrettanto apprezzabili. Il sole veniva lentamente risucchiato dalle onde leggere del mare, di un colore rosato che sfumava tremolante verso il dorato, mentre le luci nelle case e nei palazzi filtravano tenui dalle finestre spalancate. L'aria afosa che aleggiava negli appartamenti veniva spazzata via da quell'improvviso sentore di frescura, che portava con sé l'odore dei ciliegi ormai in fiore.

Una lapide, di piccole dimensione, si ergeva ai piedi di un possente albero, attorniata da fiori appassiti ed erbacce incolte, i quali ne evidenziavano lo stato di trascuratezza. La strada era deserta, nessuno che potesse osservare le foglie, spinte dolcemente dall'aria, poggiarsi sulla pietra e scuotere leggermente il groviglio di polvere che copriva il nome inciso sulla facciata, tranne una figura esile, accovacciata davanti a quella tomba desolata. Una lunga treccia racchiudeva i sottili capelli corvini della ragazza, finendo per poggiarsi sulla sua spalla, coperta da una giacca di pelle. Gli occhi chiari, quasi socchiusi, ospitavano uno sguardo vacuo e perso, che non lasciava spazio ad interpretazioni. Né tristezza, né rabbia erano percepibili dall'espressione assorta che il viso cereo dai lineamenti delicati aveva assunto.

D'improvviso, la figura impassibile di Nori parve essere sostituita da un ricordo vagante per il presente, impresso nel terreno di quella strada come un tatuaggio indelebile segna la pelle.

Una ragazzina di appena tredici anni correva sull'asfalto, ansimante, sfinita dalla corsa ed esausta di quella vita. Il terrore impresso nel suo sguardo stanco, che viaggiava freneticamente da un capo all'altro della strada, pronto ad intercettare una qualsiasi presenza che l'avrebbe spinta ad accelerare ancora la sua andatura. Se l'avessero presa, sarebbe stata la fine. Il portafogli nelle sue mani tremanti sembrava pesare sempre più ad ogni passo, carico della sofferenza e del senso di colpa che le gravavano sulle spalle ossute. Le iridi azzurre si scurirono all'istante, non appena una chioma castana fece capolino dal fondo della strada. Un ragazzo poco più grande di lei, pieno di fasciature dalla testa ai piedi, la fissava insospettito. Indossava un cappotto nero più grande della sua taglia, poggiato sulle spalle, che ondeggiava in qualunque direzione il vento dettasse. Il viso giovanile, bendato in parte anch'esso, era contorto in una smorfia annoiata, e delle ciocche di capelli scuri gli ricadevano, svolazzando, sugli occhi, ma la cosa non pareva turbarlo minimamente.

ikite iru imi o tashikameai
nagara susumeru ni

La ragazza, adesso, nuovamente ferma ai piedi di quella lapide, venne scossa da un moto di ira, che la spinse a calciare violentemente il terreno. Ciò che rimaneva dei fiori appassiti che adornavano la tomba si disperse, creando una nube di polvere marrone. Digrignò i denti, mentre stringeva i pugni, tenendo le braccia distese lungo il corpo longilineo. Ricordare la faceva male, sentiva un presa opprimente soffocarla, come se il passato cercasse di strangolarla e portarla via con sé. Si fece forza e riprese il controllo di sé stessa: detestava che ripensare a quella storia potesse renderla così vulnerabile. Aveva aspettato tutti quegli anni prima di visitare quel posto, ma nonostante pensasse di essere pronta, il dolore bruciava ancora vivido nel suo cuore e nella sua mente.

Subito, la bambina riprese a correre lungo la strada, lasciandosi alle spalle tutto il resto. Corse, corse e corse finché non sentì le gambe implorarla di fermarsi, mentre i muscoli le dolevano come mai prima. Sperava di aver seminato i suoi inseguitori, di essere finalmente in salvo, quando il volto annoiato del ragazzo le si presentò davanti, spaventandola a morte. Non si spiegava in che assurdo modo avesse potuto superarla senza che se ne rendesse conto.

Namae Wo Yobu Yo || Dazai OsamuDove le storie prendono vita. Scoprilo ora