Il Drago e la Barca

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Enjoy the music!


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Astrid strinse le dita attorno ai braccioli della sedia. Osservò con attenzione le fiamme che bruciavano nel focolare, il fuoco che tanto era amico e nemico degli uomini. Il sole era sorto da un pezzo, ma l'ormai regina reggente di Berk non aveva aperto le finestre, lasciandosi divorare dal buio.

Posò lo sguardo sulla sua mano, all'anulare sinistro dove l'anello di nozze era ancora lì, brillando di suo, nonostante fossero passati anni dal suo matrimonio. Trentaquattro.

Lentamente si alzò dalla poltrona, gettandosi addosso lo scialle di lana: la vecchiaia aveva intorpidito il suo corpo, lasciandole i ricordi di una gioventù passata a combattere e volare tra i cieli del Nord; ora, coi i capelli grigi, le mani macchiate e gli occhi quasi spenti, anche solo qualche passo le doleva.

La camera da letto, fortunatamente, era al piano terreno. Entrò, appoggiandosi allo stipite per riprendere fiato, e il suo sguardo corse al letto.

Era ancora lì. 

Le ancelle lo avevano lavato, pulito, e vestito nei più pregiati abiti, degni di un re. Il mantello era stato appoggiato al suo lato, così come quella vecchia maschera in pelle, usata nei voli. Inferno sul petto, dove erano state unite le mani. Un'espressione serena, di chi aveva trovato finalmente la pace, impressa sul suo volto. Per sempre.

Astrid mosse ancora qualche passo, sedendosi poi sul letto, si fermò a guardare il corpo senza vita del marito.


La sera prima tutto sembrava perfetto: avevano salutato i loro nipoti, i figli di Nuffink, ritirandosi a dormire. Nella loro quotidianità, Astrid aveva aiutato Hiccup a togliere la protesi e medicare la ferita; lui, dall'altra parte, le aveva sciolto la semplice acconciatura, pettinando i suoi capelli, sussurrando nel suo orecchio il suo amore profondo.

La notte era giunta, e così anche la Morte. Aveva finalmente guardato Hiccup negli occhi, portandolo via nel sonno.

All'alba, Astrid essendo la prima ad alzarsi, aveva realizzato in poco tempo: la loro semplice routine mattutina era stata spezzata. Per sempre.

Era stato l'ultimo sonno di Hiccup.


La voce si era sparsa come il vento. Zephyr aveva pianto e urlato fino a non avere più voce in gola; Nuffink era rimasto come una statua di sale, in un angolo. Astrid, dall'altra parte, nel suo ruolo di forza anche dopo tanti anni, aveva subito ordinato la preparazione del funerale: doveva accadere quella stessa giornata.

Ora, mentre attendeva il corteo, si permise di piangere. Si chinò sul corpo del marito, affondando il volto nel petto, soffocando i suoi singhiozzi, le mani tremanti che stringevano il kyrtill lavorato.

Era consapevole che, prima o poi, quel giorno sarebbe arrivato, eppure iniziò a pensare che fosse troppo presto.  « Mi bastava un anno ... solo un anno in più ... » sussurrò piano, forse una preghiera agli Dei, che mai si sarebbe esaudita. 

Lasciò uscire un sospiro profondo, tornando a sedersi, la schiena appena ricurva. Attese per un tempo indeterminato, fino a quando Nuffink non si fece spazio nella stanza: « Mamma -lei alzò lo sguardo, sorridendo alla vista del figlio- il corteo è qua ».



La vedova di Berk. Le sentiva già le voci, che correvano tra le comari del villaggio, velenose quanto i serpenti. 

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