Sixteen

10.3K 524 285
                                    

(Questa è colpa di Louis Tomlinson che alle quattro del mattino twitta la frase di una canzone che comincia con 'Larry' e continua anche peggio.
Ringraziate lui.)


«A New York mancano le stelle
un milione di finestre, la tua qual è?
a New York non ci sono stelle
quanta gente che hai intorno a te
ma a New York
non ci sono io
le luci sempre accese
ti fanno stare meglio
ma il cielo che hai lasciato
ti aspetta qui con me.»


A sedici anni non ti aspetti di trovare l'Amore, quello vero, che ti scuote da dentro e ti fa rivalutare ogni cosa. A sedici anni ci si innamora in modo sfuggente e a volte anche superficiale e non si fanno piani. Si vive alla giornata, si apprezza ciò che si ha consapevoli che potrebbe andarsene da un momento all'altro, e che va bene così.

Harry a sedici anni era un ragazzino nella norma: andava a scuola, lavorava nei weekend e aveva la sua buona dose di sogni. Era stata sua madre a convincerlo a presentarsi alle audizioni di X Factor, e quella mattina, al suo risveglio, Harry non immaginava neanche lontanamente che la sua vita non sarebbe mai più stata la stessa.

E non sta parlando solo della fama che lo ha investito all'improvviso, delle arene e gli stadi colmi di persone e luci e calore. Harry parla dell'esatto momento in cui i suoi occhi ne hanno incontrati degli altri, blu come il cielo estivo che era solito vedere sopra la piccola villetta francese dei suoi nonni, ed ha saputo che qualcosa in lui era cambiato per sempre.

A sedici anni, in un bagno stranamente vuoto e anche abbastanza puzzolente, Harry ha incontrato Louis e qualcosa di non ben definito gli ha detto ecco, è lui, quello che non sapevi di star cercando ma di cui hai inevitabilmente bisogno.

Harry non ha mai smesso di aver bisogno di Louis. Anche adesso che di anni ne ha venticinque, che ha girato il mondo e incontrato milioni di occhi, quelli di Louis restano gli unici in grado di comprenderlo appieno. A volte, quando persino lui stesso non riesce a capirsi, gli basta specchiarsi in quei piccoli pezzi di cielo per ritrovare se stesso.

E da quando quello sguardo non è più la prima cosa che vede al mattino, Harry ha la sensazione di non sapere dove sta andando, né cosa sta facendo. Si sente perso, il più delle volte.

Ora, dalla piccola terrazza della sua casa di New York, con la città che non dorme mai ai suoi piedi e mille voci che gli raggiungono le orecchie, l'unica che vorrebbe ascoltare sta cantando per qualcuno che non è lui dall'altra parte del mondo.

Si lascia andare contro lo schienale morbido della poltrona e sospira. È stanco, nervoso per ciò che lo aspetta nei prossimi giorni e anche terribilmente, inspiegabilmente nostalgico.

A New York è l'una di notte quando Harry riapre gli occhi e realizza di essersi appisolato per un po'. Si volta verso destra, in direzione del cellulare riposto sul tavolino di vetro, ed è quasi sicuro di poter sentire il cuore salire fino alla gola e poi sprofondare all'altezza dello stomaco. La canzone che lo ha appena svegliato gli riporta alla mente una notte insonne di tanti anni fa, trascorsa in due nel letto minuscolo di un tour bus dall'odore sinistro. -Questa te la imposto come suoneria del mio contatto- gli aveva detto Louis, una mano tra i suoi capelli e l'altra impegnata col suo cellulare. -Così mi riconoscerai ogni volta che ti chiamerò. Anche tra dieci anni.-

I got chills
they're multiplying
and I'm losing control
'cause the power you're supplying
it's electrifying!

Sixteen | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora