Ma.

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Non è una novità.

E non è la prima persona a provarlo sulla propria pelle.

Ma c’è questo ammasso informe e pesante di brividi che le fa montare una nausea costante, e pensa alla notte, e pensa a lui, e pensa a quel Ho capito. In realtà lui non ha capito proprio un cazzo.

Ma la storia non inizia da questa mattina estiva, non inizia dai piedi di Trix appoggiati contro il muretto del terrazzo, né dall’orizzonte dolce delle colline che sono di un verde talmente forte che le occhi le fanno male cane.

 

Inizia otto anni prima.

Inizia quando Trix ed Harry hanno quattordici anni, e hanno appena iniziato il liceo, ed entrambi si riempiono la testa di mantra pseudo-anarchici, punk commerciale ripetuto a macchinetta come un Ave Maria imposto dal parroco ai timorati di Dio. Si ricoprono il corpo con stracci che urlano ai quattro venti quanto sono ribelli, e quanto non si piegheranno mai a questa società malata e consumista.

Harry e Trix si incontrano per la prima volta al concerto dei Rancid, entrambi accompagnati dai fratelli maggiori, e si squadrano bene, da capo a piedi. È il loro primo concerto, Beatrix vorrebbe quasi tenere per mano suo fratello Spencer, ché un po’ di paura sotto sotto ce l’ha; ed Harry si nasconde dietro la schiena di Gemma, perché ancora le sue ossa sono piccole ed i suoi muscoli celati.

Trix ha trovato del tutto fuori contesto i riccioli esagerati di Harry, ma un po’ le piacciono i suoi occhi – e la sua t-shirt dei Sex Pistols è effettivamente un figata. Peccato che lei lo superi di cinque centimetri buoni, nonostante lui stia indossando quegli anfibi datati.

Poi continuano a vedersi, a quei concerti.

Passano gli anni e quegli ideali da pre-adolescenti incazzati decidono di accantonarli in un angolo dell’armadio assieme ai pantaloni in tartan e le catene portate al collo, ma ogni volta che i NOFX, i Social Distorsion, gli Anti-Flag o chi per loro suona nelle vicinanze, Trix ed Harry indossano i loro jeans più strappati, e le loro giacche di pelle più consumate e sanno di ritrovarsi in mezzo al pogo, tra l’acre odore del sudore mescolato alle birre rovesciate e a quelle sigarette fumate in quei locali troppo piccoli. Perché sì, magari hanno smesso di credere nell’anarchia insurrezionale, ma adorano ancora perdere la voce saltando, e quella musica dura e frenetica nelle orecchie è qualcosa che è davvero difficile da smettere di amare. A volte ridono assieme, mentre aspettano in coda fuori, e “Sapevo di trovarti qui!” si esclamano a vicenda.

Hanno diciassette anni ed Harry nel frattempo è cresciuto, le sue spalle si sono irrobustite, e non deve più guardare Trix dal basso verso l’alto. Lei svetta comunque sulla folla femminile, perché quelle gambe non hanno smesso di allungarsi con la pubertà, e le sue forme si sono addolcite, ma Harry non può nemmeno notarlo perché Trix le tiene nascoste sotto la felpa oversize dei Bad Religion, e poi a lui nemmeno interessa più di tanto. Dopotutto Trix è quell’amica che compare di tanto in tanto nella sua vita: quella da chiamare la domenica pomeriggio quando ti annoi, o quando sei stato a quella serata di ska-punk di nicchia e vuoi aggiornarla sulle novità. È quella ragazza che non è nemmeno una ragazza, alla fine dei conti. Perché poi Harry, a scuola, i jeans rotti li sostituisce con pantaloni ben stirati da sua madre Anne, e le t-shirt dei Sex Pistols le baratta con camicie cifrate, cucite su misura dal sarto. E questa sua doppia vita a lui piace, si sente un po’ come Superman quando toglie gli occhiali e indossa la tuta rossa e blu – solo che il mantello di Harry è il suo chiodo pesante.

Trix ogni tanto lo incrocia sulla strada verso il liceo, stenta quasi a riconoscerlo e sotto i baffi se la ride, quando vede quei riccioli costretti in una strana forma dal gel, e si domanda perché lui lo faccia. Ma alza comunque la mano e lo saluta con un sorriso, quando lui è appoggiato al muro con le braccia strette attorno ai fianchi di Sally. Harry strizza gli occhi in quello che forse dovrebbe essere un occhiolino, ma mica gli riesce, allora abbassa la testa in un cenno di riverenza e si fanno bastare quello. A loro basta quello, un'amicizia che nemmeno amicizia puoi chiamarla veramente. Ma hanno le loro vite, le loro cerchie, i loro interessi diametralmente opposti, e sì, a loro va davvero bene così e non cercano nient'altro l'uno nell'altra.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 28, 2014 ⏰

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