Capitolo 1: Incontro primordiale

255 4 3
                                    

"Signorina, vi prego di fermarvi e venire con noi! Avete bisogno di aiuto!" i passi che echeggiavano nella melmosa caverna erano sulle tracce di una giovane ragazza fuggitiva di nome Sapphira; non sapeva di aver infranto la regola più inviolabile della società in cui viveva e non sapeva neanche che la punizione che l'attendeva non sarebbe stata solo una semplice strigliata.

La sua corsa si arrestò nel momento in cui realizzò che ogni cavità della caverna risultava in un vicolo cieco, fatta eccezione per quella da cui provenivano i suoi inseguitori; poteva solo provare ad immergersi in una strana pozza d'acqua limacciosa ma in quel caso sarebbe stato risultato troppo ovvio come unico nascondiglio. Ormai non le restava che affrontare le persone che la inseguivano e sperare nella loro indulgenza.

A passi lenti si avvicinarono alla ragazzina e la afferrarono per le braccia, erano in due, indossavano uno strano casco di un celeste lucente e una tuta in lattice dello stesso colore.

"Non vi dovete agitare, signorina. Tutto ciò di cui avete bisogno è una sessione di riabilitazione della psiche in uno dei centri adatti ai casi come voi. Non opponete resistenza e sarà tutto meno doloroso!" la voce femminile e autoritaria dell'inseguitore rimbombò in tutta la caverna; la pozza d'acqua cominciò ad ondeggiare, con intensità sempre maggiore fino a che non emersero due grandi e feroci alligatori.

Le due col casco lanciarono un grido e mollarono la presa su Sapphira, quasi indirizzandola verso le bestie, per poi fuggire velocemente da dove erano arrivate.

La ragazza era impietrita davanti allo sguardo interessato degli alligatori e alla loro bocca intrisa di viscidume colante; I predatori erano ormai di fronte al loro pasto e con le fauci spalancate stavano per gustarsi il loro bocconcino di carne giovane ma nonostante Sapphira avesse ormai chiuso i suoi occhi lacrimanti, pronta a morire, neanche un piccolo canino degli alligatori riuscì a sfiorare la ragazzina.

Quando Sapphira riaprì gli occhi, vide i due alligatori stecchiti e tagliati in due e dopo essersi asciugata le lacrime notò che alle spalle della loro carcassa vi era una sagoma che rinfoderava una strana spada lunga e magra, quelle che chiamano Katana giapponesi, si ricordò.

"Stai bene?" Chiese; era un uomo.

"S-si... non sono ferita..." Rispose titubante Sapphira mentre cercava di inquadrare meglio il suo aspetto. Era un uomo palesemente sui cinquanta, la barbetta bianca e pungente ne era la prova, vestito da una lunga mantella nera da cui si intravedeva che era a petto nudo e indossava dei pantaloni da tuta usurati e rovinati e per qualche motivo portava un guanto solo alla mano sinistra; Aveva dei lunghi capelli biondi raccolti in un piccolo codino ma era impossibile capire il colore degli occhi a causa dei suoi spessi e tondi occhiali da sole.

"Cosa volevano da te?" Domandò l'individuo indicando con il pollice il corridoio della caverna.

"Sono scappata di casa... perché volevano portarmi in un posto di cui non avevo mai sentito parlare... e avevo paura! Tutto questo solo perché mi sono baciata con il mio servo!" Rispose Sapphira stringendo i pugni.

"Mi sembra sia vietato per le donne avere rapporti con degli uomini, non è così?" affermò con una risatina l'uomo.

"Bhe si... però..."

"Le leggi sono leggi e i bambini come te devono rispettarle!" Esclamò l'uomo con una finta espressione

indignata.

"Ma se non mi sento appartenere a queste leggi perché dovrei rispettarle!" Urlò Sapphira con rabbia e l'individuo cambiò rapidamente in serio il suo atteggiamento, quasi sorpreso e intimorito dalla ragazza che nel momento in cui stava per aprire bocca per scusarsi della sua reazione fu interrotta da delle urla terrificanti. Poi silenzio.

FemDomDove le storie prendono vita. Scoprilo ora