Los Angeles

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Tutti amano le grandi città affollate, piene di casini e divertimenti. Io no. Soprattutto se sei una ragazza che ama la tranquillità e il silenzio, proprio come me.

- Sono Skylar Jones, una normale 18enne che è appena ritornata dal Canada nella sua città natale. Ho sempre vissuto in Canada, in un piccolo paesino vicino Toronto da quando avevo un anno. Mi considero canadese. Come ogni estate sono venuta a fare una vacanza, una visita a tutti i parenti e agli amici che mi sono fatta, quest'anno però è diverso.

Mi ci sono trasferita con i miei e mio fratello per motivi di lavoro. Per sempre. È qui che la mia piccola area tranquilla si distrugge. Puttanieri mezzi sbronzi che gironzolano nelle strade. Ragazze poco vestite. Delinquenti. Gang dominanti e gang sottomesse.

Ai miei sembra piacere questa vita attiva, questa città, soprattutto a mio fratello. A me no. -

Mandai via quella stupida e insignificante vocina che mi stava tartassando la testa.

Era fatta. Non si poteva più tornare indietro. Dovevo abituarmi ad amare questo posto, ma la mia me interiore non l'avrebbe mai fatto. So essere testarda quando voglio.

Sospirai guardandomi per l'ultima volta allo specchio.

La mia figura pareva esile. I miei occhi azzurri-grigi contornati da eye-liner e mascara, parevano vispi sul mio viso abbellito da qualche lentiggine sparsa che si intonava ai miei capelli rossi con qualche riflesso biondo.

Mi girai e presi lo zaino per dirigermi a scuola.

Scesi giù e salutai mamma e papà che facevano ancora colazione.

Mio fratello non c'era, era già partito.

Ha 19 anni. Fu bocciato l'ultimo anno di scuola per cui sta ripetendo l'anno.

È un ragazzo molto allegro e vivace, ma nasconde un lato oscuro che io non ho ancora avuto la possibilità di vedere. Qui gli sarebbe piaciuto sicuramente. Non avrebbe avuto difficoltà a farsi degli amici.

È biondo con gli occhi azzurri-blu, non come i miei. È alto e abbastanza muscoloso. Lo amo per il suo ottimo senso dell'umorismo. Riesce a tirarmi sempre su di morale.

Dopo aver rischiato di essere presa sotto varie volte, non essendo ancora abituata a questa città incasinata, appena varcai il cancello della scuola, per esserne il primo,non ci furono prima silenzio e poi mormorii. Tutti stavano continuando ciò che stavano facendo. Non ero strana ai loro occhi, mi conoscevano tutti. Alcuni ragazzi e alcune ragazze mi avevano anche salutato. Scrutai lo sguardo di tutti gli studenti in cerca di quello delle mie due migliori amiche.

Secchioni chinati sui libri. Sfigati impauriti, infastiditi dai bulli, oche tutte tette e culo aggiustarsi il trucco, giocatori di basket che uno dopo l'altro mi inviano occhiolini, mio fratello che bacia una ragazza... Strabuzzai gli occhi non credendo a ciò che vedevo, non si era fatto solo degli amici...

Guardai meglio e in un angolo trovai Maddie e Lola. Le avevo scelte per migliori amiche prima di tutto perchè erano vestite, sopratutto. Poi perchè erano delle ragazze abbastanza semplici visto che con loro, madre natura, aveva fatto un ottimo lavoro, non si davano arie.

Lola era una bella brunetta con degli occhi scuri e misteriosi e con un fisico da far invidia.

Maddie era bionda con dei bellissimi occhi azzurri, abbastanza alta, con un fisico altrettanto perfetto. Solo io ero un cesso ambulante, bassa, diciamo senza curve, credo, un cesso ambulante sproporzionato, in poche parole.

Mentre stavo andando verso loro andai a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Un ragazzo biondo con degli occhi blu mi disse:"Guarda dove vai!" seguito dal suo amico che mi diede una spallata.

Avevano entrambi un capellino e l'altro aveva anche un cappuccio.

Mi girai per guardarli sparire nella folla degli studenti massaggiandomi la spalla dolorante.

La gente a Los Angeles era proprio maleducata.

Non appena arrivai da Mad e Lola, non ebbi il tempo di salutarle che mi dissero subito

"Ehi sta attenta a quei due e non solo, hanno molti amici."

"Ciao anche a voi. Come state?" Il sarcasmo riempiva ogni mia parola.

"Guarda che non stiamo scherzando" ribattè Lola con area preoccupata.

"Non sono pericolosi e solo che... Insomma vivevi in un piccolo paesino e qui ci sono persone strane. Loro sono strani." Maddie iniziò a schioccare le dita in cerca di altri termini.

"Sono strani solo perchè probabilmente non hanno rapporti sessuali con tutte le oche di questa scuola? Ma per favore Maddie!" Mi misi a ridere e subito la mia risata fu accompagnata dalla loro.

"Comunque... - disse Maddie gesticolando con le mani - come ti sembra la scuola?"

"Piena di troiette e gente strana" dissi mimando gente strana con le dita.

Le feci ridere e così dissi:"GUARDATE CHE NON STO SCHERZANDO!" con la loro voce che le fece ridere ancor di più.

"Dai andiamo a prendere il tuo orario!" Maddie mi spezzò quasi il braccio tirandomi.

Andammo in segreteria e prendemmo il mio orario.

Un ragazzo tutto occhiali da sole, cappellino e felpa mi stava fissando, ma fortunatamente Maddie e Lola non avevano notato niente.

Abbassò i suoi occhiali mandandomi un'occhiata intimidatoria tipo "che cazzo guardi?" visto che lo stavo scannerizzando. Questa gente era così strana. Non mi sarei mai abituata. Alla prima ora avevo stroria.

Bene.

L'ora passò molto lentamente ma la professoressa era strana e ci facemmo tutti due risate prendendola in giro silenziosamente. Seguì matemetica.

Il professore era molto bravo e da quanto avevo capito mi aveva preso pure in simpatia.

Fortunatamente.

Spagnolo, inglese e chimica passarono velocemente, anche perchè i professori erano buoni a nulla che facevano cazzeggiare i propri alunni, ma di questo non mi lamento.

Benedissi Dio non appena suonò la campanella.

In mensa vidi i due ragazzi di prima, insieme ad altri parlare con mio fratello.

Merda, Dio carissimo fa che non diventi come loro.

Notai anche il ragazzo della segreteria, seduto all'angolo fissare il vuoto con i suoi occhi color nocciola.

Sembrava che facesse parte del gruppo visto che si vestiva e comportava come loro,ma qualcosa lo rendeva speciale e diverso. Era nel suo mondo. Chissà a cosa stava pensando.

Vidi che era freddo con tutti.

Arrivo una ragazza. Mi somigliava molto.

Aveva i miei stessi occhi e capelli. Era impressionante, eravamo identiche, solo che lei era un po' più alta,aveva le curve molto più prosperose delle mie e non aveva i riflessi biondi nei capelli.

Non appena mio fratello la notò, lo vidi irrigidirsi, ma non ci feci caso.

Si avvicinò al biondino e non appena si accorse che lei era lì, uscì dal suo "mondo immaginario" e iniziò a baciarla appassionatamente. Mi sgonfiai come un palloncino ad una festa di compleanno.

- È troppo bello per non essere fidanzato - disse la mia vicina interiore.

- Ah sta zitta, stupida -

Sparì con una risata.

Dal modo in cui la teneva stretta si vedeva che l'amava. Questa era un'altra cosa che lo rendeva diverso: non cambiava ragazza ogni giorno.

Probabilmente a lei permetteva l'accesso a quel suo "mondo".

Chissa se avrebbe mai fatto entrare un'altra persona.

Inutile dire che quel ragazzo mi incuriosiva e attirava.

- Ecco, questo forse potrebbe essere un motivo per farmi piacere Los Angeles -disse la mia vocina interiore.

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