«Cavolo, ma non riesce ad aspettare dieci minuti?» esclamò Muriel mentre recuperava dalla macchina la borsa con il computer. Sul display del cellulare lampeggiava il nome della sua migliore amica, Klaudia.
Muriel allarmò l'auto e si diresse verso l'ascensore. I suoi passi veloci rimbombavano lungo le pareti di cemento del parcheggio sotterraneo, mettendole addosso una certa inquietudine. Da quando si era trasferita a Monaco di Baviera aveva dovuto fare i conti con tutta una serie di novità, perlopiù positive, a cui non era abituata, come per esempio il posto macchina riservato.
Aspettò qualche minuto, stringendo le braccia al corpo per ripararsi dall'umidità che regnava in quel luogo e non appena le porte dell'ascensore si aprirono si precipitò all'interno, premendo rapidamente il tasto "20".
Arrivata a destinazione, armeggiò con le chiavi mentre il telefono continuava a vibrare insistentemente nella tasca della sua giacca. Klaudia doveva essere veramente fuori di sé per chiamarla così tante volte, eppure le aveva detto chiaramente che l'avrebbe contattata non appena rientrata.
Abbandonando scarpe, borsa e giacca lungo il tragitto, si avvicinò al divano e vi si lasciò cadere pesantemente, sospirando di sollievo. Era stata una giornata impegnativa e non vedeva l'ora di raccontare tutto alla sua amica.
Prese il telefono e chiamò l'ultimo numero in memoria.
«Sei impazzita a farmi aspettare tutto questo tempo?» urlò la voce di Klaudia attraverso l'apparecchio.
«Prima di tutto abbassa la voce che non sono diventata improvvisamente sorda, seconda cosa sapevi benissimo che stavo guidando, non potevo richiamarti in quel momento.»
«E da quando usare le auricolari è diventato un problema per te?»
Muriel sorrise: Klaudia la conosceva meglio di chiunque altro.
«Ci sei ancora? Quanto tempo devo aspettare per sapere qualcosa?» l'incalzò Klaudia.
«Sei così divertente quando ti arrabbi che potrei tenerti sul filo del rasoio per ore e ore, senza mai stancarmi» disse Muriel ridacchiando.
«Giuro che se non mi dici...»
«Approvato! Hanno approvato il mio progetto!»
Era la prima volta che lo diceva ad alta voce e ancora non le sembrava vero. Dal momento in cui l'aveva saputo era caduta in una sorta di catalessi: le congratulazioni e i complimenti da parte dei colleghi erano arrivati a malapena alle sue orecchie; si sentiva stordita, distante anni luce da lì. Lei, Muriel, aveva raggiunto l'obiettivo più importante degli ultimi anni della sua vita.
«Oh-mio-Dio. Dimmi che non è uno scherzo Muriel!» esclamò Klaudia, incredula almeno quanto lei. «Non che io non credessi in te, ma stiamo parlando di un progetto che porterà miliardi di euro nelle tasche della tua azienda, un bando di gara al quale partecipavano centinaia di cervelloni provenienti da tutto il mondo. Sono così orgogliosa Muriel, sono così orgogliosa di te! Adesso cosa succederà?»
«Da lunedì avrò un ufficio tutto mio, una segretaria personale e un gruppo di ragazzi appena usciti dall'università vogliosi di portare avanti il mio progetto.»
«Bene, così finalmente potrai delegare un po' del tuo lavoro a qualcun'altro e passare più tempo con me! A proposito, ieri sono uscita con Karen, te la ricordi? La bionda che girava sempre intorno al mio ex. Beh, mi ha fatto conoscere un paio di negozietti niente male, avevano delle camicette di lino...»
Muriel, sapendo che Klaudia ne avrebbe avuto ancora per molto, afferrò le auricolari Bluetooth che si trovavano sul basso tavolino davanti ai suoi piedi e le mise all'orecchio, per poi alzarsi e iniziare a spogliarsi. Era tutto il giorno che stava rinchiusa nel suo tailleur di tessuto nero e non vedeva l'ora di sbarazzarsene. Tolse prima i collant, gettandoli da un lato, poi, torcendo il braccio all'indietro come ormai aveva imparato a fare alla perfezione, iniziò a slacciare la cerniera del vestito che partiva dal collo fino ad arrivare al fondo schiena. Lasciò scivolare l'abito a terra e, mentre un brivido di freddo le faceva accapponare la pelle, pensò al bagno caldo che tra pochi minuti avrebbe fatto. Il vento attraversava l'intero salone, facendo svolazzare le tende, ma d'altronde aveva così tante piante da non potersi permettere di chiudere tutte le finestre, avrebbe rischiato di morire soffocata durante la notte.
Fece qualche passo in direzione del bagno quando un rumore improvviso la fece sobbalzare.
«Ehi, tutto ok?»
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Come il sole e la luna
ChickLitMuriel vive a Monaco di Baviera da quasi tre anni quando la sua routine viene sconvolta dall'incontro con Zach, un ragazzo dal passato misterioso e con una vita che non ha niente di normale. Droghe, alcool e bugie, è questo il mondo in cui Muriel vi...