1 - jade

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Jade's POV
Credo che poche persone sappiano già che strada intraprendere dopo il liceo.
Avanti, quale quattordicenne ci penserebbe?
Io. Io ero una tra quelli che avevano le idee chiare. Ho sempre desiderato diventare un architetto, magari anche uno famoso, chi lo sa.
Ma i miei genitori, alla fine del liceo, la pensavano diversamente. Cercarono di imporsi in tutti i modi, tentando di convincermi ad addentrarmi nel campo della medicina.
Ma io non volevo assolutamente saperne. Così, subito dopo aver finito il liceo, decisi di andare alla ricerca di un lavoro in modo tale da non dover essere costretta a dipendere dai miei per i soldi per le rette da pagare per frequentare uno dei più importanti college a Washington.
Provai svariati lavori: feci ripetizioni, ma finivo sempre con il litigare con il ragazzo o ragazza sfortunata che mi capitava in sorte; provai a lavorare come cameriera in alcuni bar, ma versai spesso bibite addosso ai clienti; provai persino come babysitter, ma non ero abituata ad avere a che fare con bambini di molti anni più piccoli di me, essendo figlia unica. L'unica bambina con cui andavo d'accordo era Kelly, la sorella della mia migliore amica, Miranda.
Insomma, non riuscivo a mantenere un dannato lavoro e cominciavo a perdere la pazienza.
Ma un giorno, forse impietosito dal mio patetico tentativo di guadagnare un po' di soldi, mio padre mi fece una proposta che mi colse di sorpresa.
Era circa metà giugno, e mio padre era in veranda a prendere un caffè, leggendo uno di quei suoi giornali sportivi che tanto adorava.
Io e mia madre eravamo intente ad ordinare la cucina, quando sentii mio padre invitarmi fuori a sedere con lui.
-Ho una proposta da farti - esordii lui, socchiudendo gli occhi al di sopra del giornale. Inarcai un sopracciglio. - Sono tutta orecchie-
-Facciamo così - chiuse il giornale e, dopo averlo piegato, lo posó sul tavolo. - Ti lascerò andare a Washington. -
A quelle parole, il mio cuore prese a battere all'impazzata ed ero al settimo cielo. Mi sarei messa a saltare per tutta la casa, urlando come una pazza. Ma la mia euforia duró poco e si interruppe quando mio padre aggiunse:- A condizione che tu riesca a tenere un lavoro per tutta l'estate. In caso tu non ci riesca, dovrai fare quello che ti diciamo noi, e sai benissimo cosa. -
Roteai gli occhi. Sembrava troppo bello per essere vero che papà si fosse deciso a lasciarmi seguire il mio sogno. Ma era comunque un inizio quindi accettai, suggellando il patto con una stretta di mano.
Chiamai subito Miranda, per metterla al corrente e si offrì per aiutarmi a cercare un altro lavoro.
Sfogliammo non so quanti giornali alla ricerca di annunci, ma per i primi due giorni non trovammo nulla. Fino a quando, prendendo una delle riviste di mamma le mie speranze si riaccesero.
Era una di quelle riviste che consigliavano mete per viaggi e vacanze e trovai un annuncio.
Un resort a Santa Monica, cercava membri dello staff per gestire alcune cose come la cucina eccetera. Dato che ero piuttosto disperata, chiamai immediatamente il numero verde che era indicato sulla rivista e ebbi un riscontro positivo infatti venni accettata subito.
Bene, la parte più semplice era fatta, ma ora arrivava il bello: tenere il lavoro per 3 mesi.
La persona che mi aveva risposto, una donna, mi diede tutte le informazioni necessarie per il volo, il giorno della partenza e sarebbe stato tutto alle spese del resort.
Sarei partita tre giorni dopo, con il primo volo per Los Angeles. Significava che avevo tre giorni per salutare Miranda e fare le valigie. Potevo farcela.

Michael's POV
Se qualcuno mi avesse chiesto chi fosse la persona che più ammiravo, avrei detto mio padre. Non solo per la sua personalità, ma anche per il suo lavoro. L'architettura era la sua passione, e l'aveva trasmessa anche a me. Viaggiavamo molto, e in ogni luogo papà mi mostrava edifici su edifici nei minimi particolari, spiegandomi tutto dettagliatamente ma in modo semplice cosicché io capissi.
Col tempo coltivai quella passione, per cui era chiaro quale sarebbe stata la strada da intraprendere dopo il liceo. Non vedevo l'ora di andare a Washington.
Il problema era che quel college, essendo uno tra i più famosi e importanti, era anche quello più costoso. E purtroppo io e mio padre non stavamo passando un bel periodo, dal punto di vista economico.
Avrei rinunciato ad andare a Washington per un altro college più alla mano, pur di risparmiare a papà tante ore di lavoro. Ma lui insisteva che la capitale era il posto giusto per me, e non c'era modo di convincerlo del contrario.
Mi sentivo davvero in colpa nel non contribuire, così andai alla ricerca di un lavoro e la mia preghiera venne ascoltata quando trovai l'annuncio di un resort che cercava staff a Santa Monica, e presi la palla al balzo.
Mio padre inizialmente, non fu propriamente d'accordo e ci volle un po' prima che io riuscissi a persuaderlo. Alla fine, di fronte alla mia insistenza, si arrese perché teneva al mio sogno quasi più di me.
Ed eccomi il 18 giugno, all'aeroporto pronto per partire.
Qualche ora dopo, l'aereo atterró nell'aeroporto di Los Angeles.
Ci volli un po' per trovare un taxi e farmi portare a Santa Monica. Una volta lì, chiedendo a vari passanti, riuscii alla fine a giungere sano e salvo al resort.
Era fedele alle immagini che avevo visto qualche giorno prima su internet. Era abnorme, con una piscina sul davanti e un enorme giardino sulla sinistra. La hall era davvero lussuosa e mi fermai un attimo con il naso per aria, ammirandone la struttura e i vari affreschi che coprivano le pareti.
-Hey tu! - esclamò un ragazzo, venendo verso di me. - Sei Michael Behling, vero? -
Lo osservai. Sembrava più grande della mia età, aveva capelli ricci sul castano e gli occhi neri, con un sorriso stampato in faccia.
Annuii e lui continuò:- Mi chiamo James, sono il responsabile dei nuovi arrivi. Sei qui per lo staff, vero? -
-Già - riuscii a dire.
-Vieni con me, ti mostro dove dormirai e poi potrai fare un giro nel resort, se ti va - mi fece segno di seguirlo e mi portò al piano superiore, dedicato ovviamente allo staff.
Dopo che seppi quale fosse la mia stanza, abbandonai i borsoni e me ne andai in giro per un po'.
Mi fermai nei pressi della piscina, dove c'erano alcuni bambini che sguazzavano nell'acqua.
Notai con la coda dell'occhio un ragazzo che si avvicinava a me, ma non prestai attenzione.
Poco dopo scese dal taxi una ragazza, con un enorme borsone. Capelli castani, raccolti in una coda di cavallo che sbucavano da un cappellino della Nike. Aveva un paio di shorts che le mettevano in risalto le gambe snelle e un top che le lasciava scoperto l'addome.
"Wow" pensai immediatamente.
E il ragazzo che si era avvicinato a me, evidentemente ha pensato la stessa cosa perché lo sentii fischiare nella sua direzione.
Lei, di scatto, alzando il dito medio al ragazzo di fianco a me e lanciandomi un'occhiataccia, affrettó il passo verso l'entrata.

Jade's POV
Un ragazzo di nome James, mi condusse verso la mia stanza situata al primo piano. Tirai un sospiro di sollievo, pensando al fatto che, almeno, non mi sarei persa dato che il posto era molto grande.
Quando vidi due letti, realizzai che avrei avuto sicuramente qualcuno con cui condividere la stanza.
-La tua coinquilina arriverà tra un paio d'ore - mi avvisó James - e non appena sarà arrivata, ci vediamo nella hall per assegnarvi il lavoro per questi tre mesi. Tutto chiaro? -
Annuii e mi lasciò sola, per darmi modo di sistemare la roba.
Mi buttai immediatamente sul letto e tirai fuori dalla tasca il cellulare. Composi il numero di Miranda e aspettai. Rispose al secondo squillo.
-Finalmente! Cominciavo a preoccuparmi! - esclamó lei. La solita. - Com'è andato il volo? -
-Alla grande, ho dormito per tuto il tempo - spiegai ridendo.
-Lo avevo immaginato - la sentii ridacchiare per un po' - Allora? Com'è questo resort? - domandò subito.
-È enorme! E c'è una piscina fantastica con un giardino davvero.. Wow. E a pochi passi c'è la spiaggia, cinque minuti, e posso fare un bel bagno tutte le volte che voglio! - spiegai soddisfatta, sapendo che avrei provocato l'invidia della mia amica.
Infatti sentii un lamento dall'altra parte del telefono, e scoppiai a ridere. A me e Miranda è sempre piaciuto il mare. È su una spiaggia che ci siamo conosciute, non dimenticherò mai quel giorno. Da allora, diventammo inseparabili.
-Notato qualche bel ragazzo? - la sentii dire poco dopo. Purtroppo, mi aspettavo quella domanda.
-Sei sempre la solita. Pensi solamente a quello- scossi la testa, sorridendo. - Mi manchi già.. - dissi dopo alcuni attimi di silenzio.
-Anche tu. Prometti che ci sentiremo sempre? Anche solo per 10 minuti - rispose.
-Certo che sì, non riuscirei a stare così troppo tempo senza raccontarti nulla. - Miranda rise, ed io insieme a lei.
-Ora devo andare. Vorrei fare un giro per il resort, prima che ci assegnino il lavoro da fare. Ci sentiamo presto. Ti voglio bene - dissi.
-Anche io, divertiti! - esclamò lei, poi chiuse la chiamata.
Vagabondai per l'edificio per un paio d'ore buone, fino all'ora fissata per l'incontro. Vidi subito James, che parlava con un paio di ragazzi tra cui uno con il fischietto attorno al collo, una canotta rossa che lasciava scoperte le braccia muscolose, i capelli tagliati corti e gli occhi chiari. Rimasi incantata per un po' a fissarlo, fino a quando, evidentemente, sentendosi osservato, volse lo sguardo nella mia direzione, mentre io guardai di scatto altrove.
Sarebbe stata un'estate piuttosto interessante...

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