Parte 1

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Sono nato a Luglio con varie complicazioni, ma la mia nascita è associata all'infarto di mio padre, alla tristezza di mia madre visto che ha dovuto partorirmi con l'assenza di mio padre più la preoccupazione per lui. Non sarà stato un giorno felicissimo ma per fortuna nei giorni successivi mio padre è stato dimesso ed è potuto ritornare a casa con noi. La convivenza e la vita fuori dalla pancia di mia madre sembravano apparentemente facili, mangiavo, bevevo, mi pulivano, mi lavavano e per il resto del tempo dormivo o venivo riempito di complimenti, non mi sembrava male ma nessuno mi aveva informato che avrei dovuto crescere e iniziare ad essere autonomo. Con un po' di sacrifici e varie cadute a terra ho imparato a camminare, ascoltando gli altri ho detto le mie prime parole che era solo l'inizio di un miliardo di altre parole, ho imparato a vestirmi riuscendo a non incastrarmi tra le varie felpe o maglie, ho imparato così tante cose che a volte mi preoccupavo di non riuscire ad assimilare tutto ma per mia fortuna entrò in gioco l'abitudine e tutto mi sembrò molto più facile. Diventai grande, avevo circa 6 anni e come tutti i bimbi della mia età dovevo andare all'asilo, con vari amichetti che mi avrebbero dato fastidio. Mi feci coraggio ogni mattina per andarci, ma ogni mattina appena mia madre mi lasciava la manina e mi diceva di andare io mi aggrappavo alle sue gambe piangendo e urlando di non andarsene e che avrei fatto il bravo, così mia madre non riuscendo ad essere sempre così forte mi fece accompagnare da mio zio; lì iniziai a non piangere più e ad entrare in classe senza far storie. La scuola si divideva su tre piani; al piano terra c'era la mensa affiancata alla palestra e un atrio che ho sempre amato perchè il sole riusciva a filtrare creando così dei fantastici giochi di luce; mentre al primo piano c'erano tutte le classi dell'asilo con i relativi bagni ma anche un piccolo teatrino, con il palcoscenico, le luci che a volte ti accecavano ma in compenso c'era un sipario di velluto completamente rosso che rendeva il tutto molto più realistico ed elegante. Infine nell'ultimo piano ovvero il secondo c'erano le classi dell'elementari, le classi di quelli "grandi" che alla sola vista ti trasmettevano paura e non riuscivi neanche a incrociare gli sguardi con qualcuno di loro visto la loro statura e prepotenza, per fortuna sono sempre stato un tipetto sempre sulle sue e molto timido quindi non mi avvicinavo neanche anche perchè mi bastavano i bimbi che erano in classe con me. Eravamo in tanti e io avevo legato davvero con pochi, tra i tanti della classe c'era Cristian che era considerato il figo della classe, Paola quella più bella e amata da tutti, i vari scagnozzi di Cristian che lo seguivano a ruota sia con le parole e sia con i fatti, i vari gruppetti di ragazze, i vari gruppetti di ragazzi e infine c'ero io, ero quello che non veniva preso in considerazione da nessuno e che quasi tutti evitavano come se avessi una strana malattia; per mia fortuna i giorni passavano ma si alternavano giorni leggeri a giorni pesanti ma ormai mi stavo abituando e stava diventando un circolo vizioso. Mi svegliavo, mi accompagnavano a scuola, entravo, salutavo tutti ma non venivo considerato, mi sedevo, mi alzavo come tutti gli altri per dare il buongiorno alla maestra, rimanevo alzato per fare la famosa preghiera ma non indovinavo mai le parole, ascoltavo la maestra, andavamo in palestra passando per la mensa annusando la pasta che cucinavano, finito in palestra mi soffermavo per vedere i famosi giochi di luce, salivo le scale, entravo in classe, ascoltavo, scendevo per andare in mensa, mangiavo sempre con molta fatica, ritornavo sopra e finalmente ritornavo a casa. Questa era la mia routine fino a quando un giorno una maestra aveva proposto di fare la famosissima recita di fine anno, lei diceva "Dai ragazzi, è una cosa importante che segna la vostra fine con l'asilo con un nuovo inizio... l'elementari".Ci metteva sempre un sacco di entusiasmo quando urlava queste parole forse lo faceva per compensare il nostro menefreghismo per questa recita. Tutti l'appoggiarono quindi che recita sia, la maestra diede le parti per simpatia infatti io ebbi solo una battuta e di poco spessore ma a me andava bene così. Iniziò la recita, tutti eravamo vestiti uguali le porte si aprirono, i genitori iniziarono ad entrare e ogni tanto qualcuno di loro indicava qualche bimbo, io ero agitato e cercavo i miei. Finalmente dopo un po' lì vidi erano seduti infondo con la mia piccola sorellina in braccio, la recita iniziò e stranamente i bimbi erano tutti felici e desiderosi di dir le loro battute e di essere elogiati in seguito dai genitori, io me ne stavo dietro le quinte ad aspettare la mia scena. Finalmente arrivò la mia parte, entrai in scena le luci puntavano su di me così come gli sguardi di tutte quelle persone e lì la mia timidezza si fece sentire, arrivato in scena iniziai a tremare e l'unica battuta che avevo la dissi in maniera così veloce da non riuscire a far comprendere ciò che avevo appena detto, ma per fortuna la scena andò avanti e io deluso me ne andai fuori. Era pomeriggio e i miei occhi ancora non si erano abituati alla luce ci misi un po' per riconoscere la figura che mi stava correndo dietro; era mio padre, Angelo, seguito da mia madre, Anna, e la mia sorellina, Valentina, ci sedemmo su uno scalino e lì mio padre cercò di incoraggiarmi e di provare a farmi ridere. Ci riuscì e andammo a casa mentre in lontananza si sentivano urla dei bambini con relativi complimenti da parte dei genitori.

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⏰ Last updated: May 27, 2019 ⏰

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