farfalla.

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"Angela perchè sei qua da sola? vai a giocare con le tue amiche." la maestra sorridendo si sedette sulla sediolina di fianco a me, vuota come ogni giorno all'ultimo banco, infondo nell'angolo.

Scossi il capo da destra a sinistra velocemente, con le piccole lacrime che scendevano lungo il mio piccolo viso da bambina.
La maestra Marilena strinsw la mia guancia in un piccolo pizzico delicato e dolce. "dai farfalla, non stare qui da sola, vai a giocare con loro, e non piangere sei troppo bella per farlo."

nessuno aveva mai osato farmi un complimento oltre mia mamma, per questo mi sentii un po' incoraggiata e mi avvicinai alle altre bambine della classe, che nel frattempo stavano giocando fra di loro con i pupazzetti.

"cosa state facendo?" chiesi ormai vicino al banco dove tutte insieme erano raggruppate.
Tutte quante si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere come se avessi detto la cosa più divertente che avessero mai sentito. "Perchè ridete così?" chiesi con gli occhioni colmi di lacrime. "vattene via, non puoi giocare con noi."

non me lo feci ripetere due volte che tornai al mio posto.

La maestra aveva osservato tutta la scena e decise di riavvicinarsi a me con la sua borsa. "ora gioco io con te, non le pensare a loro." a quell'affermazione automaticamente mi asciugai le lacrime e sorrisi, ma un sorriso diverso non fatto tanto per farlo come tutti gli altri, ma un sorriso vero, solare e allegro.
la maestra prese un foglio bianco e sopra disegnò una farfalla.

"cos'è questa?" mi chiese guardandomi negli occhi. "una farfalla" le risposi indicando il disegno sul foglio.

"Bene, tu in questo momento sei un bruco" a quelle parole rimasi un po' turbata e anche offesa, i bruchi erano brutti, i bruchi non piacevano a nessuno, e pensandoci bene a quel punto ero davvero un bruco. "Sai cosa succede ai bruchi?" la guardai in silenzio facendogli capire che una risposta alla sua domanda non l'avevo.

"allora tesoro le guardi a loro lì? bene loro sono delle formiche, le formiche anche se piccole sono forti, si aiutano le une con le altre a procurarsi le provviste per l'inverno, e tutte insieme vanno nel loro formicaio. Ma solo insieme riescono a procurare il cibo necessario per l'inverno, da sole non riuscirebbero mai."

con sguardo attento e vigile ascoltai le parole della maestra anche se non riuscii a capire a cosa volesse arrivare.

"Tu sei un bruco, i bruchi mangiano le foglie e sono solitari, il cibo lo trovano da soli e non hanno bisogno di nessuno, riescono a cavarsela da soli." fece una piccola pausa e prese delle forbici a punta tonda che avevo nell'astuccio e iniziò a ritagliare il foglio mentre continuò il suo discorso.

"dopo aver mangiato il necessario il bruco crea intorno a lui, con le sue forza, una spece di protezione chiamata bozzolo, dopo un po' di tempo il bozzolo si apre e ed il piccolo bruco si trasforma in una bellissima farfalla con delle ali grandi, forti e colorate." prese la sagoma della farfalla e l'appoggiò tra i miei capelli.

"Angela quello che voglio farti capire è che tu sei un bruco e una farfalla. Riesci a cavartela da sola, sei forte da sola e non hai bisogno di nessuno, e dopo tanti sacrifici anche se in solitudine spiccherai il volo, le ali non potrà mai togliertele nessuno.
la vita può ponerti degli ostacoli, ma i limiti te li poni tu." a quelle parole rimasi davvero stupita, per i miei 9 anni ero abbastanza sveglia da capire molte cose.

Prima che potessi rispondere la campanella dell'uscita suonò, aspettai che tutta la classe uscisse, salutai la maestra con un "grazie" e un piccolo bacio sulla guancia e tornai a casa pensando al volo che avrei preso nel corso della mia vita.

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