1 CAPITOLO

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Mi presento, sono Rose, ho 16 anni e sto per trasferirmi a Los Angeles, non ci sono mai stata, ma sarebbe come una nuova avventura per me.
Ci stiamo trasferendo per poter dimenticare tutte le sofferenze, per guardarle e passare avanti, ma purtroppo a me non riesce facilmente, sono una persona che lega molto e vedere quelle persone che per me erano molto speciali andarsene mi fa soffrire per molto.
Come esempio mio padre.....
È stata una persona molto speciale per me, un esempio da seguire, una guida per la vita.
Ricaccio le lacrime e chiudo gli occhi, continuando ad ascoltare la musica, la cosa che insieme a mia mamma mi tiene ancora in piedi, se no sarei già crollata mesi fa.
Da quando mio padre è morto non riesco più a sorridere, prendo sempre dei votacci, perchè le sere invece di studiare le passo a piangere.
Piangevo perchè era come uno sfogo, mi sentivo meglio quando lo facevo.
Ma una persona mi faceva ricredere in me stessa, una persona che non ci sarebbe più stata, una persona che sto abbandonando un pò anche per scelta.
E questa cosa mi spezza ancora di più il cuore, la mia migliore amica, che per me è come una sorella maggiore.
Mi distolgo dai miei pensieri, quando mia madre mi chiama per scendere.
Mi alzo a malavoglia, essendo ancora stanca e strusciando i piedi la seguo.
Ho gli occhi rossi e gonfi, i capelli scompigliati e quel poco trucco che mi metto è tutto colato.
Ci fermiamo davanti a un bar ed entro in bagno per riprendermi, aggiusto i capelli il più che posso e mi faccio una coda alta, mi sciaquo ripetutamente la faccia e dopo essermi asciugata mi trucco leggermente.
Mi metto un lucidalabbra color carne e del mascara, soddisfatta del mio lavoro esco e cerco di sorridere leggermente, ma fallisco miseramente.
Raggiungo mia madre ad un tavolino vicino a una piccola finestra e prendo il menù della colazione in mano, alla fine scelgo di prendere il solito, una brioche alla crema e un cappuccino.
Consumata la nostra colazione in assoluto silenzio, ci dirigiamo in auto e mi sdraio per provare a dormire qualche oretta, ma fallendo ancora una volta nelle mie intenzioni.
Prendo il mio cellulare e invio qualche messaggio alla mia migliore amica Sophie provando a svegliarla per andare a scuola, perchè so che avrebbe il coraggio di prendere un mobile e buttarlo in testa alla persona che l'avrebbe svegliata, a questo pensiero tra le mie labbra si fa spazio un debole sorriso.
Pochi minuti dopo il mio cellulare squilla e noto che è un messaggio da Sophie, ancora sorpresa che si sia già svegliata lo leggo e una lacrima riga il mio viso prima di trasformarsi in un pianto, che mia madre avvolta anch'essa nella sua musica per mia salvezza non sente, non voglio che abbia un peso in più sulle spalle.
Mi asciugo le lacrime con esse anche il poco mascara che avevo.
E rileggo il piccolo testo scritto da Sophie, piccolo ma con un grande significato.

Rose, non ho potuto salutarti come si deve e volevo farlo in questo piccolo messaggio.
Sei una persona che ho giudicato in modo positivo sin dal primo sguardo e ho sperato in una bella amicizia per il futuro.
È successo, quel giorno con una semplice frase hai dato inizio a un'amicizia infinita.
E per me eri come una sorella, ti dicevo tutto perchè mi fidavo e ancora mi fido.
SEI SPECIALE E SEI LA MIA VITA e ora che non ci sei più e come se un pezzo del mio cuore se ne fosse andato.
Ma se a te rende felice, fa felice anche a me.
TI VOGLIO BENE❤.
Sophie

Mi addormento con quel dolce pensiero e con un sorriso da ebete in volto, dopo una vita sono riuscita a sorridere e questo fa solo allargare di poco il mio grande sorriso.

Mi risveglio con un mal di testa tremendo e mi metto goffamente a sedere, mi stiracchio e mi stropiccio gli occhi.
Non trovo mia madre al volante e girandomi verso la finestra, la guarda lì con quel suo sguardo perso, di profilo immersa nei suoi pensieri, seduta su una piccola sedia di legno scuro.
Apro la portiera e titubante mi avvicino a mia madre, "mamma, tutto bene?" risvegliandosi dai suoi pensieri mi rivolge un sorriso forzato e mi rispose "si certo tesoro, tutto bene. Vuoi pranzare?" e guardando l'orologio annuisco.
Entriamo in un piccolo ristorante molto carino, con delle piccole sedie di legno scuro e dei tavolini decorati con dei fiorellini incisi nel legno.
Con il menù in mano e con un espressione confusa in volto e la difficile scelta di cosa prendere.
Dopo dieci minuti buoni passati davanti al menù e con lo sguardo tricida del camerire che mi creava non poca ansia, presi un piatto di spaghetti al sugo, una bistecca con ketchup e patatine fritte e come dolce un tiramisù al cioccolato.
Mia madre prese una piccola porzione di riso che non avrebbe sfamato nemmeno una formica, come secondo del pesce e un'insalatina.
Dopo aver consumato il pranzo con calma e con qualche discussione con mia madre torniamo in macchina e continuiamo il viaggio che mi cambierà la vita una volta per tutte.

Mi sveglio sentendo una mano stringermi la spalla e girandomi di scatto vedo mia madre sorridermi in modo dolce,con voce calda mi dice "Rose, dai scendi che siamo arrivate",
Strusciando i piedi seguo mia madre "ma mamma, le valigie?" dico ricordandoglielo.
"Tranquilla Rose, non tocca a noi portarle, ora seguimi per vedere la tua nuova casa", con uno sguardo confuso la seguo guardandomi intorno, non avevo avuto ancora il tempo di guardarmi in torno e mi stupisco di non aver notato tutta quella quelle meraviglie prima.

Non mi stupisco affatto della grande villa che mia madre a scelto come casa, me lo aspettavo sceglie sempre in grande, una casa semplice non le basta.
Varchiamo il grande portone scuro e una signora anziana un po paffutella ci viene incontro "benvenute signorine", dice con voce così tanto dolce che mi si scalda il cuore.
Ci fa visitare ogni singola stanza e descrive ogni oggetto, con così tanta facilità, che dopo neanche 4 minuti mi chiedo come facesse ad avere ancora voce, ma sorvogliamo e continuiamo il tour.

Finito il tour, mi diressi in quella che sarebbe stata la mia cameretta, le pareti erano di un verde acqua pastello , il letto matrimoniale, rosa antico con tanti cuscini sopra.
I mobili erano di legno di betulla, tutto così incolore e triste, che mi sento sola, ma poi mi ricordo che non mi sento sola, sono SOLA.

Volevo cambiare, voglio cambiare e ci riuscirò.
Per mio padre e per Sophie.
Mi alzo carica di energia e mi metto ad osservare tutti i vestiti che avevo nella valigia, alla fine optai per un paio di leggins neri e una camicetta.
Mi avviai verso il bagno e mi infilai nella vasca piena di acqua calda, mi rilassai a quel contatto con l'acqua e chiusi gli occhi.
Sciaquai il mio corpo con un bagnoschiuma al cioccolato e i capelli con uno shampoo alla vaniglia, i miei preferiti.
Finito mi asciugai e mi vestì e indossai anche le mie fidate Fila, mi piastrai i capeli riccioluti e con un spruzzo di profumo alla vaniglia ero pronta per uscire a fare un giro.

Chiusi la porta dietro di me e mi guardai intorno, le strade erano piene e c'erano negozi, ristoranti e gelaterie a volontà.
Entrai nel primo negozio che vidi e mi misi a cercare qualcosa di semplice, un paio di nuovi jeans, che mi servivano proprio.
Avrei svaligiato quel negozio se avrei potuto, ma non successe come in fondo sapevo.
Trovai un paio di magliette e qualche jeans.
Alla fine mi rassegnai entrando in una gelateria, il cibo aveva ancora vinto.

Tornai a casa e mi recai subito in cucina per farmi un panino.
Presi della lattuga, del pomodoro e del tonno, per poi tagliare il panino a mo di tramezzini.
Mi buttai direttamente sul divano e assaporando quei gustosi tramezzini mi misi a guardare la televisione.
Non mi bastarono i tramezzini e allora ordinai una pizza e aspettai controllando i messaggi.

Ad un certo punto suonò il campanello e con un sorriso a trentadue denti corsi verso la mia salvezza, un velo di delusione echeggiò nei miei occhi, quando vidi che non era la mia amatissima e adoratissima pizza, ma la mia carissima mamma.

La salutai con un bacio sulla guancia e tornai ad annoiarmi.

Sentì bussare nuovamente e correndo rischiando di inciampare un paio di volete arrivai finalmente alla porta e sorridendo prendendo un gran respiro la aprì, ma un'espressione seccata mi coprì il volto ma anche confuso.
"Ci conosciamo?", fu questa la mia domanda, il mio problema è che dico le cose prima di pensarci due volte.
E lui con una faccia altamente scocciata "questo è un regalo da parte nostra per il vostro trasferimento", sembrava l'avesse ripetuto a memoria, come se fosse qualche frase di qualche copione.
Non avevo notato prima quella torta alla vaniglia favolosa, avevo gli occhi a cuore e senza pensarci gliela presi dalle mani e chiusi la porta.
La poggiai sul tavolino e tagliai una fetta sproporzionata e quando fui pronta per assaggiare il primo boccone ritornai correndo come una pazza alla porta la aprì e fortunatamente era ancora lì "grazie comunque", e lui freddo rispose "se fosse stato per me non vi avrei portato niente" e si volta di spalle mentre se ne va lo scimiottai e ritornai a sorridere quando vidi quella favola alla vaniglia.























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⏰ Ultimo aggiornamento: May 31, 2019 ⏰

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