Io

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Una chioma tinta di biondo ossigenato spiccava nell'opprimente grigiore di quelle strutture fatiscenti che qualcuno ancora chiamava casa, sebbene non lo sembrassero.

Byeongkwan, invece, avrebbe dovuto avere una vera casa.

Uno di quegli appartamenti dove l'ascensore non era mai rotto, perché nessuno aveva voglia di salire decine di rampe di scale carichi di buste della spesa.

Una casa qualunque per una qualunque famiglia benestante di Seoul. Vetrate panoramiche, moquette d'alta classe, elettrodomestici e supporti tecnologici di ogni genere, bonsai ovunque e un parco in comune col resto dei condòmini affinché i bambini possano giocare tranquilli.

Quella era la realtà cui era abituato.

Ritrovarsi davanti a un luogo talmente vuoto lo aveva incupito. Quel posto sapeva di vecchiume.

Il semplice fatto che gli enormi palazzoni di cemento fossero risalenti a prima dell'ultima riforma edilizia antisismica ne era una dimostrazione evidente.

Era un quartiere povero. Non c'era nessuno affacciato ai balconcini, non c'erano bambini per strada, non c'era nemmeno l'ombra di un negozio o di una bottega.

Se alzava gli occhi verso l'alto l'unica cosa che poteva ammirare era il cielo distante che andava scurendosi e alcune lenzuola appese a dei fili tra un balcone e l'altro, accarezzate dal vento - uno spettacolo alquanto inusuale considerando che ormai chiunque possedesse un'asciugatrice dove viveva lui.

Ad ogni passo su quell'asfalto gli sembrava di star tornando indietro nel tempo.

E più si addentrava in quel quartiere, più si rendeva conto che col crepuscolo quel viaggio stesse diventando via via più lugubre.

Non c'era una buona reputazione attorno a quel posto fuori dal mondo. Anche a casa sua parlavano male del luogo in cui lui aveva osato mettere piede quella sera.

Così tanto male... che alla fine aveva deciso di andarci per vedere coi suoi stessi occhi cosa ci fosse di talmente sbagliato.

D'altronde, si sa che lì dove il pericolo è certo l'uomo cade in tentazione.

Chi mai si fiderebbe dei consigli di qualcun altro senza prima aver sperimentato sulla propria pelle emozioni e sensazioni proibite?

Qualsiasi cosa faccia male, diventa un affascinante oggetto di desiderio.

Quella chioma bionda vagabondava in giro senza una meta. Non sapeva dove fosse, né dove andare, né tantomeno cosa fare in particolare. Voleva soltanto prendere una boccata d'aria forse, e magari perlustrare la zona. Eppure anche la semplice atmosfera di quel posto era abbastanza tetra da poter fare concorrenza ad un cimitero di notte.

Si strinse nelle spalle. La t-shirt azzurra a maniche corte non sembrava coprirlo abbastanza. Aveva freddo. Non che facesse davvero freddo, nonostante il sole fosse ormai calato da un pezzo. Il freddo che avvertiva lui sembrava essersi radicato all'interno del suo corpo.

Inoltre, pensare di essere l'unico essere umano lì in giro... gli metteva i brividi. Non aveva ancora intravisto neppure un'anima viva e stava camminando già da tre quarti d'ora da quando era uscito dalla stazione metropolitana.

Ad ogni rumore, anche se impercettibile, sussultava come una povera creatura indifesa.

Byeongkwan non amava sentirsi debole, non voleva mostrarsi tale.

Odio, si chiama odio.

Odiava essere considerato fragile.
Eppure i lineamenti morbidi del suo viso gli conferivano un aspetto dolce. Le sue movenze leggiadre contemplavano quella che era la sua classica andatura angelica. La sua voce era sempre stata una mielosa melodia che sarebbe riuscita a cullare chiunque l'ascoltasse tra le braccia di Morfeo.

d r u g s | wowkwanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora