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❝ Wrong place, baby. ❞

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Tante, piccole, paia di occhi si erano rivolte attente a squadrare la figura del biondo, quando aveva trovato il coraggio di muovere i piedi e attraversare quel covo di vizi.

Le iridi lucide di ognuno emanavano una sorta di luminosità intrinseca che pareva rendere l'atmosfera più leggera.

Allucinate, non lucide.

Erano tutti così tremendamente incantati.

Anche chi gli stava rivolgendo lo sguardo, invece, sembrava star fissando il nulla.

Frammenti di volti dilaniati dalle propaggini di un sogno così vicino, eppure troppo lontano per poterlo vivere.

Qualcuno allora riprese a ridere ignorandolo, qualcuno restò a guardare distrattamente il vuoto, qualcuno continuò a prestargli attenzione, invece, alla disperata ricerca di qualche novità che potesse strapparli alla tragica perenne noia dell'esistenza.

I suoi passi, d'altro canto, erano incerti.

A stento riusciva a sentirne il rumore, a causa del fruscio continuo delle voci in sottofondo.

Era destabilizzante, ma non poteva tornare indietro ormai.

Andiamo, Byeongkwan,
sei più forte di così.

Non si può aver paura dell'ignoto finché resta ignoto.

E allora perché tutti lo fanno?
Perché tutti hanno paura del futuro?

Anche lui ne aveva. Per questo motivo rallentava ad ogni passo.

Appoggiate a un pilastro, tre sagome vestite completamente di nero, sembravano star discutendo di qualcosa. Uno di loro aveva tra le dita una sigaretta.

Ma gli occhi del biondo erano fissi sul profilo del ragazzo più silenzioso. I capelli gli ricadevano lunghi sulla fronte, oscurando il suo sguardo, impedendogli di capire se lo stesse guardando o meno. Era convinto si trattasse di lui.

Da una parte Byeongkwan sperava che il ragazzo in questione si voltasse a guardarlo, cosicché avesse potuto confermare di averlo riconosciuto. Dall'altra, però, aveva cominciato a temere l'eventualità di incrociare nuovamente quegli occhi da serpente.

Era arrivato fin lì con l'idea di avere delle risposte alle sue domande, ma adesso non era più tanto sicuro di voler dare voce ai suoi interrogativi.

Sentì le gambe farsi improvvisamente molli, le ginocchia sembravano non voler più reggere tutto il suo peso; avanzare diventava sempre più difficile.

Finché non fu il corvino a fare un passo avanti.

E il suo cuore perse un battito. Cominciò ad avvertire la paura farsi strada nei suoi canali linfatici e gli si rizzarono i peli sulla nuca.

Ma lui si avvicinò ancora.

Il moro era così esattamente sicuro di sé: nei passi, negli occhi, nei modi di fare. Lo metteva in soggezione al punto che qualsiasi cosa Byeongkwan avesse pensato non riuscì a pronunciarla neppure sforzandosi.

Le sue labbra restarono serrate per qualche altro secondo. Il tempo di notare che, ancora una volta, altri occhi lo stavano scrutando.

《 Sei nel posto sbagliato, tesoro. Questo non è un luogo adatto alle bambole di porcellana. 》

La voce bassa e grave del corvino gli mandò una scarica elettrica lungo tutta la spina dorsale.

Se c'era qualcosa che Byeongkwan non sopportava era proprio quello: essere paragonato a qualcosa di spicciolo, debole, insignificante.

d r u g s | wowkwanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora