meglio

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In my heart and in my soul
I've been searching for a home
But I'm lost inside my mind.

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Nelle ultime settimane Byeongkwan stava avvertendo le conseguenze dell'ingranaggio rotto che c'era in tutta quella situazione assurda.

Dopo quella che era stata una serata iniziata decisamente nel peggiore dei modi possibili e finita meglio di quando avrebbe mai potuto immaginare, le cose erano cambiate.

Ma nemmeno così tanto
come si era aspettato.

Il giorno dopo quell'avvenimento spiacevole, Sehyoon non lo aveva perso di vista per un istante e, così come aveva fatto Junhee, era rimasto per tutto il tempo nelle vicinanze, disinteressandosi al "lavoro".

Chiamarlo lavoro era decisamente imbarazzante per qualcuno che come lui era cresciuto pensando al lavoro come un'attività capace di nobilitare l'uomo.

Tutti i ragazzini non facevano altro che sperare di trovare un lavoro che potesse realizzarli come esseri umani e che potesse concedergli l'indipendenza e l'autonomia.

Sin da piccoli la formazione scolastica educa a credere in qualcosa che si spera di diventare, sempre attraverso il lavoro.

Byeongkwan era curioso di sapere cosa avevano risposto Junhee o Sehyoon alle maestre alla domanda "cosa ti piacerebbe fare da grande?".

Lui non aveva mai avuto un'idea chiara del suo futuro.

Sua madre avrebbe voluto vederlo medico. La sua maestra di danza avrebbe voluto vederlo diventare un ballerino famoso. I maestri del conservatorio avrebbero voluto nascesse in lui un affermato violinista o, perché no, magari pianista.

Adesso se pensava che non metteva mano su una tastiera o su un violino da mesi e mesi impallidiva.

Alle maestre rispondeva segretamente di voler fare l'attore, ma la realtà era che già da bambino sapeva che il suo futuro sarebbe stato dettato dai suoi genitori se avesse continuato a vivere in quella casa.

Forse anche coloro che passavano le loro notti in quel covo di illegalità avevano sognato, un tempo, di poter ambire a un lavoro degno di essere chiamato tale.

Non sapeva quali dinamiche avessero condotto quelle persone a fare ciò che facevano, eppure ormai non riusciva più a vedere solo dei prodotti difettati della società in loro.

In realtà, non l'aveva mai fatto.

All'inizio, però, credeva fosse una loro scelta personale. Poi aveva compreso quanto marciume ci fosse dietro quel circolo vizioso... e aveva cambiato idea.

Dopo aver guardato in viso la realtà, non avrebbe mai creduto che un sorriso come quello di Junhee potesse essere falso.

Non avrebbe mai creduto che Junhee potesse aver scelto una vita del genere di sua spontanea volontà.

E allora tutte le ambizioni di cui gli aveva sempre parlato a cosa servivano? Perché mai avrebbe dovuto impegnarsi così tanto con lo studio se il suo prospetto di futuro sarebbe stato così misero? A quale scopo restare positivi in una situazione da cui non c'era una via d'uscita?

No, una persona come Junhee non poteva desiderare il male degli altri. Lo aveva dimostrato già abbastanza.

Eccolo il motivo per cui Byeongkwan aveva rivalutato quel "lavoro". Di certo quello non era il futuro dei sogni di nessuna delle facce meste che incontrava lì la sera.

d r u g s | wowkwanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora