Ventaglio

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I cristalli di Boemia che pendevano dai maestosi lampadari a cascata riflettevano le luci dorate delle fiammelle delle candele. I grandi specchi barocchi incorniciati da fronzoli superbi e il pavimento di marmo lucidato a specchio rendevano l'atmosfera ancora più magica di quanto già non fosse. L'aria era pregna di voci, tintinnii, risate soffuse.

Le giovani coppie sfilavano una dopo l'altra seguendo un percorso circolare immaginario, dando sfoggio dei propri abiti sublimi. Gli uomini vestivano lunghi completi serali, le donne portavano gonne plissettate con monumentali strascichi ricamati a regola d'arte. I loro visi erano dipinti di bianco, i loro occhi contornati di ombretto rosato. Le labbra erano dipinte di rosso, i capelli intrecciati in crocchie elaborate e arricchiti da forcine splendenti.

In un angolo della sala era stato sistemato un piccolo tavolino di ebano con intarsi preziosi e incisioni ornamentali. Su di esso troneggiava un'alta piramide di coppe di champagne, pronte ad essere afferrate e portate via da chiunque lo desiderasse. Lì accanto, infine, si poteva scorgere un divanetto in pelle con morbidi braccioli su cui era stato cucito il simbolo della famiglia Uchiha – un ventaglio rosso e bianco.

Su di esso sedevano una ragazza e tre ragazzi più grandi di qualche anno. La donna portava un abito aderente e raffinato color bianco panna. Aveva dei lunghi capelli biondi e gli occhi verdi e continuava a torturarsi le mani coperte da un paio di guanti in pizzo perfettamente intonati al vestito. Teneva lo sguardo basso nel tentativo di passare inosservata, ma il luccichio dei suoi orecchini di diamante e l'ombretto arancio pesca sulle sue palpebre avevano attirato l'attenzione di molti, così si era vista costretta a rifiutare svariate richieste di balli nel corso della serata.

«Credo ti sia caduto questo, prima.» esclamò una voce riportandola alla realtà.

La giovane sollevò appena le ciglia e osservò rapita il ventaglio che le era stato posto davanti. Fece scorrere gli occhi sul braccio della persona che lo reggeva per lei e venne colta alla sprovvista di fronte a una tale bellezza. L'uomo che le aveva appena parlato aveva i capelli neri che gli ricadevano a lato del viso come spruzzi di una cascata. La sua carnagione era più scura di quella candida della maggior parte degli invitati e le sue ciglia più nere ed evidenti. Si ritrovò a invidiare quei tratti angelici e si concentrò a tal punto sul suo aspetto che si dimenticò completamente della domanda implicita che le era stata posta.

«Come, scusami?» cinguettò accartocciando l'orlo del guanto destro con la mano sinistra.

«Questo ventaglio. È tuo, non è vero?»

Lei annuì mentre un accenno di rossore iniziava a decorarle le guance. Lo prese e lo aprì, rigirandoselo come per accertarsi che fosse proprio il suo.

«Come lo sapevi che era mio?»

«Mi è sembrato di vederlo cadere dalle tue mani durante l'ultimo ballo. Sarebbe stato davvero un peccato perdere un oggetto tanto raffinato e di così buona fattura.» le spiegò il ragazzo.

Solo in quel momento la giovane notò il prezioso kimono grigio che il ragazzo sfoggiava con tanta eleganza. Era senz'altro l'abito più bello che avesse mai visto.

«Qual è il tuo nome?» le chiese poi con un sorriso. «Mi sembra il minimo sapere almeno come ti chiami dopo che ti ho restituito il ventaglio.»

«Kimi.» gli rispose. «Kimi Yamanaka.»

«Il piacere è mio. Io sono Itachi Uchiha.»

Ventaglio ‣ Itachi UchihaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora