Prologo- Blind date

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L'aria gelida penetrò nelle sue ossa. Jimin si strinse nel suo maglione color panna e seguì con passi incerti il suo hyung. Avevano imboccato uno dei quartieri più malfamati di Seoul e Jimin stava iniziando ad avere paura. Afferrò con dita tremanti la camicia di Jin hyung e si lasciò guidare nell'oscurità. Raggiunsero un locale affollato di persone dall'aspetto poco raccomandabile. Uomini nerboruti armati di bottiglie di birra, donne in abiti succinti che gironzolavano tra loro, il ticchettio dei tacchi che rimbombava tra le pareti.

«Jin hyung, dove mi hai portato?» Sussurrò Jimin.

Un ciuffo di capelli dorati gli sfiorò la fronte ed il ragazzo lo discostò, i grandi occhi color cioccolato smarriti.

«Ti avevo promesso un appuntamento al buio ed eccoci qui!» Esclamò il suo migliore amico.

«Se è questa la tua idea di appuntamento al buio, allora non ti chiederò più alcun favore.» Sbottò l'altro.

Jin ridacchiò e lo prese a braccetto, facendosi strada tra la folla. Molti si voltarono a guardarli ed il biondino abbassò lo sguardo a terra, imbarazzato. Perché non aveva seguito il suo istinto e non era rimasto a casa a guardare qualche telefilm su netflix, una calda tazza di tè tra le mani? Perché continuava a dare ascolto a Seokjin? Quando varcarono la soglia del locale, una donna slanciata dai setosi capelli corvini li accolse. Jimin si guardò attorno e dovette ammettere però che il locale era ben arredato. Lussuosi lampadari di cristallo pendevano dal soffitto, confortevoli poltrone color caffè e tavolini in vetro erano occupati da uomini d'affari. I camerieri trasportavano vassoi colmi di calici contenenti un liquido ambrato.

«Buonasera signor Kim. Il padrone la sta aspettando al piano di sotto.» La donna parlò con un accento marcato, indizio che non fosse di origine asiatica, come d'altronde si poteva notare dai suoi magnetici occhi azzurri.

«Ti ringrazio Karen. Seguimi Jimin.»

Il biondino lanciò un'occhiata sconcertata al maggiore. Il tono di voce di Jin era mutato di colpo, la sua espressione divenne seria, quasi minacciosa. Slacciò i primi due bottoni della camicia inamidata che teneva severamente abbottonata sul collo, lasciando scoperte le clavicole scolpite. S'incamminò sul retro del locale e Jimin fu costretto a seguirlo. Scesero una rampa di scale che di raffinato non avevano nulla. Jimin credeva di essere in bilico tra due mondi opposti. L'odore di muffa, sudore e sangue investì con prepotenza le sue narici e il giovane dovette coprirsi il volto con una mano. Delle grida provenivano dalle viscere di quel luogo terrificante.

«Jin, dove diavolo mi hai trascinato?» Sussurrò.

L'altro si voltò verso di lui e sorrise. «Non avrai mica paura? Fidati di me, Jiminie.»

La scena che si presentò dinanzi i suoi occhi poco dopo, sarebbe rimasta impressa a fuoco nella sua mente per sempre. La stanza era molto ampia ma ingombrata da una folla che gridava contro un ring posto al centro, illuminato soltanto da una luce soffusa appesa al soffitto. L'odore di sangue e di morte prevalse sul frastuono della calca. Due uomini si stavano ferocemente affrontando su di un ring circondato da sottili corde. A Jimin si arrestò il cuore quando, avvicinandosi, comprese che in realtà, fosse del filo spinato stillante gocce di sangue.

«Posso finalmente stringerti tra le braccia, mio principe.» Una voce roca e profonda li sorprese alle spalle. Jimin rabbrividì. Le labbra di Seokjin invece di curvarono in un dolce sorriso, lo sguardo adorante. «Namjoon.» Mormorò, prima di gettarsi tra le braccia dello sconosciuto. Il biondino osservava la scena come se fosse uno spettatore esterno a tutto quello. I due si scambiarono delle effusioni a cui Jimin non avrebbe mai voluto assistere. Il suddetto Namjoon circondò la vita di Jin con un braccio. Nei suoi occhi Jimin poté scorgere il lampo minaccioso che li attraversò.

«Non mi presenti al tuo amico, mio principe?» Domandò con voce melliflua l'uomo.

«Namjoon, ti presento Jimin, un mio caro amico. Jimin, quest'uomo stupendo è Kim Namjoon, il mio fidanzato, nonché proprietario di questo club esclusivo.»

Per poco al ragazzo non gli cadde la mascella a terra. Jin gli aveva accennato che avesse intrapreso una relazione con qualcuno, ma non avrebbe mai creduto che potesse essere una persona così... Prestante.

Jimin gli tese una mano, incerto. «È un piacere fare la tua conoscenza.» Namjoon rispose alla stretta e Jimin sussultò per la repentina forza utilizzata dall'uomo. «Il piacere è tutto mio, caro Jimin. Gli amici di Jin sono i benvenuti nel mio regno.» Abbracciò la stanza con gli occhi come un padre orgoglioso. Il giovane represse un brivido. Nel frattempo le urla aumentarono sempre più. Il pubblico era in visibilio. Il ragazzo riuscì a decifrare finalmente le loro grida. Osannavano un nome come se fosse stato una divinità.

Black panther!

Black panther!

Black panther!

«Lo spettacolo sta per giungere al termine. Non vorrete perdervelo, vero?»

Namjoon li guidò verso il centro della sala e le persone si spostarono al suo passaggio come le acque del Mar Rosso. Jimin non fu affatto preparato a ciò che vide. Sangue, sangue ovunque. Sul pavimento, sul corpo dei combattenti, sui volti della folla. Un ragazzo dai capelli castani era steso a terra, bloccato sotto il peso di un uomo dalla corporatura possente, i muscoli armoniosi che si flettevano, la pelle ambrata e luccicante di sudore. La chioma corvina gli copriva gli occhi, la mascella squadrata era serrata in segno di concentrazione. Jimin non aveva mai assistito a qualcosa di così magnifico e terrificante in tutta la sua vita.

«Il tuo appuntamento al buio è proprio lì, Jimin.» Mormorò la voce divertita di Seokjin.























Salve a tutti, cari lettori! Mi è balenata nella mente questa idea di uno Jungkook nei panni di un minaccioso pugile e di Jimin nei panni di un ragazzo timido e riservato e l'ho riportata qui. Spero di aver stuzzicato la vostra curiosità e non esitate ad esprimere i vostri pensieri sull'inizio di questa storia.


springjiminday

𝑾𝒊𝒍𝒅𝒇𝒊𝒓𝒆 ➳ 𝒋𝒊𝒌𝒐𝒐𝒌 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora