Capitolo 1- Black panther

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Jimin era paralizzato. Il caos intorno a sé scomparve, le parole che Jin pronunciava non attecchivano nella sua coscienza. I suoi occhi spalancati non riuscivano a staccarsi dalla silhouette del pugile dai capelli corvini. Il ragazzo rimase incantato da tanta grazia letale. Il modo in cui le sue braccia si muovevano, fulminee e precise mentre colpivano il bersaglio, era pura armonia. Una parte di sé gli gridava di fuggire dal quel maledetto posto, che tutto quello era follia pura. Ma Jimin non era in grado di muovere un solo muscolo.

«Jimin, vieni. L'incontro è terminato.»

Seokjin gli posò una mano sulla spalla, riscuotendolo dai propri pensieri. Il pugile non era più sul ring. Jimin seguì il suo amico e Namjoon attraverso uno stretto corridoio poco illuminato. Il silenzio li travolse.

«Dove stiamo andando?» Domandò, la voce che tremava.

Namjoon si voltò giusto il tempo per gettargli uno sguardo che di buono non aveva nulla. Era deciso, quell'uomo lo terrorizzava. Si arrestarono dinanzi una porta laccata in oro che Namjoon spalancò. Jimin rimase colpito nell'osservare come fosse ampia quella stanza. Finemente arredata con una carta da parati rosso scuro, mobili eleganti e visibilmente costosi, era un pugno in un occhio se paragonata all'ambiente circostante. Un imponente letto a baldacchino dagli intarsi dorati dominava la camera. Seduto su di esso, vi era una figura dalla schiena ricurva e nuda, colma di tatuaggi e sangue. Era lui. Jimin trattenne il respiro.

«Il mio campione.» Esclamò Namjoon.

Il pugile alzò lentamente il capo e i suoi occhi color pece si posarono sull'uomo. Se gli sguardi potessero uccidere...

«I miei soldi.» La sua voce era ferma, ostile, ma al tempo stesso soave.

Namjoon sorrise e gli si avvicinò con andatura disinvolta. Jimin lanciò un'occhiata al suo amico ma Jin aveva dipinta in volto un'espressione mite. Come poteva rimanere tranquillo? I suoi occhi non abbandonarono nemmeno per un secondo la figura di quell'uomo. Il pugile si alzò dal letto e Jimin venne sovrastato dal suo corpo massiccio. Le gambe gli tremarono quando quegli occhi che sembravano due tizzoni ardenti lo squadrarono dalla testa ai piedi.

«E lui chi diamine sarebbe?» Sputò.

Jimin strinse gli occhi. Voglio tornare a casa. Ora.

Una risatina divertita si propagò per la stanza. Il giovane alzò la testa di scatto e sussultò quando incontrò un paio di occhi alquanto... Terrificanti. Accanto alla finestra vi era un uomo dalla carnagione ambrata, setosi capelli castani e un sorriso che Jimin non avrebbe mai dimenticato. Era magnifico. I suoi occhi poi, erano di un colore differente. Uno celeste come il cielo, l'altro scarlatto come un prezioso rubino.

«Kook-ah, non essere insolente.»

«Jungkook, Taehyung, lui è Jimin. Jimin, loro sono i miei campioni.» Li presentò Namjoon.

«Ti ho detto che non sono interessato a una delle tue sgualdrine.» Sbottò Jungkook, lo sguardo sprezzante che analizzava il suo corpo come se fosse un oggetto da gettare in un angolo.

Sgualdrina?

Jimin ne ebbe abbastanza. Fece un passo indietro, poi un altro. Si voltò e corse a perdifiato lungo il corridoio. Jin lo stava chiamando ma il ragazzo non aveva alcuna intenzione di tornare in quella stanza, l'unico pensiero martellante nella sua mente era quello di fuggire da quel luogo e non farvi più ritorno. S'immerse in quell'oceano di persone che stavano assistendo ad un altro combattimento, grida d'incitazione gli rimbombarono nelle orecchie. Salì precipitosamente le scale ed attraversò il locale sotto gli sguardi curiosi di uomini d'alto rango e donne dai lunghi abiti da sera mozzafiato. Quando finalmente l'aria frizzantina gli accarezzò il viso, Jimin lasciò andare un sospiro di sollievo. Era libero. Il sole era ormai tramontato da un pezzo e le strade erano illuminate dalla luce soffusa dei lampioni. Jimin s'incamminò verso casa, lo sguardo rivolto a terra, i polmoni che ardevano per la corsa. Avvertì un rumore di passi dietro di lui ma quando si voltò, lo accolse soltanto l'oscurità. Jimin rabbrividì e accelerò l'andatura. Non avrebbe più dato ascolto a Jin anzi, sarebbe stato meglio se lo avesse evitato per un po'. La sua vita era già complessa, non aveva bisogno di altre disgrazie.









«Che bel bocconcino abbiamo scovato.»

Il cuore di Jimin smise di battere. Non può essere. Il giovane si arrestò di colpo alla vista di tre uomini che se ne stavano appoggiati al muro, ostruendogli la via. Il più alto fra loro aveva una sigaretta incastrata fra le labbra da cui fuoriusciva una spirale di fumo. Il suo volto era trasfigurato da una lunga cicatrice che gli attraversava la guancia destra. Si staccò dalla parete e con un sorriso sornione si avvicinò a lui. Jimin tentò di ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di rigargli il volto. Doveva essere un incubo. Si sarebbe dato un pizzico sul braccio e avrebbe aperto gli occhi nella sua stanza, al sicuro.

«Ragazzi come te non dovrebbero gironzolare da queste parti, lo sai, vero?»

Eccome se lo sapeva, ma aveva voluto dare retta al suo migliore amico, ed ora chi lo avrebbe tirato fuori da quella situazione?

L'uomo si stava avvicinando sempre più e Jimin era ormai entrato nel panico più totale. Poi, di colpo, si fermò, lo sguardo rivolto oltre la sua spalla. Un sentore di muschio travolse i suoi sensi e Jimin avvertì dietro di sé una presenza. Il terrore gli attanagliava lo stomaco. Non aveva il coraggio di voltarsi a guardare.

«Black panther...» Sussurrò l'uomo con la cicatrice.

Poco dopo un braccio circondò la vita di Jimin. Avvertì il guizzo dei muscoli possenti che stringevano la presa su di lui. Sulla pelle dello sconosciuto era inciso un tatuaggio che copriva tutto l'arto. Una spirale d'inchiostro nero che sfociava poi in una testa felina. Una pantera.

«Levatevi dai piedi.» Ringhiò l'uomo dietro di lui.

Quella voce.

I due teppisti poggiati alla parete scattarono come una molla, eppure il ragazzo con la cicatrice fermò le loro azioni con un gesto della mano.

«Lo abbiamo trovato noi per primi su terra di nessuno, senza alcun marchio. È nostro.»

Vi fu un attimo di silenzio. Il gelo penetrò nelle ossa di Jimin. Era giunta la sua fine.

La presa sui suoi fianchi si intensificò, poteva avvertire la superficie solida del petto del pugile contro la sua schiena, il profumo intenso di muschio. Gli vorticava la testa. Udì un sospiro uscire dalle labbra del giovane che lo teneva prigioniero, poi una mano s'insinuò tra i suoi capelli e li tirò, facendogli inclinare la testa di lato.

«Che stai facendo?» Domandò tremante.

L'altro non rispose e Jimin iniziò a divincolarsi, menando calci in ogni direzione.

«Lasciami!» Gridò.

Ogni suo sforzo però, pareva inutile. Avvertì con orrore il suo fiato caldo sul collo e poco dopo le labbra del pugile sfiorarono la sua pelle. Jimin urlò dal dolore quando Jungkook affondò i denti nella sua carne. Un rivolo di sangue percorse il suo collo e il ragazzo lo raccolse con la lingua, alleviando un poco la sofferenza.

«Ora appartiene a me.»

I tre uomini lo osservarono sbalorditi e ammirati. Il ragazzo con la cicatrice serrò la mascella, l'ira traspariva dai suoi occhi di smeraldo.

«Non finisce qui, black panther.» Con quella promessa, i tre malviventi scomparvero nell'oscurità.

Jungkook allentò la presa sul ragazzi e questi si divincolò, una mano sul collo ferito, copiose lacrime che tracciavano scie infuocate sulla sua pelle.

«M-Mi hai morso.»

«Era l'unico modo per proteggerti.»

«Sei un pazzo!»

«Chiamami come ti pare, ma se non fossi intervenuto, ti avrebbero molestato e poi ti avrebbero gettato in un vicolo, o peggio, ti avrebbero ucciso. Non riesco davvero a comprendere come una persona come te possa aver avuto il coraggio di addentrarsi in questo posto infernale.»

La sua voce era fredda, monocorde. I suoi occhi non esprimevano alcun sentimento.

«Sta lontano da me, vattene. Sei uno psicopatico.»

Jungkook alzò un sopracciglio e un sorriso privo di calore si affacciò sul suo volto.

«Non hai idea di quanto tu abbia ragione, chéri.» Mormorò.

«Chiamo Seokjin, ti riporterà a casa.»

L'ultima cosa che Jimin vide fu il volto indistinto del pugile, prima di venire inghiottito dall'oblio.

𝑾𝒊𝒍𝒅𝒇𝒊𝒓𝒆 ➳ 𝒋𝒊𝒌𝒐𝒐𝒌 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora