Capitolo 2

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Capitolo 2

Mi passarono davanti centinaia di persone: anziani, giovani e bambini. Chiesi ad ognuno di loro:

«Hai bisogno d'aiuto?»

E mi risposero tutti allo stesso modo:

«NO

Così rinunciai a chiedere alle centinai di persone che camminavano verso la mia direzione.

Camminai ancora per qualche metro e intravidi una caffetteria con un'enorme porta a vetri. Mi affacciai dentro e vidi la stessa ragazza che avevo incrociato prima. Stava comprando un panino.

Attraverso la porta potevo sentire il ragazzo al bancone parlare alla ragazza in modo molto brusco.

«Sto aspettando i soldi» disse rabbioso.

«Li ho, sono nella mia borsa» disse la ragazza mentre cercava i soldi.

«Non posso neanche restituire il panino, l'ho morso» aggiunse.

«Devi solo pagarmi. Se non avevi i soldi per comprare il panino, avresti potuto dirmelo. Te ne avrei dato un pezzo» disse lui.

Entrai nella caffetterie e andai verso il bancone. Volevo aiutare la ragazza ad uscire fuori da quella situazione imbarazzante, ma non avevo soldi per poter risolvere questo problema.

Guardai di lato e vidi un uomo seduto di spalle ad un tavolo. Stava bevendo una tazza di caffè. Non sembrava preoccuparsi della ragazza senza soldi.

Guardai la tasca dei suoi pantaloni e, in un batter d'occhio, una banconota da un dollaro volò verso di me. L'afferrai prontamente con una mano.

Nessuno a parte me sembrò vedere la magia.

«Quant'è per il panino?» chiesi al ragazzo al bancone.

***

«Grazie!» mi disse la ragazza mentre uscivamo dalla caffetteria.

«Non devi ringraziarmi» le dissi sorridendo.

«Sei stata così gentile con me, mentre io sono stata davvero scortese con te pochi minuti fa».

«Non hai fatto nulla di male. Dopotutto non mi conosci, quindi non avrei dovuto aspettarmi che tu ti aprissi con me da subito».

«Davvero vuoi aiutarmi?» chiese lei guardandomi dritto negli occhi.

«Sì».

Ci sedemmo su una panca di legno, in un luogo all'aperto. C'erano poche persone oltre a noi.

Eravamo abbastanza lontane dagli altri, nessuno avrebbe ascoltato la nostra conversazione.

«Beh, ecco, non so da dove cominciare a parlare» disse la ragazza.

«Non c'è fretta. Posso restare anche tutto il giorno ad ascoltarti» dissi sorridendo.

«Ma non ho tutto il giorno per parlare con te». Anche lei sorrise, e cominciò a parlare. «Tutto è iniziato quando mio fratello ha perso la sua fidanzata. È morta tre anni fa in un incidente d'auto».

«Oh!» Non riuscii a nascondere la mia tristezza.

«Mio fratello non è stato in grado di superare questa perdita, e quindi si è come ribellato alla vita stessa. Era il ragazzo più intelligente della scuola, era il figlio perfetto. Ora è tutto il contrario. Non vuole studiare, esce con certi suoi amici tutte le sere, beve e insulta tutti, persino i nostri genitori» mi disse.

«Wow!» esclamai.

«Senza contare tutte le volte in cui è stato ricoverato per alcuni disturbi. Non che sia pazzo, ma certe volte rompe tutto quello che trova in casa, e fa delle cose impossibili ... E inoltre i nostri genitori stanno pensando di divorziare. Questo perché mia madre protegge sempre mio fratello, mentre mio padre è contrario. Pensa che dovremmo internarlo per un po' di tempo».

«Mi dispiace per tuo fratello».

«Se i nostri genitori si separeranno, dovremo andarcene e dovrò lasciare la scuola. Non voglio cambiare vita, non potrò più vedere ...»

Mi guardò e poi tacque.

«E non potrai più vedere ...?» insistetti.

«Dilan» disse timidamente.

«Chi è questo Dilan?» le chiesi, guardandola negli occhi.

«Un ragazzo della mia scuola. È in classe con mio fratello».

«Bene ... E ti piace, immagino!»

«Credo di sì», disse lei arrossendo. «Non mi dici qual è il tuo nome?»

«Mi chiamo Violet».

«Bel nome! Io sono Henna».

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⏰ Last updated: Jun 09, 2019 ⏰

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VioletWhere stories live. Discover now